Una visita in assistenza domiciliare in una foto d’archivio
3 minuti per la letturaIL SIGNOR Michele passa la maggior parte del suo tempo a letto. Ha le piaghe da decubito e va girato più volte al giorno per cambiargli posizione. Sua moglie Rita lo ha sempre curato, pulito, vestito, nutrito. Con tanta fatica. Fatica che cresce col passare degli anni. Da quando c’è l’Adi (Assistenza domiciliare integrata) la fatica della signora Rita si è ridotta. A casa sua, ad aiutare Michele, vengono (oltre al medico di base) il fisioterapista, l’infermiere, l’OSS (che vuol dire Operatore Socio Sanitario) per un totale di una quarantina di ore al mese. Gente che sa unire professionalità, umanità e gentilezza. Col tempo diventano quasi gente di casa che ti viene voglia di ringraziare. Tanto che, a volte, sono loro a ricordarti che non sono dei benefattori, ma sono pagati per il loro lavoro. Anche se non negano che la riconoscenza di Michele e Rita faccia piacere.
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Da qualche settimana, non è più così. La Asp di Crotone ha deciso unilateralmente che Michele e altre 600 persone come lui, hanno meno bisogno di Assistenza domiciliare. Bene, si potrebbe dire; forse sono migliorate? Forse hanno trovato miracolosi farmaci per rendere più sopportabili le loro malattie? Niente di tutto questo. A Crotone tutti sanno che c’è un contenzioso tra la Asp e le aziende private accreditate cui è affidato il servizio di Adi. La questione non sembra facile da risolvere e, quindi, la Asp ha deciso di ridurre il servizio. Risultato? I cittadini che ricevevano complessivamente 50/60 visite al mese delle tre figure di cui sopra, si sono visti ridurre il servizio a 14/30: 18 nel caso del signor Michele. Certo, i costi non erano bassissimi: il servizio “top” costava alla Asp 1.065 euro al mese, quello medio 777 e quello ancora più basso, circa 420. Al di sotto c’è il servizio di base: lo fornisce direttamente la Asp e costa solo 135 euro al mese. Lo chiamano “ciclico” e comporta da 1 a 14 “visite” al mese. Spesso più vicine a 1 che a 14.
A questo punto, ci poniamo una serie di domande e le indirizziamo ai vertici della Asp di Crotone. Guardate, diamo per scontato (siamo sempre dalla parte del servizio pubblico) che la Asp abbia ragione, ma l’Adi è un servizio che, fin dall’inizio, il pubblico ha dimostrato di non essere in grado di mettere in campo e di riuscire solo a pagarlo. Perché? Per carenze di personale, prima di tutto, per questioni economiche organizzative generali (gli sforzi, inevitabilmente, si concentrano su ospedali, pronto soccorsi, farmaceutica e medicina di base). Ma, detto questo, una soluzione diversa dal mero taglio del servizio, va trovata e con urgenza. Fra tutti i debiti che le Asp calabresi continuano ad accumulare, questo (tra l’altro non enorme) sarebbe uno dei più accettabili. Vi invitiamo, signori della Asp, ad andare a casa del signor Michele a vedere come la sua vita e quella di sua moglie siano state devastate da queste decisioni. Siamo certi che non andreste più a dormire senza aver risolto il problema e fatto uscire da qualche parte i soldi per continuare l’Adi al livello a cui era arrivata. Anche perché, se qualcuno non va ad aiutare quasi tutti i giorni la signora Rita a spostare e a girare nel letto il signor Michele, le piaghe da decubito avranno presto la meglio. E il signor Michele ve lo troverete presto ad occupare un letto d’ospedale dove costerà a voi, alla Asp e alla comunità tutta, molto più dei 1.065 euro che costa oggi con la Adi a 50 visite al mese. Lo sappiamo che lo sapete. Ci stupiamo che sia stato possibile lasciare che le cose arrivassero a questi punti.
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