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Matteo Salvini con Giorgia Meloni durante il Consiglio dei Ministri svoltosi a Cutro il 9 marzo scorso

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Quando a marzo Salvini venne a Cutro per il Consiglio dei ministri sulla tragedia dei migranti naufragati promise che la caserma sarebbe stata riconvertita, come aveva già fatto nel 2021

CUTRO (CROTONE) – L’”inaugurazione” in pompa magna, con tanto di Fanfara dell’Esercito, è avvenuta ieri mattina ma è dal 14 settembre scorso che nove classi dell’istituto comprensivo Di Bona occupano i piani terra di tre delle nove palazzine, per il resto completamente vuote, della caserma militare, la più grande opera incompiuta della Calabria frutto di uno spreco di 20 milioni di euro già finito al vaglio della Corte dei Conti (che però ha archiviato il procedimento).

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Alla presenza del comandante regionale dell’Esercito, il colonnello Giovambattista Frisone, della vicepresidente della Giunta regionale, Giusi Princi, della prefetta di Crotone, Franca Ferraro, e delle massime autorità provinciali, è stata formalizzata la consegna temporanea di alcuni spazi del mega insediamento militare mai entrato in funzione all’istituto scolastico la cui sede nella centralissima piazza Di Bona è interessata da interventi per l’efficientamento energetico.

Il Comune, che negli anni scorsi ha ottenuto un finanziamento di 2,4 milioni, ha consegnato nei mesi scorsi l’edificio di piazza Di Bona sgomberato all’impresa reggina Item srl, aggiudicataria dell’appalto. Ecco perché il sindaco, Antonio Ceraso, che è anche, pro tempore, presidente del collegio di vigilanza istituito con un accordo di programma col ministero della Difesa risalente al lontano 2000, ha chiesto che «questo momento particolare abbia un seguito perché l’opera non rimanga una cattedrale nel deserto ma accolga progetti seri che portino sviluppo».

Una prospettiva limitante per l’incompiuta

Sembra, infatti, una prospettiva limitante che l’incompiuta, a 14 anni dal collaudo, debba servire, soltanto, ad ospitare, temporaneamente, gli alunni della scuola primaria per evitare i doppi turni. «Siamo qui per un lutto ma ci torneremo per ricostruire, nella prossima settimana incontrerò il provveditore (alle opere pubbliche, ndr)» disse il ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini il 9 marzo scorso, accennando proprio alla caserma durante la mediatica conferenza stampa tenutasi nel Municipio dove fu approvato il cosiddetto Decreto Cutro, un pacchetto di misure sull’immigrazione varato dopo il tragico naufragio del 26 febbraio.

A Cutro Salvini non si è rivisto. Nel settembre 2021, il leader leghista, in piena campagna elettorale, aveva peraltro annunciato che quei 96 alloggi ancora vuoti sarebbero stati riconvertiti, sostenendo che la Regione Calabria aveva dieci milioni pronti per realizzare un incubatore di start-up. A Cutro si dice, con un’espressione dialettale, che chi mantiene le promesse ha una parola sola. Quella data. Ma di due promesse fatte durante le sue trasferte cutresi, finora Salvini non ne ha mantenuto manco mezza, né da ministro né da leader politico che si candidava al governo del Paese.

Salvini e le promesse non mantenute a Cutro

Quell’espressione gergale è la trascrizione dal punto di vista semantico del brocardo “pacta sunt servanda”. E di patti col Comune di Cutro non ne è stato rispettato manco uno, nella località Mascino, dove ieri suonava la Fanfara che tanto ha appassionato i ragazzi. Il progetto della caserma nasceva su un presupposto venuto meno, essendo ormai il modello di reclutamento cambiato: avviene su base volontaria, e non c’è più l’obbligo di leva.

L’ex sindaco Salvatore Migale, che coltivò a lungo l’idea della cittadella militare anche per la ricaduta in termini economici e fu il principale artefice dell’iter iniziato con un accordo quadro sottoscritto nel lontano 1998 insieme all’allora ministro della Difesa Beniamino Andreatta, manifestò un forte dissenso rispetto alle motivazioni che indussero uno dei suoi successori al Dicastero, Ignazio La Russa, oggi presidente del Senato, a non mantenere gli impegni assunti, all’indomani della pubblicazione del pre-bando per l’appalto del secondo lotto che riguardava specificamente la costruzione della caserma, dopo che l’amministrazione comunale aveva espropriato un’area di 80 ettari e aveva investito quattro milioni in una variante al Prg.

Oggi la caserma viene utilizzata temporaneamente per alloggiare i contingenti impegnati al centro d’accoglienza di Isola Capo Rizzuto o nel progetto “Strade sicure”. Adesso vine ospitata anche una scuola causa lavori in corso. Ma il Comune sollecita da tempo la realizzazione di un’opera equipollente, una volta infrantosi il sogno della cittadella militare che avrebbe dovuto accogliere un reggimento di 800 soldati e 200 ufficiali.

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