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CIRO’ MARINA (KR) – Cercano la donna che ha catechizzato il sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi, le redazioni di riviste a tiratura nazionale e di talk-show. Lei si chiama Francesca Gallello, è cirotana doc e presidente dell’associazione politico-culturale “Radici”, di chiara matrice meridionalista. Da non confondere con i neoborbonici, ch’erano anch’essi presenti martedì a Crotone nell’auditorium dell’Istituto “Pertini”, dove Tosi ha parlato del futuro delle Province e della sua fondazione “Ricostruiamo il Paese Insieme”, ospite dell’Ente intermedio crotonese.
Probabilmente nessuno si aspettava che la serata avrebbe preso tutt’altra piega, cedendo il microfono a quella signora in (tubino) nero, prova ne è che ai neoborbonici, «la parola è stata negata, malgrado fossero dei ragazzi educatissimi». Francesca Gallello continua a raccontare a posteriori: «Ho detto al presidente della Provincia di Crotone, Stano Zurlo, che io non mi sarei mai seduta, come ha fatto lui, a un tavolo con i leghisti, perché costoro hanno come slogan “Prima il Nord” e come sponsor una tv padana che offende noi meridionali, non stop». All’ospite invece la Gallello ha chiesto ironicamente: «Quale ricostruzione dell’Italia avete progettato, se vi volete staccare?». La sua domanda è rimbalzata nell’auditorium strapieno di gente senza ricevere nessuna risposta. Il sindaco Tosi ha ascoltato l’intervento a sorpresa col capo chino, rimanendo concentrato a scrivere su un foglio. Non si è smosso neppure quando la pasionaria cirotana lo ha incalzato con l’affermazione: «Io non mi sento inferiore, la vera storia del sud deve essere riscritta per la sua rinascita e devono avere una degna sepoltura i resti dei nostri eroi briganti esposti nel Museo Lombroso, che offende la dignità dell’uomo, non solo quella dei meridionali». Il riferimento non è stato casuale, perché la Gallello si batte da anni per la chiusura del Museo Lombroso. C’è di più: il Comitato tecnico-scientifico “No Lombroso” ha scelto l’associazione Radici come testimonial della relativa campagna di sensibilizzazione.
Dando voce quindi ai suoi sentimenti materni l’esponente meridionalista ha chiarito a Tosi: «Non voglio che i miei figli si sentano chiamare terroni al nord, dove in un autobus è accaduto che alcuni meridionali abbiano dovuto cedere il posto ai leghisti». Altrettanto ad effetto la sua frase finale: «Ci avete tolto tutto, la dignità non ce la toglierete mai!». Tra gli applausi dei soci di Radici e dei neoborbonici, i mugugni degli organizzatori dell’evento e le critiche di una parte del pubblico, Francesca Gallello è uscita dal Pertini, quel martedì. Da allora però la cercano in tanti per indurla a raccontarsi.
Ebbene, lei confessa di avere due grandi maestri meridionalisti, gli scrittori Pino Aprile, con il quale sta istituendo un museo storico culturale del sud a Umbriatico, e Antonio Ciano, autore insieme a lei di un libro in corso di stampa. Dal guscio familiare Francesca è uscita quasi all’improvviso per far conoscere la vera storia del sud attraverso un convegno itinerante e per fondare l’associazione Radici, che ha già aperto delle sezioni in diverse città italiane, da Torino a Gaeta, in Argentina, in Germania e in Canada.
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