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Gianluca Tommasiello, Angelica Mureddu, Valerio Matteu e Marco Aquilanti

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CIRÒ – Ambizioni, sogni, idee, ma anche progetti realizzati, lavoro di squadra e voglia di migliorarsi sempre: Gianluca Tommasiello ha poco più di trent’anni, una bagaglio ricco di esperienze e visioni che si porta dietro con orgoglio, ma senza presunzione, ed un obbiettivo preciso: fare cinema e soprattutto riuscire a valorizzare i tanti giovani registi come lui sparsi per il mondo.

Gianluca è di Cirò superiore, dopo il diploma ha deciso di proseguire gli studi a Roma: prima la triennale in Lettere e filosofia a Roma Tre e poi la magistrale in Industria culturale e comunicazione digitale a La Sapienza.

Il ruolo da protagonista però nella sua vita lo ha sempre avuto il cinema, o meglio la regia, tanto che è riuscito a vincere un bando pubblicato dalla regione Lazio e frequentare un corso intensivo di cinema alla New York Film Academy di Los Angeles «e lì ho visto cosa voglia dire industria cinematografica». Al ritorno da questa esperienza, insieme ad Angelica Mureddu, Valerio Matteu e Marco Aquilanti, ha pensato di mettere su un festival internazionale di cortometraggi, il Murmat.

Domenica scorsa a Roma la premiazione in una sala rossa del Macro (museo di arte contemporanea) strapiena della seconda edizione. «Siamo molto soddisfatti per la quantità e la qualità dei corti arrivati sulla piattaforma Film Freeway, più di 60, provenienti anche da paesi ben lontani dall’Italia come l’India e gli Stati Uniti. Il tema che abbiamo scelto quest’anno è stato quello dell’integrazione; una tematica attuale che abbiamo chiesto al mondo del cinema di raccontarci, perché vorremmo che diventasse al più presto realtà. Integrazione tra razze, culture, uomini, donne e vissuti, con lo scopo di creare un contatto e uno scambio artistico tra realtà culturali diverse ma che vogliono e debbono conoscersi».

A Gianluca, in quanto presidente della giuria tecnica, il compito di selezionare i 10 corti in concorso suddivisi in due categorie: documentario e finzione. La giuria composta da attori, registi ed esperti di cinema ha premiato “I numeri hanno un nome” di Diego Monfredin al quale è stato assegnato il premio Shake Art come miglior corto documentario mentre nell’altra categorie a vincere il Premio Roma Lazio Film Commission è stato “Il mondiale in piazza” di Vito Palmieri. Ad entrambi è andato un premio di 1000 euro. Il pubblico in sala, dopo aver visto tutti e 10 i cortometraggi in concorso, ha assegnato il premio per il Miglior attore a Jean- Christophe Folly per “Yousef” di Mohamed Hossameldin mentre Miglior attrice ad Erica Zambelli per “Tutti a casa” di Geraldine Ottier. Menzione speciale per “La ricerca della libertà” di Enrico Torcasso e Federico De Luca.

«Abbiamo concluso il Festival all’ Isola del Cinema sull’Isola Tiberina, dove abbiamo proiettato i corti vincitori ed uno speciale fuori concorso “La regina si addormenta dove vuole” di Lorenzo Tiberia dedicato ai maltrattamenti e alle violenze subite nelle case di riposo, visti dagli occhi di una bambina. È stata una edizione molto partecipata e grazie al riscontro avuto sono convinto che potremo crescere ancora il prossimo anno. Ma io – conclude Gianluca – ho anche un altro obbiettivo da realizzare: tornare a girare in Calabria. Il sogno sarebbe un lungometraggio, ma ho anche in cantiere un documentario per raccontare un po’ dei luoghi in cui sono cresciuto. Sto seguendo da lontano i progetti della Film Commission e di tanti giovani registi e attori calabresi, sono convinto si possa fare sinergia per realizzare qualcosa di bello ed importante per la crescita della nostra regione».

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