X
<
>

Un frame del video sull'aggressione a Sortino

Share
6 minuti per la lettura

Arrestati dai carabinieri i familiari del tiktoker Francesco Chimirri ucciso a Lampanaro dal poliziotto Giuseppe Sortino, l’accusa è il tentato omicidio di quest’ultimo


CROTONE – Per il tentato omicidio del vice ispettore della polizia di Stato Giuseppe Sortino, che lo scorso 7 ottobre uccise il pizzaiolo e tiktoker Francesco Chimirri, di 42 anni, secondo l’accusa «estremo atto di autodifesa» mentre l’agente subiva una violenta aggressione nel quartiere Lampanaro, i carabinieri del Reparto operativo di Crotone hanno arrestato quattro familiari della vittima.

Si tratta del figlio della vittima, Domenico Chimirri, 18 anni compiuti nell’aprile scorso, del padre della vittima, Domenico Chimirri, di 67 anni, e dei fratelli della vittima, Antonio (41) e Mario (46). Il poliziotto resta però indagato per omicidio in attesa dell’esito degli accertamenti balistici del Ris di Messina.

Gli investigatori dell’Arma, coordinati dal pm Alessandro Rho, hanno ricostruito, attraverso l’esame delle immagini registrate dagli impianti di videosorveglianza, di testimonianze e intercettazioni telefoniche, la dinamica dei fatti raccogliendo indizi ritenuti sufficienti dalla gip Elisa Marchetto per l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dei quattro. Le accuse per i Chimirri sono di tentato omicidio e lesioni gravissime. Accuse aggravate dal fatto che Sortino era un pubblico ufficiale intento a un controllo di polizia in seguito alla “scriteriata condotta di guida” tenuta dalla vittima.

FAMILIARI DI CHIMIRRI ARRESTATI PER IL TENTATO OMICIDIO DI SORTINO: L’ANTEFATTO

Come si ricorderà, la vicenda scaturisce dalle manovre pericolose lungo la strada statale 106 notate dal poliziotto che, residente in Sicilia, stava rientrando a Crotone per prendere servizio in Questura. A bordo della sua auto Peugeot “208”, il poliziotto viene sorpassato nel suo tragitto dalla Dacia “Duster” di Francesco Chimirri, che viaggia col figlio. È lunedì, e la sua avviata pizzeria a Isola Capo Rizzuto, dove la vittima risiedeva con moglie e quattro figli, è chiusa.

L’uomo è diretto nel quartiere Lampanaro di Crotone dove vivono il padre e i fratelli. Chimirri, procedendo a zig-zag ad alta velocità, urta contro due vetture, tra cui la Citroen “Xara Picasso” di Bruno Luchetta (che sarà poi denunciato per favoreggiamento per dichiarazioni ritenute mendaci). La Dacia prosegue senza fermarsi dopo essersi inserita tra due veicoli e provocando la rottura di tre specchietti che cadono in frammenti sulla strada. Il poliziotto decide di pedinare l’auto di Chimirri fino a Lampanaro.

PRIMA AGGRESSIONE

La prima aggressione patita dall’ispettore, della durata di 57 secondi, avviene alle 14.47. Sortino, in borghese, scende dall’auto con indosso una t-shirt bordeaux e jeans, si sistema la pistola sul fianco destro e tenta di contattare telefonicamente un collega. Nel frattempo, anche Luchetta scende dal suo veicolo. Entrambi si dirigono verso i Chimirri ma la situazione si surriscalda. “Esci da qua”, dice una voce maschile. Luchetta torna sulla sua auto e si allontana.

Dalle sagome inquadrate dalle telecamere gli inquirenti evincono che padre e figli inveiscono contro il poliziotto colpendolo con una raffica di pugni. Sortino cerca di raggiungere non senza difficoltà la propria auto mentre Francesco Chimirri lo strattona. “Sono della polizia”, dice Sortino, ma viene subito dopo colpito alla nuca con un primo pugno da Francesco Chimirri. Il secondo pugno raggiunge Sortino sempre alla testa mentre volge le spalle a padre e figlio.

Dopo il quarto pugno Sortino riesce ad aprire la portiera ma lo raggiunge anche Domenico Chimirri che lo colpisce con calci e pugni. Altri quattro pugni Francesco Chimirri li sferra a Sortino nella zona sopra la cintura. Si accanisce anche Domenico Chimirri con pugni alla schiena. Alla fine saranno 15 i pugni inferti dal padre e nove quelli dal figlio. Una raffica di colpi, dunque, molti dei quali diretti alla nuca.

LO SFOLLAGENTE, L’ESCALATION E LO SPARO

Mentre due ragazzi notano la scena, Sortino tenta di divincolarsi dai due aggressori. Sono le 14.47 quando il poliziotto viene inquadrato mentre impugna uno sfollagente presumibilmente prelevato nella sua auto. L’agente sarà anche denunciato per il possesso improprio del manganello. Sopraggiungono anche il padre e i fratelli di Francesco Chimirri. Il poliziotto indietreggia e brandisce lo sfollagente per tenere lontani gli aggressori mentre Francesco Chimirri tenta di colpirlo con calci che vanno a vuoto. “Me ne vado”. “Ti ammazzo, bastardo”.

«A fronte di tale selvaggia escalation, Sortino manifestava per ben tre volte la volontà di andarsene allontanandosi dall’auto ma veniva braccato e strattonato da due aguzzini – scrive la gip – che gli impedivano ogni via di fuga e lo stringevano in uno spazio angusto minacciandolo anche di morte. Per tutta la durata dell’azione – è il commento della gip – Sortino, trovandosi da solo a fronteggiare prima due e poi cinque energumeni inferociti, che si muovevano con destrezza in un luogo a loro familiare, esprimeva un atteggiamento meramente difensivo». In questo contesto si inquadra, per la giudice, il “disperato tentativo” di Sortino di contrastare gli aggressori con lo sfollagente, prima di cadere nella “trappola”. La gip parla anche di “omertosa indifferenza” degli “spettatori” della tragedia. Anche se qualcuno nella folla dice “lascialo”.

Sono le 14.48. Sortino non viene ripreso mentre spara ma l’audio è registrato dagli impianti di videosorveglianza. Dalle immagini si evince che padre e figlio inseguono Sortino e lo colpiscono alle spalle e che il poliziotto riesce a raggiungere l’auto. Intanto, si sentono voci maschili e femminili che urlano. “Aiuto”, dice due volte Sortino. “Pezzo di merda”. Poi si sentono due rumori identici in rapida successione, riconducibili al caricamento di una pistola semiautomatica. L’arma scarrella tre volte.  Tre colpi vanno a vuoto. Poi parte il colpo che raggiunge Chimirri al petto e lo uccide. “Poliziotto di merda… chiama l’ambulanza…. No, ti prego papà”.

SECONDA AGGRESSIONE

Le riprese audio e video restituiscono anche la seconda aggressione a Sortino da parte degli indagati. Francesco Chimirri è a terra. Passa un minuto. I familiari della vittima sono dilaniati, tra rabbia e sgomento. Il primo ad accanirsi contro Sortino è il figlio, per due minuti. Il nonno del ragazzo e uno zio si adoperano per evitare che il nipote spari a Sortino con la pistola d’ordinanza da lui abbandonata. Il ragazzo punta la pistola ma è il nonno a disarmarlo. Ma subito dopo i tre si accaniscono contro il poliziotto con calci e pugni. Il nonno distrugge il telefono cellulare di Sortino rendendolo inservibile, anche se comunque gli investigatori riusciranno ad estrapolare dalla memoria elementi utili alle indagini. “Ha ammazzato papà”. “Ha ammazzato mio fratello”. “Chimì, basta, non picchiarlo poverino”. I calci sferrati a Sortino gli provocheranno la frattura della mandibola e avulsioni dentali multiple.

FAMILIARI DI CHIMIRRI ARRESTATI PER IL TENTATO OMICIDIO DI SORTINO: LE ESIGENZE CAUTELARI

La gip ritiene sussistenti le esigenze cautelari nei confronti del figlio, del padre e dei fratelli della vittima per il pericolo di inquinamento probatorio e di reiterazione del reato. Secondo la gip, gli indagati potrebbero avvicinare alcuni testimoni sentiti dai carabinieri, tutti residenti nel quartiere Lampanaro, per indurli a ritrattare. Inoltre, “destano sgomento”, ad avviso della giudice, le possibili ritorsioni ventilate nei confronti di una ragazza che ha immortalato col telefonino l’aggressione e il tentativo del figlio della vittima di sparare all’agente. I video diverranno virali sui social. “La deve pagare”, dice una zia al diciottenne arrestato in una conversazione intercettata. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Andrea Filici e Tiziano Saporito.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE