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CATANZARO – L’emergenza coronavirus sta creando proteste e richieste di intervento anche nelle carceri calabresi, dove i detenuti da una parte e la polizia penitenziaria dall’altra chiedono risposte per garantire la salute di tutti.
I detenuti della casa circondariale di Crotone hanno intrapreso lo sciopero della fame per segnalare alle autorità competenti il loro disagio ed esprimere preoccupazione per l’evolversi del contagio all’interno delle carceri, lamentando quindi l’assenza di misure sufficienti a scongiurare eventuali pericoli di contagio ed evidenziando una situazione di sovraffollamento che non consente il rispetto delle distanze di prevenzione.
L’avvocato Federico Ferraro, garante comunale dei detenuti, ha ricevuto una lettera dei detenuti, indirizzata anche al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, al garante nazionale dei diritti dei detenuti Mauro Palma, al Tribunale di Sorveglianza, al prefetto di Crotone Tiziana Tombesi ed alla direttrice del carcere Caterina Arrotta.
I detenuti hanno sottolineato che «si è deciso di mettere in atto una pacifica protesta per segnalare il nostro disagio e sollecitare altresì l’invio di mascherine e disporre quanto prima il tampone obbligatorio per i nuovi giunti e gli operatori esterni». Ricevuta la missiva, il garante Ferraro nella giornata di oggi ha tenuto un primo colloquio in videochiamata tra con alcuni detenuti in rappresentanza di tutta la popolazione carceraria al fine di rasserenare gli animi e comprendere i singoli motivi di doglianza. Ferraro, quindi, si è attivato per rendere nota la situazione alle locali autorità di pubblica sicurezza ed è in contatto con il garante regionale e con l’ufficio del garante nazionale che seguono con attenzione l’evolversi della situazione.
Interventi urgenti nelle case circondariali sono stati sollecitati dal Garante regionale delle persone detenute, Agostino Siviglia in una lettera alla presidente della Giunta regionale, Jole Santelli e a Saverio Cotticelli, commissario per il Piano straordinario di rientro nel settore della Sanità.
«E’ necessario un urgente reclutamento di personale infermieristico – ha scritto Siviglia – allo scopo del completamento orario di specialistica psichiatrica e psicologica presso il carcere di Arghillà».
Nella lettera, recapitata anche alla sub-commissaria, Maria Crocco, al direttore generale del dipartimento Salute della Regione Calabria, Antonio Belcastro, alla Commissione straordinaria dell’Asp reggina; al direttore sanitario dell’Asp Antonio Bray, al Provveditore regionale del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria), Liberato Guerriero; al direttore dell’istituto penitenziario “Panzera” di Reggio Calabria, Antonio Tessitore, al coordinatore sanitario del plesso carcerario di Arghillà, Nicola Pangallo, ai dirigenti sanitari dell’Asp di Reggio e al presidente del Tribunale di Sorveglianza di Reggio Calabria, Vincenzo Pedone, Siviglia precisa che nonostante le richieste avanzate in precedenza, «ancora oggi non risultano essere state adottate le misure di cui sopra. Si rappresenta, infine, l’assoluta necessità di garantire a tutto il personale operante presso tutti e dodici gli Istituti penitenziari della Calabria, la fornitura dei dispositivi di protezione individuale sia per quanto riguarda il personale di polizia penitenziaria sia per quello amministrativo, medico e infermieristico, che quotidianamente presta il proprio servizio professionale all’interno del sistema penitenziario calabrese».
Il garante ha anche sollecitato «l’opportunità di fare i tamponi, ove necessario, in particolare, per il personale penitenziario e sanitario operante in carcere. Nel restare disponibile per tutte le interlocuzioni istituzionali che si renderanno necessarie ai fini dell’immediato intervento richiesto».
Dal canto suo, il provveditore del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria in Calabria, Liberato Guerriero, ha scritto, tra gli altri, alla presidente Santelli e al commissario Cotticelli affinché siano eseguiti i tamponi a tutto il personale dell’amministrazione penitenziaria per «preservare dal contagio le comunità penitenziarie». Una richiesta che è stata promossa, nella stessa direzione, anche dal Sappe, il Sindacato autonomo della polizia penitenziaria attraverso una nota a firma del segretario regionale Damiano Bellucci.
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