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Peschereccio ormeggiato nell’area interdetta ma non segnalata

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CROTONE – Della serie “forse non tutti sanno che…”. Anzi, non lo sapevano manco gli addetti ai lavori, con la conseguenza che sulle tavole degli italiani potrebbero essere finiti spaghetti alle vongole radioattive.

Dal luglio scorso un’area demaniale marittima portuale lunga 450 metri e larga tre, nelle immediate vicinanze di due banchine del porto commerciale, è stata interdetta per radioattività ma tanti operatori hanno continuato a lavorarci perché manca la relativa segnaletica.

Perfino i titolari dei pescherecci d’altura – che non potrebbero farlo in zona commerciale – hanno continuato a ormeggiare là le loro imbarcazioni scaricando cassette e cassette di pesce potenzialmente radioattivo, quello che in genere viene spedito a Napoli.

Ma a repentaglio non è stata messa soltanto la salute dei consumatori in quanto da anni tutta una comunità portuale fatta di spedizionieri, operai delle imprese del comparto e agenti marittimi è esposta al pericolo radioattivo.

L’ordinanza del commissario straordinario dell’Autorità portuale di Gioia Tauro, Andrea Agostinelli, è stata pubblicata a suo tempo sul sito Internet dell’ente sulla scorta di un resoconto dell’Arpacal che conferma la presenza di radionuclidi nell’area.

«Presso la banchina 14 si è registrata un’anomalia radiometrica nonché un incremento significativo del fondo ambientale dovuto alla presenza di residuo e/o prodotto fosfatico contenuto in un big bag immediatamente sottoposto a confinamento», avvertiva a giugno l’Arpacal, che pertanto prescriveva disposizioni di protezione dalle radiazioni.

Indicazioni subito recepite dall’Authority che ha ordinato limitazioni dell’utilizzo del piazzale portuale a tutela della pubblica e privata incolumità, vietando l’accesso e la sosta di persone nell’area in cui è stata rilevata la presenza di radionuclidi.

Ma, a quanto pare, non è stata notata da alcuno la benché minima segnaletica atta a evidenziare il divieto d’accesso nonché il potenziale pericolo connesso con lo stato dell’area il cui posizionamento è imposto dalla stessa ordinanza.

Anche ieri, se qualcuno avesse voluto voglia di fare una passeggiata da quelle parti, avrebbe realizzato che non c’è alcun cartello, come attestano foto e video di cui il Quotidiano è in possesso.

Insomma, l’ordinanza è in vigore da sei mesi ma si è continuato ad operare quotidianamente nel sito, secondo alcune testimonianze, come se nulla fosse. Né, che se ne sappia, sono state adottate sanzioni contro i trasgressori.

Ma, quello che forse è ancora più grave, constatata anche ieri la presenza di pescherecci, il pericolo potrebbe essersi riverberato anche ai danni dei consumatori.

In una città di mare si pesca e si mangia tanto pesce, specie d’estate. Ai crotonesi e non solo tocca incrociare le dita.

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