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L'arrivo della presidente Meloni a Cutro

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A 12 giorni dal naufragio dei migranti a Cutro, che ha causato finora oltre 70 vittime accertate, si riunisce in Calabria il Cdm. All’ordine del giorno un decreto di legge sul fenomeno migratorio. Ecco la bozza

È iniziata a Cutro la seduta del Consiglio dei Ministri (Cdm), convocata in Calabria in risposta al naufragio dei migranti dello scorso 26 febbraio. Oltre settanta le vittime accertate finora, tanti i bambini.

I primi ad arrivare a Cutro la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, insieme al sottosegretario di Stato Alfredo Mantovano. Ad accoglierli il sindaco di Cutro Antonio Ceraso, il presidente della Provincia Sergio Ferrari, il presidente della Regione Roberto Occhiuto, l’arcivescovo di Crotone e Santa Severina monsignor Angelo Panzetta, la prefetta Maria Carolina Ippolito.

Dopo poco sono arrivati anche gli altri ministri. Ci sono il titolare dell’Interno Matteo Piantedosi, della Giustizia Carlo Nordio, dell’Istruzione Annamaria Bernini, dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, delle Imprese Adolfo Urso, della Cultura Gennaro Sangiuliano, del Turismo Daniela Santanchè, degli Affari europei Raffaele Fitto, del Lavoro Marina Calderone.

All’ordine del giorno un decreto legge in materia di politiche migratorie.

CUTRO BLINDATA, PROTESTE ALL’ARRIVO DEI MINISTRI

Cutro è blindata, in particolare l’area del municipio. A duecento metri, in piazza Leonardo Di Bona protestano gli attivisti. Si stima la presenza di circa mille persone. “Non nel nostro nome. La Calabria ha un cuore grande, voi no” si legge sul loro striscione. Gli attivisti hanno sistemato a terra anche dei pupazzetti e peluche colorati per ricordare i bambini morti nel naufragio del 26 febbraio.  In giornata erano apparse scritte contro il ministro Piantedosi, che sono state poi rimosse.

All’arrivo a Cutro, sono stati lanciati contro l’auto della premier Meloni dei pelouche, simbolo della manifestazione di protesta.

CDM MIGRANTI A CUTRO, LA BOZZA DEL DECRETO LEGGE

Composto da 10 articoli, il decreto sul tavolo del Cdm prevede pene più aspre per gli scafisti e un decreto flussi triennale.

«Per il triennio 2023-2025, le quote massime di stranieri da ammettere nel territorio dello Stato per lavoro subordinato, anche per esigenze di carattere stagionale e per lavoro autonomo, sono definite, in deroga alle disposizioni dell’articolo 3 del decreto-legislativo 25 luglio 1998, n. 286, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri» si legge nel testo. Quote “preferenziali” verranno inoltre assegnate ai lavoratori di Paesi che, «anche in collaborazione con lo Stato italiano, promuovono per i propri cittadini campagne mediatiche aventi ad oggetto i rischi per l’incolumità personale derivanti dall’inserimento in traffici migratori irregolari». All’articolo 2 previste misure per la semplificazione e accelerazione delle procedure di rilascio del nulla osta al lavoro.

PENE PIÙ SEVERE PER GLI SCAFISTI

Per gli scafisti, nel caso in cui causino morti in mare, le pene possono arrivare fino a trent’anni.

«Chiunque, in violazione delle disposizioni del presente testo unico, promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato ovvero compie altri atti diretti a procurarne illegalmente l’ingresso nel territorio dello Stato, ovvero di altro Stato del quale la persona non è cittadina o non ha titolo di residenza permanente, quando il trasporto o l’ingresso sono attuati con modalità tali da esporre le persone a pericolo per la loro vita o per la loro incolumità o sottoponendole a trattamento inumano o degradante, è punito – si legge – con la reclusione da venti a trenta anni se dal fatto deriva, quale conseguenza non voluta, la morte di più persone. La stessa pena si applica se dal fatto derivano la morte di una o più persone e lesioni gravi o gravissime a una o più persone. Se dal fatto deriva la morte di una sola persona, si applica la pena della reclusione da quindici a ventiquattro anni. Se derivano lesioni gravi o gravissime a una o più persone, si applica la pena della reclusione da dieci a venti anni».

CDM MIGRANTI A CUTRO, TRA LE NORME SORVEGLIANZA IN MARE POTENZIATA

Tra gli articoli inseriti nella bozza del decreto Migranti si fa riferimento anche alle ‘Disposizioni per il potenziamento dei centri di permanenza per i rimpatri’. Nell’art. 9 del decreto si legge che la realizzazione dei centri è effettuata, «fino al 31 dicembre 2025, anche in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, nonché dei vincoli inderogabili derivanti dall’appartenenza all’Unione europea».

Previsto il potenziamento della sorveglianza in mare, coinvolgendo anche i comandanti di navi da guerra. All’articolo 10, infatti, la sorveglianza viene prevista, «compatibilmente con i preminenti compiti militari», anche «ai Comandanti delle navi da guerra al di fuori delle acque territoriali e dell’area di mare internazionalmente definita come zona contigua».

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OCCHIUTO SULLA VICENDA DEL RIMPATRIO DELLE SALME

In attesa dell’arrivo dei ministri, il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto ha risposto alle domande dei giornalisti presenti. Tra i temi sollevati, il pasticcio sul trasferimento delle salme delle vittime del naufragio, che ha scatenato la protesta dei migranti.

«So bene che quando ho assistito al confronto tra familiari e il presidente della Repubblica hanno chiesto tre cose: che continuassero i soccorsi, che si potessero ritrovare le salme che ancora mancano, di essere alloggiati qui a Crotone e il giorno stesso la Regione aveva  provveduto e avevano chiesto soprattutto il rimpatrio delle salme – ha detto Occhiuto – mi risulta in Afghanistan il nostro paese non abbia neanche l’ambasciatore e che ci siano delle difficoltà operative a rimpatriare le salme in sicurezza, con la certezza che arrivino davvero alle famiglie. Credo che il governo stia affrontando questo problema e lo stia risolvendo. Intanto forse una soluzione transitoria qui in loco avrebbe favorito un rapporto più sereno con le famiglie».

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