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Il commissario dell’Asp di Crotone lamenta ritardi nei pagamenti alle strutture accreditate per l’assistenza domiciliare


CROTONE – «L’Uneba è a conoscenza del fatto che l’Asp ha chiesto formalmente alla Regione di saldare le prestazioni effettivamente svolte dai soggetti accreditati nell’annualità 2023 e rendicontate a livello centrale. Ad oggi non è giunta alcuna risposta alla richiesta inviata dalla direzione dell’Asp alla struttura commissariale». Il commissario dell’Asp, Antonio Brambilla, scarica sulla Regione Calabria i ritardi nei pagamenti di 600 prestazioni di assistenza domiciliare integrata (Adi) che, in provincia di Crotone, vengono erogate giornalmente in assenza di contratti.

E mentre gli operatori privati anticipano i costi e sono allo stremo avendo esaurito il budget, scoppia un’altra grana, perché i tagli comportano il declassamento del servizio. Sul Quotidiano di ieri abbiamo raccontato la storia di una famiglia devastata, ma i malati che si sentono abbandonati sono molti altri. A loro Brambilla dice che l’Asp fa addirittura di più del dovuto. «L’Adi sta proseguendo e si è già vicini all’obiettivo definito dal Pnrr (ovvero il 10% di soggetti over 65 anni assistiti a domicilio nell’anno).

Da evidenziare, però, che qualche soggetto erogatore sta fornendo assistenza senza seguire alcune indicazioni date dall’azienda, anche erogando più di quello per cui è stato accreditato. Bisogna tener conto anche che l’Asp di Crotone ha superato il target assegnato dalla Regione nel 2023, segno di una sensibilità particolare nei confronti dei soggetti fragili della provincia». Brambilla però non accenna al fatto che i Lea stabiliscano 1500 prestazioni Adi nel Crotonese e che i fondi Pnrr avrebbero dovuto contribuire a raggiungere quell’obiettivo.

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E se Uneba segnala che il depotenziamento del servizio sta avvenendo in assenza di pareri dei medici di famiglia e di quelli delle strutture accreditate, Brambilla replica affermando che «arrivano anche proposte di proroga non motivate con cognizione e precisione, oltre a richieste di livelli di alta intensità non giustificati. Fondamentali, quindi, il controllo e la valutazione di appropriatezza dei rinnovi e dei livelli assistenziali di Adi».

Nel centro direzionale “Il granaio”, annuncia Brambilla, «si sta lavorando per mettere ordine anche in questo ambito e per fare le cose meglio rispetto a quanto fatto in passato, anche in vista del fatto che dopo il 2025 verranno a mancare le risorse Pnrr e si dovrà sopperire alle esigenze dei pazienti solo con risorse del bilancio regionale». È appena il caso di ricordare che le strutture operanti presso l’Asp di Crotone sono accreditate in data anteriore rispetto a quelle di Cosenza, che, pur avendo ricevuto l’accreditamento a fine anno 2023, nei primi mesi del 2024 hanno ottenuto la contrattualizzazione grazie ai fondi del Pnrr.

«Per il 2024 – è l’autodifesa di Brambilla – i soggetti erogatori hanno richiesto all’Asp un incremento notevole delle risorse, rispetto al budget stabilito per il 2023. È necessario quindi trovare un punto di equilibrio tra la domanda e le risorse effettivamente disponibili. Per il 2023, invece, l’azienda pitagorica ha già effettuato un’importante operazione di riconversione di risorse destinate ad altre funzioni verso l’Adi. In quanto è riconosciuta l’erogazione molte più prestazioni di quelle previste, che richiedono quindi maggiori risorse rispetto alle somme stanziate inizialmente. Una volta chiuso il 2023, si proporrà il contratto per il 2024, ma questo gli erogatori lo sanno bene».

Eppure il decreto legge 77/2021 convertito dalla legge 108/2021 stabilisce, fatta salva l’erogazione della totalità delle risorse 2022, per il 2023 l’erogazione del 50% delle risorse e, a titolo di anticipazione, del 50 per cento delle risorse 2024. Di fatto, Brambilla ammette che le strutture non sono pagate.

Sul caso interviene il coordinatore provinciale di FdI, Michele De Simone. «Il legittimo confronto tra l’Asp di Crotone e le Strutture accreditate non può ricadere sugli utenti finali, ovvero i cittadini, ed in questo caso su persone fragili e sui loro familiari. In tutti i comuni della nostra provincia, ma ancora di più nelle zone più interne, la mancanza di assistenza domiciliare, o una sua riduzione consistente, aggravano le difficoltà dei malati ma anche dei familiari.

La questione – sostiene FdI – deve essere affrontata e risolta al più presto, vista appunto la delicatezza della posta in gioco e viste le implicazioni sanitarie, sociali ed anche economiche che una mancanza o una riduzione consistente del servizio potranno avere sul territorio. E proprio per questo ho investito della vicenda i rappresentanti istituzionali del partito – annuncia De Simone – che anche se non appartengono al nostro territorio, non faranno mancare il loro supporto su questa vicenda così delicata. Confidiamo – conclude – nel buon senso di tutte le parti in causa, affinché sia garantito il diritto alla salute e all’assistenza».

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