Il Marrelli Hospital
4 minuti per la letturaCROTONE – Il Marrelli Hospital torna ad incalzare la Regione per l’impossibilità, di fatto, di fornire assistenza ai cittadini crotonesi, e non solo, pur essendo in possesso, dal 2016, di «un reparto di medicina Nucleare, regolarmente autorizzato con due Gamma camera e di una Pet/Tc di ultima generazione, la più performante delle macchine calabresi, una delle migliori in Italia».
La famiglia Marrelli, si legge in una nota «ha deciso di fermare definitivamente il servizio fino a quando la Regione Calabria e l’Asp di Crotone non riconosceranno tali prestazioni “utili” alla popolazione del territorio, rientrante nei Lea e dunque erogabili con il sistema sanitario nazionale. Fino ad allora, il team di medicina nucleare del Marrelli Hospital sarà destinato ad altra attività. È un paradosso, ma purtroppo è una pura realtà. Abbiamo chiesto al sindaco della città di darci una mano. Abbiamo chiesto a tutti i sindaci del territorio di Crotone di venirci in supporto. Poi adesso abbiamo chiesto al presidente della regione di occuparsi della problematica. Purtroppo non è arrivato alcun riscontro».
I pazienti, in realtà, non mancano, come dimostrano le numerose richieste, ma il problema è che, nonostante i molti solleciti, ad oggi Crotone non è inserita «nel Piano regionale delle Pet (Dca 56/2015), che ormai risulta superato e decisamente obsoleto. Il piano regionale ad oggi prevede solo tre Pet (Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria) dove Crotone e la costa ionica sono completamente escluse».
I dati evidenziati all’interno del Dca – continua la nota del Marrelli – «ammettono una incapacità delle strutture pubbliche di coprire tutto il fabbisogno regionale già nel 2015. Ad oggi il Dca ed i dati all’interno risultano ampiamente superati e non adeguati ai reali fabbisogni della Calabria». I dati forniti nello stesso Dca per l’anno 2013, relativi alle prestazioni di specialistica ambulatoriale, indicano «un numero totale di Pet effettuate dagli assistiti residenti in regione Calabria pari a 4.377, di cui 1.547 eseguite in Regione e 2.830 in strutture extraregionali. Ma questi dati non tengono in considerazione il fabbisogno reale e soprattutto le prestazioni che i pazienti cono costrette a fare a pagamento (non avendo un Ssn che li garantisce) o peggio ancora i pazienti che rinunciano a fare i controlli perché i centri portano lunghe liste di attese o sono irraggiungibili».
Da anni, i rappresentanti del Marrelli hospital chiedono che venga accreditata una Pet a Crotone, «senza costi pubblici perché la struttura e l’apparecchiatura è già perfettamente in funzione, in modo da consentire ai crotonesi ed ai pazienti del litoraneo ionico e a quelli che ne hanno bisogno di usufruire di un presidio salvavita».
In termini di proporzioni, «il 4,9% dell’intera popolazione Italiana riceve assistenza e cure per patologie neoplastiche; (dati Airtum – Associazione italiana registri tumori, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità)». Vengono citati, poi, anche dati. «In Calabria – continua la nota – mediamente i nuovi casi in un anno sono circa 13.200 nuovi casi di tumore, (663/100.000 abitanti) circa 6 casi ogni 1.000 persone. Considerato che per ogni malato di tumore necessita almeno una Pet/Tc ogni anno (dato sicuramente sottostimato) e dunque valutato che per l’anno 2020 la stima di ammalati di cancro per la Calabria si assesta su circa 13.200 nuovi casi attesi, con un conseguente fabbisogno annuo di 13.200 prestazioni Pet/Tac».
A ciò si aggiunga, poi, che «sono almeno 5.300 prestazioni Pet/Tc per i pazienti in cura e seguiti nei follow-up fino a 5 anni» e che «almeno 1.000 prestazioni di Pet/Tc necessitano in aggiunta, pari al 10% del fabbisogno in considerazione delle patologie degenerative cerebrali legate al morbo di Alzheimer e alle patologie cardiache. Per un totale di almeno 19.500 prestazioni di Pet/Tc ogni anno. Valutato che ad oggi le macchine presenti in Calabria eseguono un massimo di 1.500 prestazioni/anno (1.500 prestazioni ogni macchina) si fa presto a fare i conti e soprattutto di quanto siamo lontani dai Lea e dalle esigenze reali dei pazienti calabresi».
Sempre secondo Airtum «per l’anno 2020 la stima di ammalati di cancro per la Calabria si assesta su circa 13.000 nuovi casi, con un conseguente fabbisogno annuo di almeno 15.000 prestazioni Pet/Tc. Valutato che ogni attrezzatura di quelle esistenti in Calabria assorbe una media di 1500 prestazioni (su 250 giornate lavorative per 8 ore di funzionamento al giorno) il fabbisogno regionale dovrebbe essere di almeno 10 macchine pet/tc, invece ne sono presenti solo tre ovvero meno della metà di quelle necessarie, pertanto ben al disotto dei fabbisogni regionali».
Un altro aspetto sottolineato è che dai dati nazionale si evince che «il 60% dei pazienti oncologici calabresi scappa dalla Calabria. Dati peraltro certificati dall’Agenas che ha confermato che nel 2019 in Calabria sono stati effettuati oltre 5 mila ricoveri extraregionali a livello chirurgico-oncologico, facendo salire l’indice di fuga al 2,8%. E poi leggiamo che tanti calabresi sono costretti ad andare a fare la Pet in regioni vicine come la Campania, e peraltro si tratta di strutture private/convenzionate».
Il Marrelli Health ha presentato una ultima istanza il 26 maggio 2020, senza risposta. «La Pet potrebbe completare il lavoro che egregiamente la struttura sta portando avanti sui malati oncologici, sia con il reparto di diagnostica, che di chirurgia che di radioterapia. L’auspicio è che il piano delle Pet/Tc regionali – conclude la nota – possa urgentemente essere rivisto e la nostra istanza possa essere portata velocemente a conclusione, con esito positivo».
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