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Lastre di amianto abbandonate nella località San Giorgio di Crotone

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Cumuli di amianto abbandonati nella località San Giorgio di Crotone accanto al serbatoio realizzato oltre 20 anni fa e mai attivato



CROTONE – Centinaia di lastre di amianto depositate dai soliti ignoti sulla collinetta nella località San Giorgio, accanto a una grande incompiuta, il serbatoio che avrebbe dovuto alimentare la condotta idrica di Crotone. Da quella collinetta si domina Crotone. La vista è spettacolare se si volge lo sguardo verso il mare. Se ci si volta, accanto a quello spreco di 20 miliardi delle vecchie lire, continuatamente assaltato dai predoni che nel corso del tempo hanno portato via infissi e cavi elettrici, si nota un degrado ambientale che fa paura. La stima è difficile, a occhio nudo, perché molte lastre sono coperte dalla fitta vegetazione.

Secondo il consigliere comunale Enrico Pedace, le lastre di amianto potrebbero essere anche migliaia. Pedace ha segnalato più volte il problema ambientale senza che nessuno sia intervenuto. Risale al 2018 la sua prima nota all’amministrazione comunale di Crotone. Ma l’attenzione ai reati ambientali oggi è alta in Procura. Appena insediatosi, il procuratore Domenico Guarascio ha chiesto alle forze dell’ordine un’intensificazione dei servizi e dei controlli sul versante ambientale. E scattano quasi quotidianamente i sequestri di discariche abusive. Non sarebbe immediatamente da escludere che anche quel sito nella località San Giorgio finisca presto sotto la lente della Procura.

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SBRICIOLAMENTO DELL’AMIANTO


Il caso merita i necessari approfondimenti. Siamo a due passi da villette e attività commerciali che sorgono in un tratto a ridosso della strada statale 106. E tutto quell’amianto, con fratture e segni di sbriciolamento, costituisce un grave rischio per la salute. Le fibre di amianto, che possono causare malattie dell’apparato respiratorio, sono molto leggere e da quella zona ventosa si sono disperse da tempo nell’aria. Talmente ventosa, quella zona, che è stato realizzato anni fa un parco eolico. Le pale, in barba alle distanze di sicurezza, sono così vicine alla stradina che si inerpica fino al serbatoio da fare impressione agli automobilisti che percorrono quel tratto per la prima volta.

Anche se i residenti si sono ormai abituati a convivere con le pale e il loro occhio si è quasi assuefatto allo scempio. Scarti edili e materassi abbandonati si notano ai margini dell’asfalto mentre si raggiunge il serbatoio. Ai bordi dell’asfalto, sotto alberi di eucalipto, ulteriori lastre di amianto. Via Fiume Esaro, la chiamano. Ma perfino i cartelli stradali che indicano la toponomastica sono stati divelti e buttati a terra dai vandali.


AMIANTO A CROTONE E SALUTE PUBBLICA


Non c’è solo un problema di salute pubblica. La vicinanza delle sostanze cancerogene alle vasche di accumulo, mai entrate in funzione, probabilmente ne pregiudicano ogni possibilità di recupero. La Giunta guidata dal sindaco Pasquale Senatore, scomparso qualche anno fa, realizzò l’impianto grazie a un finanziamento statale di 20 miliardi di ex lire nei primi anni 2000. L’intervento avrebbe dovuto mettere fine alla grande sete che, ogni estate che passa, assale Crotone. La sete, anche a causa di una condotta colabrodo, è rimasta.

Invece, «per motivazioni non note a questa amministrazione», come scriveva un paio di anni fa il sindaco attuale, Enzo Voce, alla Regione Calabria, il serbatoio non è stato mai messo in funzione e negli anni ha subito danneggiamenti. I soliti ignoti, a più riprese, indisturbati, forse dopo aver raggiunto con camion e furgoni la collinetta, hanno “prelevato” varie attrezzature elettromeccaniche. Le condotte di alimentazione e di presa, essendo realizzate in acciaio e prive di protezione catodica, risultano in pessimo stato di conservazione. Il sindaco Voce quantificava in 1,5 milioni di euro la spesa necessaria per la messa in funzione del serbatoio che potrebbe contribuire ad alleviare i disagi della popolazione in seguito alle continue interruzioni della fornitura idrica alla rete comunale. E chiedeva alla Regione un finanziamento.


SOTTOSTIMA


Gli effetti legati all’accertata azione cancerogena dell’amianto sono rappresentati dal mesotelioma delle sierose, soprattutto pleurico, ma anche peritoneale, del pericardio e della tunica vaginale del testicolo e dal tumore polmonare, tumore della laringe e dell’ovaio. Nell’VIII rapporto nazionale Renam, il Registro nazionale dei mesoteliomi, si afferma che la Calabria (insieme a Molise e Sardegna) è tra le regioni in cui la rilevazione dei casi di tumore non può considerarsi esaustiva e ciò costituisce «un possibile elemento di sottostima del fenomeno».

Addirittura, al 23 gennaio scorso, data della pubblicazione del rapporto a cura di Inail, si affermava che nel Centro operativo regionale della Calabria, che ha sede presso l’Asp di Crotone, non c’era nessun addetto «in quanto il personale che afferiva al Cor una volta andato in pensione non è stato più sostituito nonostante le numerose richieste effettuate dal responsabile, Emilio Tallarigo, ai vari organi competenti». Ma questa è un’altra storia, che pone interrogativi inquietanti anche perché Crotone è area Sin (Sito d’interesse nazionale) per la mancata bonifica di 360mila tonnellate di scorie pericolose, contenenti tenorm e norm con e senza amianto, provenienti dalle fabbriche dismesse oltre 30 anni fa.

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