La mappa della bonifica
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Dopo il Comune e la Provincia anche la Regione ricorre al Tar per impugnando il decreto che consente lo smaltimento delle scorie della bonifica dell’area industriale nella discarica di Crotone
CROTONE – Lo aveva annunciato il sindaco di Crotone, Enzo Voce, al Quotidiano, il cui appello non è rimasto inascoltato. La conferma era venuta anche dall’apparato burocratico della Regione Calabria. Alla fine, la notizia che era nell’aria, anche se non scontata, l’ha data il presidente Roberto Occhiuto. «Dopo il Comune e la Provincia di Crotone anche la Regione Calabria impugnerà davanti al Tar il decreto con il quale il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica ha dato il via libera ad Eni Rewind (LEGGI LA NOTIZIA) per smaltire le scorie della bonifica dell’area industriale dismessa nella discarica Sovreco di Crotone», ha detto il governatore calabrese.
«La nostra decisione di ricorrere al Tar rappresenta un atto di rispetto nei confronti della comunità crotonese e dell’intero territorio calabrese», afferma Occhiuto. Del resto, «La Giunta ha recentemente modificato il Piano rifiuti della Regione, introducendo criteri estremamente rigidi e stringenti per l’apertura di nuove discariche e per l’ampliamento di quelle esistenti – Difendiamo la nostra scelta – ha precisato – per salvaguardare l’ambiente e per tutelare la salute dei cittadini».
BONIFICA DI CROTONE, LA REGIONE RICORRE AL TAR
Non era scontata, la decisione della Regione, perché il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, è esponente di lungo corso di Forza Italia, partito del quale Occhiuto è vice coordinatore nazionale. Ma la decisione del Ministero, che ordina con decreto di eliminare il divieto di smaltire le scorie in Calabria che è legge regionale, è giunta al termine della conferenza di servizi durante la quale Comune, Provincia e Regione si sono opposti alla scelta della multinazionale che alla fine è passata.
Il Ministero, infatti, approvando il progetto di Eni Rewind, impone alla Regione di modificare una prescrizione che era contenuta nel Paur, il provvedimento autorizzatorio unico regionale adottato dalla Regione nel 2019 e prorogato lo scorso luglio. Si tratta di poche righe in cui si stabilisce che «i rifiuti della bonifica non possono essere conferiti nel territorio della regione Calabria attesa l’assenza di volumi di abbanco sufficienti e disponibili». La Regione Calabria, dice il Ministero, «deve avviare il procedimento di modifica della predetta prescrizione entro 30 giorni» dalla notifica del decreto. Insomma, entro l’inizio di settembre. Durante la conferenza di servizi, la Regione, su richiesta del Ministero, aveva ritenuto di non dover intervenire sulla prescrizione del Paur. Decideranno i giudici.
Non ci sta neanche la Provincia di Crotone. Se il primo a intervenire era stato Voce, chiedendo peraltro le dimissioni del ministro Gilberto Pichetto Fratin e del commissario straordinario per la bonifica, Emilio Errigo, anche il presidente Ferrari aveva confermato l’analogo orientamento, annunciando ricorso al Tar.
LA PROVINCIA: «NON SIAMO SODDISFATTI DEL DECRETO DEL MINISTERO»
«Non siamo affatto soddisfatti del decreto emesso dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica perché alla Conferenza dei servizi avevamo espresso una serie di criticità, sia noi come Provincia, che il Comune di Crotone e la Regione Calabria – è la ulteriore precisazione del presidente Ferrari e del suo vice Fabio Manica in una dichiarazione congiunta – Nell’incontro a Roma, oltre ad evidenziare e sottolineare che la Provincia, allo stato, non ha ancora emesso alcuna certificazione di collaudo del POB Fase 1, noi avevamo già espresso un parere contrario rispetto allo stralcio e invece, adesso, ci troviamo con un decreto che, di fatto, chiude positivamente in maniera forzata la Conferenza dei servizi; con una serie di prescrizioni discutibili e soprattutto che non tengono conto della volontà degli enti territoriali».
Secondo Ferrari e Manica, «emerge chiaramente che tutta una serie di attività che potevano essere svolte non sono state svolte, una su tutte lo scouting e quindi la ricerca delle discariche all’estero. A tal proposito ci limitiamo, per ora, ad evidenziare che il Ministero ha prescritto ad Eni, entro 30 giorni, di avviare lo scouting e di chiuderlo entro 120 giorni. Come mai non è stato fatto in circa 4 anni? – si chiede la Provincia di Crotone – ed ora basterebbero 120 giorni?».
Ferrari e Manica trovano peraltro «discutibile la prescrizione alla Regione Calabria di rimuovere il vincolo Paur che prevedeva l’obbligo di trasferire i rifiuti fuori la regione».
IL PROBLEMA DEI RIFIUTI DELLA EX FOSFOTEC
Ma è appena il caso di ricordare che c’è una quota di rifiuti su cui il decreto non dice nulla. Mentre il dibattito impazza sulle circa 360mila tonnellate di rifiuti speciali che il Ministero ordina di smaltire presso la discarica del gruppo Vrenna nella località Columbra, in barba al divieto di smaltimento in Calabria emanato nel 2019 dalla Regione Calabria (presidente Oliverio), ancora non si sa molto sulle diverse tipologie di materiali contenute nella discarica ex Fosfotec e le concentrazioni di attività dei radionuclidi di origine naturale, dopo 70 anni di industrializzazione selvaggia e a oltre 30 dalla dismissione delle ex fabbriche e nonostante ben 37 sondaggi, le cui risultanze sono giudicate «insufficienti».
Lo dice L’Isin (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione) in uno degli allegati al verbale della Conferenza di servizi terminata col diktat del Ministero. Per accogliere quei rifiuti non ci sono, allo stato, discariche idonee in Italia.
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