X
<
>

Assistenza domiciliare agli anziani

Share
4 minuti per la lettura

Sanità: Previte, l’avvocato delle strutture accreditate replica al commissario dell’Asp crotonese. Continua la querelle sull’assistenza domiciliare


CROTONE – «Ennesimo scaricabarile» sulla pelle dei pazienti. Così l’avvocato Roberto Previte, che rappresenta l’associazione di categoria Uneba, a cui aderiscono le strutture accreditate, controreplica al commissario dell’Asp, Antonio Brambilla, nella querelle infinita sui tagli all’assistenza domiciliare integrata. «Quello che sta accadendo a Crotone è al di là di qualsiasi livello accettabile», esordiva il commissario.
«Bene avrebbe fatto a riferirsi invece alla sanità crotonese nel suo complesso avendo un ospedale ormai ridotto a poco più di un poliambulatorio, con i cittadini costretti a recarsi a Catanzaro o a Cosenza anche per le più banali patologie – osserva Previte – In questo quadro desolante è ovvio che proliferi il fabbisogno di assistenza domiciliare e la conseguente richiesta da parte dei pazienti di avere presso il loro domicilio la presenza costante di medici, infermieri, terapisti e operatori sanitari in proporzione della gravità delle loro patologie. Tutto ha una logica ed una matematica conseguenza, come non dovrebbe sfuggire alla figura apicale dell’Asp che, in verità, appare alquanto distratta nel concepire la classificazione dei livelli di assistenza domiciliare».

Avvocato Previte, perché Brambilla, a suo avviso, non coglie nel segno?

«L’affermazione del commissario secondo la quale l’aumento della spesa sanitaria deriverebbe da reiterati errori commessi dall’Uvm (Unità di valutazione multidisciplinare), organismo facente parte della stessa Asp, è errata. Secondo il commissario, essendo stata la totalità degli assistiti messa al terzo livello (quello più alto e con accessi più frequenti) avrebbe generato un’impennata della spesa a quasi 12 milioni di euro, quindi si renderebbe necessario un taglio agli accessi per ridurre la spesa.
Il commissario non sa o omette di precisare che questo taglio di accessi al domicilio dei pazienti non inciderebbe comunque sui costi dell’assistenza domiciliare per il semplice motivo che, dovendosi comunque garantire per legge i Livelli essenziali di assistenza, gli erogatori (pubblici o privati che siano), vista la crescita esponenziale della domanda (e non essendoci cure alternative) anziché effettuare maggiori accessi presso “pochi pazienti” (come da III livello Adi), andrebbero ad effettuare “minori” accessi (come da I livello Adi) presso “numerosi pazienti”».

Insomma, il risultato non cambia se c’è un budget assegnato…

«La soluzione del commissario non danneggia gli erogatori, ma continua a ledere la salute di quei cittadini che si vedranno ridotti ingiustificatamente i livelli di assistenza domiciliare».

Il commissario parla anche della trattativa per ridurre la spesa da 12 a 8 milioni…

«Gli erogatori non possono permettersi abbattimenti su prestazioni già erogate da quasi due anni e non ancora remunerate, dovendo far fronte a tutti gli ingenti costi sottesi alle stesse prestazioni. Costi che hanno già prodotto paurosi interessi di mora ai sensi del D.lgs. 231/02 che saranno richiesti a titolo di risarcimento danni e che costituiscono un danno erariale prodotto dall’inerzia della Pubblica amministrazione. Vale la pena di precisare che la contrattualizzazione tra privato accreditato e Aziende sanitarie non concede margini di autonomia, in quanto il budget (alias tetto di spesa invalicabile) è imposto dall’Azienda sanitaria, l’erogatore può solo decidere se accettare o meno la proposta contrattuale dell’Asp.
In caso contrario, la mancata sottoscrizione del contratto da parte dell’erogatore privato genera automaticamente l’avvio del procedimento di revoca dell’accreditamento che significa in sostanza la chiusura delle attività sanitarie in capo all’erogatore privato. Ad ogni modo, anche la riduzione del budget contrattuale, decisa d’imperio dall’Asp, non è stata neanche corrisposta, in quanto il commissario, senza fornire spiegazioni, ha omesso di controfirmare i contratti già sottoscritti dagli erogatori alle condizioni stabilite dalla stessa Asp di Crotone».

Stando a quanto riferisce il commissario, non ne esce bene l’Uvm, l’organismo di valutazione della stessa Asp…

«Appare bizzarro che il commissario dell’Asp critichi pubblicamente l’operato dell’organismo interno alla stessa Azienda. Ma è l’ennesimo scaricabarile, questa volta ai danni di personale altamente qualificato che lavora ogni giorno alacremente per far funzionare un ultimo pezzo di sanità ridotta ormai a brandelli e che invece, secondo Brambilla, avrebbe sbagliato quasi tutte le sue valutazioni. Nel frattempo, ogni giorno sta emergendo, anche attraverso il Quotidiano, che pazienti con nome e cognome vivono un calvario in attesa di valutazione e assistenza».

Brambilla però fornisce dati e cifre secondo cui i costi sono lievitati…

«Fornisce dati non veritieri. I 4,2 milioni per il 2022 di cui parla sono soltanto una proiezione del budget su due mesi (novembre e dicembre) relativi all’ultimo contratto stipulato, in proroga nel 2023 e nel 2024. La realtà è che le strutture hanno lavorato tutto l’anno ma hanno ottenuto il budget per soli due mesi. A febbraio il budget era già finito, siamo a metà luglio e stanno lavorando gratis mentre lui fa scaricabarile parlando di mancate autorizzazioni regionali».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE