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di ANTONIO ANASTASI
 

CUTRO – Il tratto caratterizzante della relazione su Pierpaolo Pasolini e i “Banditi di Cutro” fatta da Luigi Chiellino nell’ambito dei corsi di storia locale promossi dall’università popolare Mediterranea e dal laboratorio culturale “Il Paese” è stato quello della testimonianza. Perché Chiellino fu testimone diretto del chiarimento che Pasolini ebbe con un gruppo di giovani intellettuali cutresi ai quali fu spiegato che “banditi” voleva dire emarginati. Chiellino partecipò pure al servizio d’ordine organizzato dalla Fgci per scongiurare eventuali aggressioni allo scrittore in occasione del premio Città di Crotone consegnatogli tra le polemiche per il romanzo Una vita violenta. La cerimonia si tenne, nel ’59, al cinema Ariston di Crotone. Era l’anno in cui la querelle infuriava. 

A novembre il sindaco di Cutro, Vincenzo Mancuso, su incarico del consiglio comunale, aveva querelato Pasolini per diffamazione a mezzo stampa. L’articolo “incriminato” dalla giunta Dc-Msi era “La lunga strada di sabbia”, pubblicato dal periodico milanese “Successo” due mesi prima. Di Cutro Pasolini scrisse: «a un distendersi di dune gialle in una specie di altopiano è il luogo che più m’impressiona di tutto il viaggio. E’ veramente il paese dei banditi come si vede in certi western. Ecco le donne dei banditi, ecco i figli dei banditi. Si sente che siano fuori dalla legge o, se non dalla legge, dalla cultura del nostro mondo, a un altro livello». E l’esposto: «la reputazione, l’onore, il decoro, la dignità delle laboriose popolazioni di Cutro sono stati evidentemente e gravemente calpestati». 
La vicenda giudiziaria finì in una bolla di sapone con la dichiarazione di non luogo a procedere pronunciata nell’aprile ’62 dal Tribunale di Milano. Ecco come Chiellino, ex docente di lettere in pensione, ex sindaco comunista di Cutro, ex segretario provinciale dei Ds, nel gremito auditorium della scuola primaria Di Bona, ha ricordato i fatti. «Alla premiazione dello scrittore partecipammo in massa a Crotone nel cinema Ariston. Soltanto Leonida Repaci, componente della giuria, criticò il romanzo per l’eccessivo uso del dialetto romanesco ma il giudizio complessivo fu positivo, testimoniato da un lungo applauso del pubblico». Qualche giorno dopo, «lo scrittore venne a Cutro per conoscere gli studenti – ha ricordato ancora Chiellino – rimanendo sorpreso per il calore umano e per l’adesione alle sue tesi. Gli facemmo vedere alcuni rioni e, rimanendo colpito dalla via Longa, promise di dedicarle una poesia. Alcuni di noi lo sentirono sussurrare i primi versi: “Ogni metro una porta”. Ci diede in omaggio con dedica il libro premiato». Una copia del romanzo con la dedica l’hanno conservata tutti gelosamente, i ragazzi del ’59. E nella loro memoria riecheggia l’espressione pronunciata dal poeta durante quella passeggiata in via Longa, una striscia di case basse con gli esterni in calce bianca, le une attaccate alle altre. «Via Longa, ogni metro una porta». A sottolineare la peculiarità della testimonianza sono intervenuti Maurizio Mesoraca, presidente dell’Upmed, Gino Camposano, del laboratorio Il Paese, Salvatore Migale, sindaco di Cutro.
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