3 minuti per la lettura
CROTONE – C’è un’ipotesi investigativa che porta da Strongoli, nel Crotonese, e Pietrapaola, nel Cosentino, al Getty Museum di Los Angeles. Un’ipotesi secondo la quale un prezioso elmo ritrovato nel sito di Cerasello, tra Pietrapaola e Caloveto, potrebbe essere finito chissà come tra i reperti archeologici esposti in Usa.
Un’ipotesi alla quale, da quanto è stato possibile apprendere, i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Cosenza lavorano intensamente e che ha acquistato spessore e consistenza anche grazie alla testimonianza fornita agli inquirenti dal professor Armando Taliano Grasso, docente di Topografia antica all’Università della Calabria di Rende.
Spulciando le carte della voluminosa inchiesta che l’altra notte ha portato all’operazione Achei, con cui è stata sgominata una presunta gang internazionale di trafficanti di reperti, balza all’attenzione l’escussione a sommarie informazioni del docente dell’Unical il quale, nel corso di una ricerca bibliografica che stava svolgendo per prepararsi a relazionare a un convegno, si è imbattuto in un articolo pubblicato su Repubblica il 24 novembre 2006.
Il docente ha consegnato agli investigatori la copia dell’articolo di giornale in cui si parlava di reperti archeologici esposti al Getty, illustrati con fotografie, alcuni dei quali restituiti allo Stato Italiano, poiché provenienti da scavi clandestini. La sua attenzione era stata catturata, in particolare, dalla foto di un elmo che corrispondeva alla descrizione fattagli nel giugno del 1996 da un uomo che lo aveva avvicinato nel corso di una campagna di scavi che stava seguendo, per conto della Soprintendenza archeologica della Calabria, nell’abitato di Strongoli, in via Rosario. Tra i beni non restituiti, diceva sempre Repubblica, la famosa Venere di Morgantina ed un elmo in bronzo, entrambi ritratti in foto nell’articolo. Ma chi era quell’uomo? Si era presentato come “Luciano”, e gli aveva raccontato di aver rinvenuto, qualche anno prima, nell’area archeologica di Cerasello, un elmo in bronzo con due alette a lati ed un grifo d’oro sulla testa. «Rimasi stupito ed incredulo, pensando a frasi esagerate pronunciate per attrarre il mio interesse, soprattutto per la presenza inverosimile del grifo d’oro», raccontò il docente universitario agli inquirenti.
La foto pubblicata da Repubblica era tratta dal sito internet del Getty Museum. Il professore agli inquirenti ha riferito che la descrizione dell’elmo fatta da “Luciano” è rimasta per molti anni nella sua mente. Anche perché Taliano Grasso è particolarmente legato all’area di interesse archeologico di Cerasello: è stato lui, del resto, a scoprirla e quell’immagine corrispondeva con estrema precisione alla descrizione di “Luciano”. Il grifo d’oro di cui parlava potrebbe essere un grifo in bronzo dorato scambiato erroneamente per un elemento di metallo più prezioso. «Tali cognizioni – ha spiegato il professore – mi fanno ritenere che l’elmo raffigurato nel citato articolo, da cui si desume che sia ancora custodito presso il Gettty Museum, possa provenire da quel sito. Mi sento di poter affermare questo perché il sito di Cerasello racchiude un abitato brettio fortificato da una cinta muraria munita di torri e di porta d’accesso al cui interno, sul versante meridionale, può essere localizzata un’area sacra che nel corso degli anni, così come appreso oralmente da persone del luogo, ha restituito armi in ferro e in bronzo. Io stesso recuperavo, nello stesso luogo, e consegnavo alla Soprintendenza diverse monete in argento e bronzo tra cui un emiobolo con testa della divinità fluviale Traes sul dritto e spiga sul rovescio, assegnata alla zecca locale».
Gli investigatori si sono subito messi sulle tracce di “Luciano” e hanno mostrato una foto di Luciano Bisignano, 56enne di Strongoli, uno già noto alle forze dell’ordine per danneggiamento del patrimonio archeologico e impossessamento di reperti e denunciato più volte. Anche dai carabinieri del Ntpc di Cosenza. «Senza ombra di dubbio» il docente riconobbe “Luciano”. Forse, è un’ipotesi investigativa, l’elmo di cui ha parlato al professore è esposto ancora negli Usa. La richiesta di restituzione dell’elmo, avanzata dallo Stato italiano al Getty Museum, fondata su valutazioni scientifiche di un esperto archeologo ma «non suffragate da ·elementi concreti», in base alle quali l’elmo poteva provenire da territori del Meridione d’Italia, in passato non è stata accolta. Ma dall’indagine coordinata dalla Procura di Crotone potrebbero essere emersi quei « concreti elementi» tali da far ritenere la provenienza dal sito di Cerasello dell’elmo.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA