X
<
>

Il commissario dell'Asp di Crotone Gilberto Gentili

Share
3 minuti per la lettura

CROTONE – «La mia fortuna è stata quella di aver avuto un’intuizione: non andare in ufficio; e di aver fatto un tampone in pieno benessere. Per alcuni giorni non ho avvertito sintomi, poi ho avuto sintomi non gravi per sette, forse otto giorni. Una spossatezza accentuata che poi è sparita, come la febbre, ma mentre le condizioni di salute migliorano si aspetta a casa in attesa dei tamponi negativi». È tornato al lavoro Gilberto Gentili, il commissario dell’Asp tra i primi ad aver contratto il Coronavirus in città, di rientro a Crotone con un volo da Bergamo.

È stato dimesso alla vigilia delle festività appena passate e ha trascorso Pasqua e Pasquetta in ufficio, con i colleghi, con i quali è rimasto sempre in contatto per la gestione dell’emergenza.

Dottor Gentili, come ha vissuto la degenza?

«Il giovedì santo sono guarito sia clinicamente sia dal punto di vista delle carte. La particolarità è che mentre gli altri vanno in quarantena quando hanno i sintomi, io ho vissuto in quarantena pure l’incubazione, quindi sono stato isolato per 31 giorni, cosa che non mi è capitata mai nella vita anche perché fortunatamente non ho mai avuto seri problemi di salute. Almeno ho evitato di propagare il virus. È stato un periodo strano anche perché quando sono uscito dall’isolamento ho trovato un mondo diverso, in quanto prima il regime dei controlli era meno pressante. Ora in giro vedo più pattuglie che persone».

Da qualche giorno il trend dei contagi è stazionario, nel Crotonese. E ieri per il secondo giorno consecutivo non si sono registrati nuovi casi…

«Abbiamo assistito a un decorrere della virosi che in Calabria sembrerebbe meno virulento rispetto al Nord. Questo anche perché il virus è arrivato dopo un mese e nel frattempo al Sud abbiamo capito che era una cosa seria. Altrimenti al Nord non avrebbero fatto giocare la partita di coppa dell’Atalanta consentendo ai tifosi di viaggiare ammassati nei pullman. C’era già una maggiore sensibilizzazione della popolazione, visto quel che era era successo, e quindi abbiamo capito che non era il caso di scherzarci su. A Crotone, poi, si è verificata coincidenza di operatività tra la parte sanitaria e le forze dell’ordine, e con il coordinamento della Prefettura si è lavorato in pienissima collaborazione, gli uni ascoltando gli altri e senza conflitti. Questa è una provincia piccola e si controlla bene, nonostante il periodo festaiolo. I miei due direttori (quello sanitario, Massimo D’Angelo, e quello amministrativo, Francesco Masciari, che ha fatto le veci di direttore generale durante la vacatio, ndr) hanno agito in maniera tempestiva. Il direttore sanitario D’Angelo è un esperto di emergenze infettive e ambientali, e ha preso in mano la situazione stabilendo percorsi differenziati. Pur nella consapevolezza che il rischio zero non esiste, avevamo l’obbligo di salvare l’ospedale continuando a dare risposte al Covid-19. Si consideri che a Crotone, soltanto per fare un esempio, c’è un ospedale da 1300 parti all’anno. Poi abbiamo avuto un aiuto meraviglioso dal personale, e attualmente in ospedale su17 persone ricoverate 5 aspettano di uscire da guariti in attesa del tampone liberatorio».

Ma si è anche verificato un caso di assenteismo di massa con 300 dipendenti in malattia durante l’emergenza. I rientri, sempre in massa ma dopo l’apertura di un’inchiesta, sono avvenuti per il timore di avvisi di garanzia o altro?

«Il numero di assenze era abnorme, su circa 1500 dipendenti, e forse era dovuto a scarsa informazione, forse a paura. Chiedevamo ai lavoratori disponibilità a non guardare turni e orari, ad assumersi un minimo di rischio perché non avevamo tanti dispositivi di protezione. Abbiamo avuto anche il caso di un’infermiera che ha fatto un turno e si è dimessa. Ora la situazione è molto migliorata. Ma allora si temeva un afflusso tipo Bergamo. Oggi sono soltanto 89 gli assenti, siamo riusciti a ripristinare un rapporto sano col lavoro. Non voglio eroi ma professionisti protetti, che facciano il loro in mascherina e doppia tuta ma non mentre altri declinano e mandano certificati. Molti di questi certificati saranno anche corretti, ma forse il clamore ha avuto un effetto deterrente».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE