L'ospedale di Mesoraca
3 minuti per la letturaMESORACA (CROTONE) – La struttura è imponente: quattro piani attrezzati di tutto punto, un’ampia zona parcheggio, mobili, ascensori perfettamente funzionanti. Benvenuti in quello che doveva essere l’ospedale di Mesoraca e che, dopo milioni di euro spesi, rimane un immobile adibito in parte a servizi dell’Azienda sanitaria provinciale di Crotone e al punto di emergenza per la postazione del 118.
Un emblema della sanità calabrese, ma anche un simbolo delle illogicità che per anni hanno rappresentato la gestione di un sistema che oggi collassa sotto la scure delle emergenze legate al Covid-19. Proprio questa emergenza sanitaria ha rilanciato il tema di strutture adeguate per accogliere pazienti e supportare i presidi Hub e Spoke attualmente attivi.
Negli anni, fiumi di denaro sono stati sperperati per costruire presidi ospedalieri in ogni angolo della regione, ma il “Campizzi” non è mai entrato in funzione. Eppure, quarant’anni dopo la sua realizzazione tutto è perfetto, al punto da fare invidia persino a tanti ospedali regolarmente aperti in Calabria.
Questa non è la classica “cattedrale nel deserto”, perché le potenzialità per creare un centro di eccellenza ci sono tutte. L’Alto Marchesato è un’area vasta, con migliaia di abitanti, paesi importanti anche in termini di numero di residenti e una viabilità non facile in caso di emergenze. Il futuro guarda verso la nuova statale 106 che, secondo l’ultima ipotesi, avvicinerebbe quest’area con un tracciato che dovrebbe salire proprio verso la parte alta del Crotonese.
Ad accendere i riflettori, dopo anni di silenzi alternati a promesse rimaste vane, è stato un gruppo di cittadini che si è riunito nel Comitato cittadino ospedale di Mesoraca. In pochi giorni sono state raccolte oltre un migliaio di firme, grazie anche ad una campagna social di sensibilizzazione. L’obiettivo dichiarato è quello di mettere definitivamente a norma la struttura e aprire un presidio ospedaliero importante per tutto il comprensorio. Gli investimenti, davanti ad una struttura in ottimo stato, non sarebbero ingenti e, comunque, potrebbero essere giustificati ampiamente con un servizio di prima necessità.
«Potrebbe dare tantissimo ai nostri territori abbandonati – affermano i promotori del Comitato – con un contributo rilevante per tutto l’Alto Marchesato. Un presidio cosi non può essere lasciato al totale abbandono, mentre non solo si potrebbero ridurre i tempi di arrivo al pronto soccorso, ma si potrebbero creare nuovi posti di lavoro per tutto il circondario».
Per l’imponente struttura di Mesoraca non si pensa alle consuete rivendicazioni esagerate o esasperate di un territorio, ma c’è la consapevolezza di essere in grado di ragionare in termini concreti e vantaggiosi anche per la pubblica amministrazione e per le casse del sistema sanitario.
Davanti ai quattro piani allestiti di tutto punto e ben curati, sono passate promesse e delibere. Politici con atti sotto braccio che prevedevano investimenti importanti, consapevoli del valore di questa struttura. Anche il sogno di una Casa della salute, con un finanziamento stabilito dalla Giunta regionale nel 2007 per un importo di 1,5 milioni di euro, è rimasto tale. Eppure, la pandemia di questi giorni ha dimostrato tutte le debolezze del sistema sanitario calabrese e questa struttura di Mesoraca sarebbe stata una possibile ancora di salvezza.
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