Bovini durante la transumanza in Calabria
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È allarme nel crotonese per l’impennata di casi di tubercolosi bovina, l’Asp potrebbe vietare la migrazione stagionale del bestiame dai pascoli di pianura a quelli della Sila: transumanza a rischio
CROTONE – La transumanza è a rischio per un’impennata di casi di Tubercolosi bovina. Sono una cinquantina i focolai nelle aziende zootecniche del Crotonese. Ecco perché quest’anno la migrazione stagionale del bestiame dai pascoli di pianura a quelli della Sila potrebbe essere vietata dall’Asp pitagorica. Per la prima volta. Dall’audit ministeriale svoltosi nei giorni scorsi alla presenza di Marco Tamba, referente per la Tbc bovina dell’Istituto zooprofilattico, è emerso che il 2,80 per cento del patrimonio zootecnico su cui hanno competenza i veterinari dell’Asp è colpito dalla Tbc bovina.
Ma basterebbe superare la soglia del 2 a far scattare il divieto che non riguarderà i soli capi infetti ma si estenderà a tutti gli allevamenti per evitare l’espandersi della patologia. Da quanto è stato possibile apprendere, si va verso un commissariamento da parte della Regione Calabria poiché il Servizio veterinario dell’Asp non è stato finora in grado di debellare l’epidemia, non attuando i protocolli operativi previsti dal piano di eradicazione. In buona sostanza, non viene messa in pratica una circolare della Regione del 14 giugno scorso con il conseguente intensificarsi della diffusione del contagio che persiste dal 2019, senza che sia stata mai compiuta un’indagine epidemiologica. Sempre dall’audit, è venuto fuori che una ventina di veterinari in servizio all’Asp di Crotone non bastano per contrastare un’emergenza così grave e che è necessario un potenziamento.
TURBERCOLOSI BOVINA NEL CROTONESE, I PROBLEMI DELL’ERADICAZIONE
Ma uno dei motivi più gravi per i quali il piano di eradicazione non viene attuato, e che contribuisce ad aggravare ulteriormente un quadro già preoccupante, sarebbe la resistenza di alcuni allevatori a sottoporre il bestiame al test del gamma interferone per l’individuazione dei capi infetti. Spesso si rende necessario l’invio dei carabinieri insieme ai veterinari dell’Asp. In questo contesto, si è registrato, nei mesi scorsi, un caso di sospetta Tbc bovina contratta dal dipendente di un’azienda segnalato all’autorità giudiziaria il pascolo abusivo verso la Sila di un allevamento infetto.
Cataldo Librandi, sindaco di Crucoli, il centro più a nord del Crotonese, al confine con la provincia di Cosenza, ha scritto al presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, per denunciare la preoccupazione degli allevatori dopo l’abbattimento di nove capi. Si teme un’epidemia nel circondario e si chiedono misure eccezionali per fronteggiare il contagio. Il sindaco Librandi sollecita un incontro urgente tra i vertici del Settore veterinario della Regione e quelli dell’Asp di Crotone con i titolari degli allevamenti per l’adozione di provvedimenti omogenei. Il sindaco Librandi chiede la sospensione dei test, misura a suo avviso insufficiente, si interroga sul perché la provincia di Cosenza risulti indenne dal contagio e chiede che sia informata anche la Prefettura bruzia.
LA DENUNCIA DI LIBRANDI PER I CONTROLLI NEL COSENTINO
Nella sua missiva, Librandi segnala che nel territorio di Crucoli pascolano bovini provenienti dalla provincia di Cosenza, chiede le stesse procedure di controllo nel Cosentino e chiede anche che siano informate le aziende che movimentano il bestiame verso il territorio di Crucoli ed i centri limitrofi di Cariati, Terravecchia e Scala Coeli della provincia di Cosenza, e di Umbriatico e Cirò della provincia di Crotone.
Non ci sta Michele Colucci, presidente regionale dell’Ara. «Il sindaco Librandi è un’ottima persona ma ha ceduto alle pressioni di alcuni allevatori che si oppongono al test e preferiscono rivolgersi alla politica piuttosto che all’autorità sanitaria, all’istituzione regionale e alle associazioni di categoria che compongono il tavolo tecnico che sta tentando di attuare i protocolli», dice Colucci al Quotidiano. «Certo, un sindaco può accelerare, ma noi stiamo facendo il nostro lavoro». Colucci aveva peraltro denunciato, nel corso di un convegno organizzato nel giugno scorso, l’escalation di casi di Tbc nel Crotonese. «A giorni ci contatterà il dirigente del Settore veterinario regionale, Giorgio Piraino, che ci comunicherà le linee guida», annuncia Colucci.
TUBERCOLOSI BOVINA NEL CROTONESE, IL DANNO PER GLI ALLEVATORI
Ma intanto il danno per gli allevatori è enorme. La ricaduta in termini di mancato reddito è del 30 per cento. Ecco perché l’Ara chiede di innalzare l’indennizzo per il riacquisto dei capi abbattuti. Alcuni veterinari durante i controlli hanno visto i titolari in lacrime dopo essere stati costretti ad abbattere 70 su 100 capi, con un danno di circa 70mila euro. «Se non vendi un vitello – dice un allevatore – non incassi, l’animale comincia a deprezzarsi, ma intanto spendi per farlo crescere. Un sacco di mangime costa 120 euro, se ne consuma uno al giorno, senza contare gli altri costi, dall’acqua al gasolio ai trattori».
La transumanza, dunque, quest’anno non si farà. Sembra quasi certo, anche se si attende il verbale ufficiale dell’audit. A meno che la Regione non faccia forzature. Ma si ritroverebbe contro i veterinari pronti a bocciare le pratiche, in un contesto, ormai, di gravità eccezionale.
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