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CROTONE – Dietrofront dello Stato sul risarcimento ai familiari delle vittime della strage di Cutro? Sembrerebbe proprio di sì. Sta per mettere piede nell’auditorium dell’istituto Pertini per la giornata conclusiva del Pon Legalità 2014-20, simbolicamente tenutasi a Crotone dopo la tragedia del 26 febbraio scorso, quando il ministro degli Interni Matteo Piantedosi, rispondendo al cronista che sollecitava un commento sulla diatriba innescata da Consap, la concessionaria di servizi pubblici assicurativi interamente partecipata dal Mef che, assistita dallo studio legale di Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia del Senato, in aula ha detto che non vuole pagare, dichiara: «È un dato formale, una di quelle eccezioni processuali che si fanno in contesti giudiziari, ma lo Stato non si volta dall’altra parte e farà tutto quello che gli compete per indennizzare le vittime di questa tragica sciagura».

Dichiarazioni che vanno messe in rapporto con le affermazioni del giorno prima del ministro degli Esteri Antonio Tajani, peraltro cittadino onorario di Cutro, per il quale «Sarà l’Avvocatura a decidere il da farsi». L’Avvocatura dello Stato, però, non è entrata nel processo, al quale sta invece cercando di sfuggire l’avvocatessa Bongiorno, che a Crotone l’altra mattina ha inviato un delegato del suo studio legale per opporsi alla citazione di Consap quale responsabile civile. «Il mio incarico era estremamente circoscritto e si è già concluso», ha detto Bongiorno, ma non è chiaro se si riferisca al mandato, conferito il 6 novembre scorso, o al fatto che preferisce rinunciare al patrocinio di Consap ed evitare polemiche se gli oppositori sollevano questioni di opportunità.

La presidente leghista della Commissione Giustizia del Senato assiste la partecipata del Ministero guidato dal leghista Giorgetti ed è compagna di partito, anche, del ministro delle Infrastrutture Salvini, che ha difeso a spada tratta la Guardia costiera da accuse di inerzia per quel buco di sei ore durante il quale sono morti annegati un centinaio di migranti, mentre le inaffondabili motovedette classe 300 e 800 restavano in porto senza che la sala operativa di Reggio Calabria ne disponesse l’uscita. Lo studio legale Bongiorno ha anche depositato una lista testi.

Se quell’incarico è davvero concluso o se la linea è cambiata lo scopriremo il prossimo 29 novembre, quando il Tribunale penale di Crotone si pronuncerà sulla richiesta avanzata dallo studio Bongiorno di escludere qualsiasi responsabilità nel risarcimento dei danni alle vittime. Il collegio che deve decidere è presieduto da Edoardo d’Ambrosio, e chissà se sulle dichiarazioni che lasciano intravedere ripensamenti ha pesato la fama del giudice per la sua sensibilità sui temi dell’immigrazione. Sua la sentenza con cui tre immigrati che erano stati imputati di resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento dopo aver intrapreso un’azione di protesta all’interno del Cie di Isola Capo Rizzuto vennero assolti per legittima difesa dopo che compì lui stesso un’ispezione con cui accertò che erano trattenuti illegittimamente ed in condizioni non dignitose.

Il nodo da sciogliere, però, è giuridico. Ma, a proposito di sensibilità, sembra alludere a un approccio diverso lo stesso Piantedosi quando, concludendo il convegno sul Pon, ha parlato della necessità di un approccio al fenomeno dell’immigrazione «conforme ai valori di umanità e di una civiltà millenaria». Valori che respira quando viene in Calabria, “luogo di tolleranza”, ha detto sempre il ministro, elogiando il modo in cui la “gente di Cutro” ha dimostrato di “saper reagire” di fronte all’immane tragedia di febbraio. «Abbiamo voluto fare la manifestazione conclusiva del Pon legalità qui a Crotone per il valore simbolico della risposta che questa popolazione ha dato alla tragedia di Cutro. Questo è un luogo dove colgo la tolleranza che è approccio umano e che riguarda la consapevolezza del problema fondato su millenni di cultura del rispetto degli uomini senza approcci ideologici. Potrei parlare così di tutta la Calabria».

Quell’esempio di coesione e solidarietà sembra stridere con l’interpretazione formalistica della norma che distingue tra natante e unità da diporto, sviscerata in aula nel suo breve intervento dall’avvocato Francesco Ciottoli dello studio Bongiorno. Il caicco schiantatosi contro quella maledetta secca non era un natante, ma non è stato certo utilizzato per un viaggio turistico dai tre presunti scafisti accusati di naufragio colposo, omicidio colposo plurimo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

«Il ministro Piantedosi ha derubricato la richiesta della Consap di estromissione dal processo per il naufragio di Steccato di Cutro a una di “quelle eccezioni processuali che si fanno nei contesti giudiziaria”. Insomma, si sarebbe trattato di una schermaglia ma lo Stato risarcirà – osserva l’avvocato Francesco Verri, avvocato dei familiari delle vittime – Prendo atto della retromarcia del Governo e me ne rallegro. Ma ora la Consap ritiri la propria domanda di fuoriuscire dal processo. Questo sarebbe un fatto. Il governo ha tempo fino alle 9 del 29 novembre per rimediare a un gesto impietoso e inaccettabile. Se non lo farà, le dichiarazioni del ministro avranno soltanto illuso gli orfani, le madri, i padri e tutte le persone che hanno perso i loro familiari in mare il 26 febbraio».

Insomma, lo Stato sia conseguenziale, chiede il legale di parte civile. Tanto più che è lo stesso Piantedosi che, dopo aver ricordato l’impegno per i ricongiungimenti e la protezione internazionale per i superstiti, ha ricordato, al termine del vertice in Prefettura, incalzato dai cronisti, che «lo Stato ha delle articolazioni che vanno anche oltre la Consap, quindi, in una logica di doverosa assistenza, ci riserviamo di valutare ogni aspettativa che queste persone hanno di cosa possa essere offerto loro». Dietrofront, dunque? Sembrerebbe proprio di sì. Ma vediamo cosa accadrà in aula.

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