La giornata in memoria di Dodò al teatro Apollo di Crotone
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Quindicesima edizione di “Buon compleanno Dodò” a Crotone in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Il dolore si trasforma in impegno
CROTONE – Ieri avrebbe compiuto 26 anni Dodò Gabriele, che non ne aveva neanche undici quando, mentre giocava a calcetto, il 25 giugno 2009 finì nella traiettoria assassina di un commando di ‘ndrangheta. Da 15 anni la ricorrenza della sua data di nascita è un’occasione per ricordare, oltre alla vittima innocente della strage ai campetti di Crotone, anche altre vittime di mafia. Il teatro Apollo era gremito per la 15esima edizione di “Buon compleanno Dodò”, la manifestazione organizzata dall’associazione a lui intitolata e che, grazie all’impegno dei genitori Giovanni Gabriele e Francesca Anastasio, contribuisce a tenere viva la memoria e a graffiare le coscienze.
Protagonisti gli studenti di quattro istituti scolastici: la scuola primaria “Pizzuta”, l’ex scuola di Dodò, l’istituto comprensivo di Melissa e Torretta di Crucoli, l’istituto Margherita Hack di Cotronei e il Polo tecnologico Ciliberto-Donegani di Crotone. I ragazzi, con lavori originali e suggestivi, hanno ricordato rispettivamente le storie di Piersanti Mattarella, di Antonio Bertuccio, di Giovanni Laruffa, sopravvissuto a un agguato, di Mario Dodaro. La storia di Dodò è stata rievocata per la prima volta da un’altra scuola, l’istituto Cutuli-Don Milani di Crotone.
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CROTONE, IL RICORDO DI DODÒ E DELLE VITTIME DI MAFIA: L’INAUGURAZIONE
Introdotti dal giornalista Vincenzo Montalcini, che ha ricordato la recente intitolazione della struttura sportiva “Settore B” a Dodò, e da Franco Rizzuti, ex preside della scuola frequentata da Domenico Gabriele e oggi vicepresidente dell’associazione guidata dai genitori di quell’anima innocente, sul palco dell’Apollo si sono alternati anche alcuni protagonisti di quella stagione che veniva man mano rievocata ma anche i familiari delle vittime di mafia, oltre ai giovanissimi interpreti di storie di “giganti del vivere civile”. La citazione è da una delle rappresentazioni proposte dagli studenti, quella che ha ripercorso la vicenda dell’imprenditore cosentino Mario Dodaro, ucciso per non essersi piegato al racket.
I GENITORI
Toccanti, come sempre, le testimonianze dei genitori di Dodò. La madre ha raccontato come «il dolore si è trasformato in impegno». Il padre, dopo aver raccontato per conto di Dodò, come se fosse lui a parlare in prima persona, la storia del figlio, arresosi dopo tre mesi di agonia dall’agguato, ha spiegato perché quel ragazzino che ieri avrebbe compiuto 26 anni «è ancora vivo». Lo è come lo sono le vittime delle altre storie rievocate. Lo è grazie al ricordo dei giovanissimi studenti che gremivano l’Apollo, su cui a un certo punto la prefetta di Crotone, Franca Ferraro, ha chiesto di alzare le luci. «Avete perso un figlio, ma guardate, questi sono soltanto una parte dei vostri ragazzi», ha detto la prefetta rivolgendosi ai genitori Dodò e suscitando un caldo applauso.
L’EX PREFETTO E IL VICE CAPO DELLA POLIZIA
Subito dopo è stata la volta di Vincenzo Panico, già prefetto di Crotone, che ha ricordato gli sforzi degli inquirenti per la ricerca della verità, poi conclamata nelle aule giudiziarie, diversamente da quanto è accaduto per altre storie di vittime di mafia. Panico ha ricordato che la storia di Dodò «sconvolse l’Italia» e che nel suo cuore un posto lo occupa quel piccolo crotonese. A lui andava sempre il pensiero anche quando gli affidarono l’incarico di commissario per il coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso. Panico ha portato a Crotone un ospite speciale, il prefetto Francesco Cirillo, vicecapo della polizia di Stato, rimasto sempre colpito da questa storia incredibile. «Sono nonno, e quindi per me è un’emozione parlarvi», ha detto ai ragazzi.
LA POESIA
La mattinata è scivolata rapidamente, nonostante la drammaticità e complessità dei temi affrontati, impreziosita da una poesia per Dodò letta da Maria Fragale e dal monologo dell’attore Giovanni esposito, oltre che dalle testimonianze dei familiari delle altre vittime di mafia. C’era anche la maestra di Dodò, Pina Romeo, che dopo 15 anni è ancora alla scuola Pizzuta, dove contribuisce a mantenere vivo il ricordo guidando i suoi ragazzi in percorsi di impegno civile.
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