Pier Paolo Pasolini (al centro) incontra i giovani di Cutro
3 minuti per la letturaCUTRO (CROTONE) – «Qualche tafferuglio ci fu, lungo il corso Vittorio Veneto. Ma quando arrivammo al cinema Ariston nessuno ebbe il coraggio di avvicinarsi. C’era stata una grande mobilitazione, un vero e proprio movimento di massa, con tanti giovani». Parola di Luigi Chiellino, uno dei ragazzi del ’59 che, in quanto “simpatizzante” della Fgci, prese parte al servizio d’ordine istituito per tutelare Pierpaolo Pasolini da eventuali agressioni in occasione della cerimonia per la consegna del Premio Crotone.
Lo scrittore e regista vinse il riconoscimento con il romanzo “Una vita violenta”. Le polemiche si erano acuite perché, un paio di mesi prima, Ppp pubblicò lo storico reportage “La lunga strada di sabbia” sul mensile milanese “Successo”. Di Cutro, Pasolini scrisse: «a un distendersi di dune gialle in una specie di altopiano è il luogo che più m’impressiona di tutto il viaggio. E’ veramente il paese dei banditi come si vede in certi western. Ecco le donne dei banditi, ecco i figli dei banditi. Si sente che siano fuori dalla legge o, se non dalla legge, dalla cultura del nostro mondo, a un altro livello. Nel sorriso dei giovani che tornano al loro atroce lavoro c’è un guizzo di troppa libertà, quasi di pazzia».
Ne scaturì una contesa furibonda che ancora ci dice qualcosa dello scrittore corsaro, a cento anni dalla nascita. Per quell’articolo, Pasolini si beccò una querela dal sindaco di Cutro Vincenzo Mancuso, esponente della Dc, poi rimessa dal suo successore comunista, Luigi Camposano, tanto che il Tribunale di Milano avrebbe successivamente disposto il non luogo a procedere. E mentre alcuni giornali nazionali titolavano sul Premio Crotone “strumento di propaganda del Pci” dato allo scrittore che “offendeva” la Calabria, sui muri della città di Pitagora apparvero manifesti «provocatori», come li definisce Chiellino.
«Il Msi si spinse a definire Pasolini “pederasta”, ma fecero manifesti “contro” anche i democristiani e i liberali. Non c’era soltanto la vicenda del “paese dei banditi” ma un ragionamento più complessivo poiché Pasolini era uno scrittore scomodo. La vicenda dell’articolo in realtà fu strumentalizzata dalle destre». Per comprendere il clima forse si può ricordare quel che scrisse Laura Betti nel suo “Pasolini: cronaca giudiziaria, persecuzione e morte” che nel ’77 avrebbe parlato di «suscettibilità meridionale, incoltura, patriottismo, strascichi di retorica fascista» mescolati a «beghe municipali», con riferimento anche alla opposta colorazione politica delle amministrazioni comunali di Cutro e Crotone in quegli anni.
«Si temevano aggressioni – ricorda ancora Chiellino – Crotone allora era una città operaia e molti figli dei lavoratori delle fabbriche erano iscritti alla Fgci, che fu largamente coinvolta dai grandi del partito nel servizio d’ordine. Ma la Fgci era molto forte anche a Cutro, dove c’è sempre stata una grande tradizione comunista, anche se la Dc aveva vinto le elezioni rasentando il 50 per cento. Io ero giovanissimo, frequentavo la seconda liceo – ricorda Chiellino – e ancora non mi ero iscritto, lo avrei fatto nel ’63, ma simpatizzavo, e insieme a me tanti altri giovani di Cutro, e non solo di Cutro, che convinsi a venire il giorno della cerimonia perché l’atmosfera era pesante».
Il servizio fu coordinato da «un giovane professore di filosofia del liceo». Andò tutto bene, del resto «erano giunti intellettuali da tutta la Calabria per Pasolini» e l’Ariston era «strapieno». Ma Chiellino ricorda anche i successivi incontri a Cutro e nella federazione del Pci di Crotone. «I giovani cutresi guardavano avanti, avevano ben capito che Pasolini intendeva riferirsi ai “banditi dalla società”, agli “ultimi”, agli “emarginati”. Ma gli incontri erano continui anche a Crotone, e siccome lo scontro era stato aspro, molti di noi camminavano con lui per tutelarlo».
Chiellino rammenta che fu proprio Pasolini a invitarlo a iscriversi al Pci. «Mi sentiva parlare, e mi incoraggiò ad aderire al partito. Lo avrei fatto qualche tempo dopo, intraprendendo una lunga militanza». Un lungo percorso politico e istituzionale durante il quale Chiellino sarebbe anche divenuto sindaco di Cutro negli anni dal 1988 al 1990.
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