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CROTONE – Il maresciallo crotonese Raimondo Porcelli, 40enne della Capitaneria di porto di Crotone, ha fatto parte del team ristretto che ha seguito le operazioni di raddrizzamento della Concordia. L’abbiamo sentito ieri sera ed era felice della conclusione positiva delle operazioni, terinate all’alba di ieri mattina. «Un’operazione riuscita» è stato il suo commento a caldo. «Un susseguirsi di emozioni – ha aggiunto – Un misto di tensione, nervosismo e poi anche calma».
«Le operazioni di recupero – ha spiegato il maresciallo – stavano andando avanti da molti mesi. Ma questa fase era più difficoltosa. Una vera impresa». In tutto sono stati impiegati 500 uomini, sei uomini della Guardia costiera. Con 53 distacchi della Marina. Il maresciallo di Crotone è stato distaccato al Giglio solo per questa missione. «Non si è eroi – ha sottolineato – ma solo uomini che compiono il loro dovere». «Un momento difficile – ha poi raccontato – è quando si è scatenato un uragano alle sei di mattina di lunedì. Ritardando le operazioni di qualche ora. Poi nelle prime ore del pomeriggio qualche altro piccolo problema». «Lo Stato – ha commentato – ha cercato con questa operazione di dare una preciso segnale positivo». C’erano giornalisti di tutto il mondo ed erano rappresentate 700 testate. Migliaia di persone ad osservare le operazioni e «naturalmente tanta sicurezza, con cordoni di protezione a terra ed in mare».
«Adesso – ha ancora proseguito – si è conclusa la prima fase del raddrizzamento della nave. Poi inizierà una seconda fase, quella della stabilizzazione della nave. Dopo, ci sarà la terza fase, con tutti gli accorgimenti tecnici per riparare alcune parti dello scafo. Il tutto si dovrebbe concludere per la prossima estate». Tutti in questi giorni hanno assistito, con uno strano senso di apprensione e sollievo, al recupero ed alla lenta rotazione dello scafo su sé stesso. Si tratta della nave passeggeri di maggior tonnellaggio mai naufragata nella storia, lunga 300 metri e pesante 114 mila tonnellate. Ed ancora negli occhi e nel cuore c’è la tragedia di quelle terribili ore, vissute in diretta, trasmesse da tutte le televisioni del mondo.
Le immagini dei salvataggi, le fasi concitate dei recuperi, la solidarietà degli isolani, le lacrime, gli abbracci, le coperte per asciugare le persone che arrivavano inzuppate a bordo dei canotti, sulla spiaggia del Giglio. E poi quelle delle persone in fila che si salvavano sul dorso della nave già inclinata. E ancora, la voce di Schettino. Con un triste bilancio di cinquanta persone morte e due dispersi, così si è conclusa la tragedia del Giglio. Salpata dal porto di Civitavecchia con 4.229 persone a bordo, avrebbe dovuto successivamente toccare i porti di Savona, Marsiglia, Barcellona, Palma di Maiorca, Cagliari, Palermo, per poi far ritorno a Civitavecchia. Nelle acque dell’Isola del Giglio la nave ha però urtato uno scoglio riportando l’apertura di una falla lunga circa 70 metri sul lato sinistro, nella tragica notte dell’inchino, il 13 gennaio 2012.
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