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Dopo l’allarme per la tubercolosi bovina, un’altra emergenza veterinaria scuote il crotonese: la brucellosi, 60mila pecore su un patrimonio di 70mila sono “smarrite”, Dop a rischio per il pecorino crotonese. Sospetti infossamenti per evitare i costi di smaltimento di capi infetti
CROTONE – Potrebbe essere a rischio la certificazione Dop per il pecorino crotonese. L’allarme è per la brucellosi che sembrava debellata ma ancora persiste. Su un patrimonio di 70mila ovini, 60mila sono le denunce di smarrimento. L’ipotesi ritenuta più concreta è che per evitare i costi di smaltimento delle carcasse degli animali infetti, 100 euro a capo, le pecore malate vengano lasciate morire da alcuni (tanti) allevatori e seppellite abusivamente.
Almeno questo è quello che è emerso durante una riunione svoltasi all’Asp di Crotone alla quale hanno partecipato il commissario Antonio Brambilla e il dirigente regionale del Settore veterinario, Giorgio Piraino. Sotto torchio la dirigente dell’area A del settore veterinario, Angela Cirillo, che ha competenze in materia di sanità animale e, da quanto è stato possibile apprendere, a riunione terminata ha detto che il suo ufficio sta per essere commissariato. Forse è proprio l’escalation di denunce di smarrimento che potrebbe spiegare perché la provincia di Crotone risulti attualmente indenne dalla brucellosi. Ma un altro elemento balzato all’attenzione degli addetti ai lavori è che moltissimi capi non siano neanche censiti.
ALLARME BRUCELLOSI, SMARRITE 60MILA PECORE SU UN PATRIMONIO DI 70MILA
Intanto, sono davvero troppi quelli smarriti nella banca dati. E l’area A del Servizio veterinario dell’Asp finisce nella bufera. Non solo non si è riusciti a debellare la Tbc bovina che quest’anno, per la prima volta, potrebbe determinare il divieto di transumanza. Rispunta anche l’emergenza brucellosi.
la migrazione stagionale del bestiame dai pascoli di pianura a quelli della Sila potrebbe essere vietata dall’Asp pitagorica. Da un audit ministeriale svoltosi alla presenza di Marco Tamba, referente per la Tbc bovina dell’Istituto zooprofilattico, è emerso che il 2,80 per cento del patrimonio zootecnico su cui hanno competenza i veterinari dell’Asp è colpito dalla Tbc bovina.
Ma basterebbe superare la soglia del 2 a far scattare il divieto che non riguarderà i soli capi infetti ma si estenderà a tutti gli allevamenti per evitare l’espandersi della patologia. Da quanto è stato possibile apprendere, si va verso un commissariamento da parte della Regione Calabria poiché il Servizio veterinario dell’Asp non è stato finora in grado di debellare l’epidemia, non attuando i protocolli operativi previsti dal piano di eradicazione. In buona sostanza, non viene messa in pratica una circolare della Regione del 14 giugno scorso con il conseguente intensificarsi della diffusione del contagio che persiste dal 2019, senza che sia stata mai compiuta un’indagine epidemiologica. Sempre dall’audit, è venuto fuori che una ventina di veterinari in servizio all’Asp di Crotone non bastano per contrastare un’emergenza così grave e che è necessario un potenziamento.
GLI ALLEVATORI IN ALLARME INVOCANO INTERVENTI E CHIEDONO UNA DEROGA PER LA TRANSUMANZA
La notizia diffusa nei giorni scorsi dal Quotidiano ha messo in allarme gli allevatori. Un centinaio si sono riuniti nella sala consiliare del Comune di Crotone ma non si sono presentate le associazioni di categoria né i veterinari. La dirigente Cirillo al sindaco Enzo Voce ha detto che non aveva fatto in tempo a farsi autorizzare dal commissario dell’Asp, Antonio Brambilla. Quest’ultimo si è precipitato in Municipio soltanto quando gli ha telefonato il presidente della Provincia, Sergio Ferrari, per chiedergli di ascoltare il grido d’allarme del comparto, che chiede una deroga alla legge e una transumanza in sicurezza anche per gli allevamenti in cui sono stati individuati capi infetti. Ma l’organizzatore della riunione, Pietro Megna, aveva informato da tempo i vertici dell’Asp e aveva invitato anche i veterinari.
LA GRANA DELLE PECORE SMARRITE E LA PIAGA DELLA BRUCELLOSI
Non c’è soltanto la grana delle mucche, per il commissario Brambilla, che non è un veterinario ma un medico ed ha assunto la responsabilità della comunicazione dell’Asp anche in materia di sanità animale. C’è anche la grana delle pecore. Che forse è ancora più rognosa perché potrebbe mettere a rischio una produzione d’eccellenza in una zona che comprende numerosi comuni nelle province di Crotone, Catanzaro e Cosenza e che ha il suo epicentro nel Marchesato.
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