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L'area della bonifica di Crotone

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Gli imputati di Glicine facevano “rete” per agevolare il gruppo Vrenna perché la discarica raddoppiata accogliesse le scorie della bonifica di Crotone


CROTONE – Il paradosso è che il ministero dell’Ambiente, costituitosi parte civile nel processo Glicine-Acheronte, ha ordinato di smaltire le scorie dei siti industriali dismessi di Crotone presso gli impianti di Sovreco, la mega discarica del gruppo Vrenna che il presunto comitato d’affari finito al centro dell’inchiesta della Dda di Catanzaro intendeva agevolare perché ottenesse il raddoppio dei volumi proprio per accogliere “i rifiuti della bonifica”. Una prospettiva che nei commenti veniva sottolineata con agghiaccianti risate da alcuni degli interlocutori sotto accusa. Almeno stando alla ricostruzione degli inquirenti.

Nei corposi fascicoli del maxi processo a carico di 100 imputati che prenderà il via tra settembre (rito abbreviato) e ottobre (rito ordinario) prossimi, sono trascritte anche conversazioni intercettate da cui emerge che gli imputati chiave avevano fiutato l’affare della bonifica e optavano per una soluzione che alla fine è stata quella indicata con un decreto del ministero dell’Ambiente, che impone di superare il divieto di smaltimento in Calabria delle scorie contenuto nel Piano regionale dei rifiuti. L’ex consigliere regionale Enzo Sculco, presunto dominus del comitato d’affari, l’ex parlamentare ed ex assessore regionale del Pd Nicola Adamo e Giancarlo Devona, segretario dell’ex governatore Mario Oliverio, ne parlavano durante una cena in un ristorante di Gizzeria. Il desiderio di Sculco era quello di fare “rete”, sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti, per agevolare i Vrenna.

BONIFICA D CROTONE E OPERAZIONE GLICINE; TONNELLATE DI RIFIUTI E RISATE

Siamo nell’aprile 2017. Sculco, in particolare, mette in luce che l’ex assessora regionale all’Ambiente Antonella Rizzo «si spende più di altri… Tant’è che fa fatica a permanere a Crotone la Rizzo adesso, in questo momento… La vede malissimo Crotone… lei si è spesa più di altri, si concede il raddoppio della discarica sempre per materiali nocivi e pericolosi a Vrenna, che aveva esaurito la discarica di Columbra, dove è stato concesso il raddoppio, esattamente per l’equivalenza… Un milione di tonnellate [ride] dei rifiuti che presumibilmente i tecnici ritengono da portare fuori dal sito industriale…». 

Sculco, ex ras della politica crotonese e non solo, vedeva lontano. «Io ho fatto assumere una posizione nel Comune… Noi non ce ne fottono dove portano i rifiuti, ma di sicuro il morto non può restare in casa… Che ora ti dico quali sono gli effetti negativi… Quindi a me non me ne fotte… Li portassero da Vrenna… Lo dobbiamo aiutare? aiutiamolo… Anche perché quest’ipotesi che i rifiuti restino a Crotone, non passa con l’opinione pubblica, ma nemmeno se arrivano i carabinieri, l’esercito…».

Il riferimento è alla mobilitazione che si sarebbe sollevata dinanzi alla prospettiva che le scorie restassero a Crotone. Anche se dopo la decisione del Ministero, arrivata nel primo fine settimana di agosto, non sembra ci sia stata una sollevazione popolare in una città intorpidita dall’afa. La notizia è stata accolta con un silenzio tombale, a parte l’annunciato ricorso al Tar del sindaco di Crotone, Enzo Voce, e poche altre voci di dissenso.

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CARABINIERI ED ESERCITO

Le analogie con l’attualità sono impressionanti. Sette anni fa Sculco, uno che conosce bene il polso del territorio, sosteneva che nemmeno con i carabinieri e l’esercito sarebbe stata accettata dalla città una simile prospettiva. Il commissario straordinario del governo per la bonifica, Emilio Errigo, che oggi difende a spada tratta la scelta del Ministero, ha chiesto l’aiuto dei carabinieri per l’individuazione di discariche fuori regione e ha scelto come base logistica della sua struttura l’incompiuta caserma dell’Esercito di Cutro, che avrebbe dovuto ospitare un reggimento di fanteria ed oggi è per lo più inutilizzata, mentre una decina di “Rambo” in mimetica vigilano il perimetro della zona militare. «I rifiuti non resteranno a Crotone», tuonava Errigo, che oggi, forte del supporto dei carabinieri e dell’esercito, sostiene che l’unica soluzione possibile è a Crotone.

«GUERRA CIVILE»

Sculco, inoltre, contestava la presa di posizione dell’assessora Rizzo che si era schierata per la “tombatura” dei rifiuti, attività consistente nel mettere in sicurezza l’area mantenendo il terreno inquinato.

«Noi faremo una guerra civile, se fanno un’altra discarica, ignorando che c’è già una discarica a Crotone, che è quella di Raffaele [Vrenna] e che ogni giorno scaricano venti autotreni di materiali nocivi e pericolosi che provengono da… chissà dove… la notte… non mi fare domande… solo la notte vengono… dopodiché io ho fatto impostare una linea all’amministrazione, per la quale sono convinto eh… dopo quasi venti anni, che noi ci stiamo tenendo il morto in casa, non è più concepibile che non si fa la bonifica, la bonifica si deve fare, due modi ci sono per fare la bonifica, tombatura o discarica, decidono i cittadini…».

Sculco invitava Adamo a non fargli troppe domande sull’«attività notturna» del gruppo Vrenna. Poi, a proposito del referendum popolare, qualora i cittadini di Crotone avessero scelto di avere la discarica, anche Adamo sarebbe stato concorde nel mantenere quella dei Vrenna già autorizzata.

La contrarietà era nei confronti del gruppo abbruzzese Maio e al progetto di una discarica nella località Giammiglione. Tanto più che lo stesso gruppo Vrenna era “contrarissimo” ai Maio, come spiegava Sculco ad Adamo.

BONIFICA DI CROTONE E OPERAZIONE GLICINE, LE “RISORSE” DA DIVIDERE

La conversazione poi verte sul denaro pubblico che doveva arrivare alla città di Crotone nel 2022. I due politici, alla presenza di Devona, delegato di Oliverio, vedevano in quella pioggia di contributi una buona occasione per dividere quelle “risorse”. Sculco: «quindi abbiamo il tempo, finalmente per pensare di utilizzare queste risorse…». Adamo: «vabbè non parliamo più di questo… mi prende l’ansia… non ne usciamo più… il quadro ce lo abbiamo più o meno chiaro, va definito nel senso che… lì non c’hai solo la città, c’è un sistema territoriale che è quello provinciale».

Nel prosieguo, Sculco ragiona sulle modalità della bonifica, evidenziando quali fossero le migliori soluzioni, dalla rimozione delle terre e rocce inquinate al successivo invio in discarica. Come se fosse in quel ristorante di Gizzeria il centro decisionale.

OPERAZIONE GLICINE, LE DIMENSIONI DELL’”AFFARE” SULLA BONIFICA DI CROTONE

Secondo l’accusa, il presunto comitato d’affari aveva fiutato l’affare della bonifica. Per avere un’idea delle dimensioni dell’“affare”, basti pensare che nella Conferenza dei servizi del 26 giugno scorso è stato deciso il trasferimento di 760mila tonnellate di rifiuti pericolosi. La parte più pericolosa, circa 360mila tonnellate, saranno smaltite nella discarica nella località Columbra, secondo quanto disposto dal ministero dell’Ambiente. Il primo stralcio del complessivo progetto di bonifica approvato dal Ministero consente l’immediata rimozione di circa il 70 per cento dei rifiuti (pari a circa 760 kton) dei volumi complessivi (circa 1050 kton).

TRAFFICO DI RIFIUTI

Uno dei centri decisionali, però, non era a Gizzeria ma alla Cittadella della Regione Calabria. I Vrenna erano di casa in Regione. E l’ex dirigente generale del Dipartimento della Presidenza della Regione Calabria Domenico Pallaria era di casa al resort Praialonga, ospite di Raffaele Vrenna.

Un capitolo dell’inchiesta ruota attorno alla gestione del ciclo dei rifiuti in Calabria e ai rapporti tra esponenti politici, in quel momento al governo della regione, e gli imprenditori Gianni e Raffaele Vrenna, rispettivamente presidente ed ex presidente del Crotone calcio.

Traffico illecito di rifiuti è l’accusa, e, oltre ai Vrenna, ne rispondono l’ex assessora regionale all’Ambiente Antonietta Rizzo e l’ex governatore Oliverio ma anche Domenico Pallaria, Orsola Reillo e Antonio Augruso, all’epoca dei fatti dirigenti del dipartimento Ambiente della Regione.

E VOTO DI SCAMBIO

Non finisce qui, perché per violazione della legge elettorale sono imputati, oltre all’ex assessora Rizzo, anche Massimo Paolucci, candidato al Parlamento europeo nel maggio 2019, e Gianni Vrenna nella qualità di titolare di quote di Sovreco.

Quindi Sculco ragionava sui fondi per la bonifica e per l’intervento di riqualificazione denominato Antica Kroton. Ma questa è un’altra storia, raccontata in una fitta serie di capi d’imputazione. Il ministero dell’Ambiente affiancherà l’accusa nel processo.

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