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CROTONE – Gli effetti restrittivi del decreto Cutro ricadono proprio sui superstiti del tragico naufragio dello scorso 26 febbraio. La protezione speciale concessa a due sopravvissuti originari del Nord del Pakistan dalla Commissione territoriale annessa al Centro d’accoglienza S. Anna non può essere convertita per motivi di lavoro. Questo significa che diventa impossibile il ricongiungimento familiare in cui speravano. Potranno restare in Italia per la durata del processo a carico dei presunti scafisti, che inizia il prossimo 4 ottobre. Sono una decina gli scampati all’immane tragedia, con almeno 96 vittime accertate, rimasti in Calabria.

Degli 80 superstiti, una cinquantina sono stati trasferiti in Germania con un volo charter. Una delegazione era stata convocata a Montecitorio dalla presidente del consiglio, Giorgia Meloni, che aveva loro promesso il ricongiungimento familiare. Subito dopo, i sopravvissuti sono stati convocati in Questura a Crotone perché fornissero l’elenco dei parenti con i quali volevano ricongiungersi. Ma il pacchetto di misure che di lì a poco il Governo avrebbe varato proprio nella seduta straordinaria tenutasi a Cutro il 9 marzo scorso renderà impossibile il ricongiungimento.

«Il Decreto Cutro restringe notevolmente le maglie dell’accoglienza, andando ad abolire una serie di protezioni», dice Francesca Rocca della cooperativa sociale Agorà Kroton che si occupa di un progetto Sai che vede il Comune di Crotone capofila.

C’è chi lavora, chi ha iniziato a studiare, ma i primi permessi di soggiorno rilasciati ai sensi del Decreto Cutro non potranno essere convertiti in permesso di lavoro, che avrebbe costituito una premessa imprescindibile per i ricongiungimenti. E questo potrebbe essere il destino degli altri superstiti accolti nei progetti Sai, anche se non è immediatamente da escludere che i migranti facciano ricorso contro la decisione della commissione territoriale.

«Questa scelta è stata una doccia fredda, i migranti non sanno neanche come dirlo ai loro parenti – continua Rocca – In Pakistan non c’è la guerra, ma queste persone arrivano da zone del Paese che sono interamente controllate dai talebani».
Ancora promesse non mantenute. Il governatore calabrese Roberto Occhiuto annunciò che avrebbe portato in Giunta, per «offrire la possibilità per i sopravvissuti di Cutro di essere assunti nelle imprese edilizie», una proposta concreta, ma all’indomani della partenza per la Germania di buona parte dei superstiti di Cutro.

Poi il progetto Oikos Calabria si tramutò in una convenzione con gli enti bilaterali del settore edile in favore di migranti vulnerabili. Anche stavolta le promesse del Governo sembrano essere state smentite dai fatti, e con lo stesso Decreto Cutro.

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