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Il presunto boss Fabrizio Pullano, coinvolto nell’operazione Garbino, è morto suicida nella propria cella nel carcere di Agrigento
ISOLA CAPO RIZZUTO – Si è tolto la vita in carcere, impiccandosi nella cella con delle lenzuola. È morto così, nel reparto di alta sicurezza del penitenziario di Agrigento, Fabrizio Pullano, 60enne presunto “organizzatore” dell’omonimo clan che era stato disarticolato nell’ottobre scorso con l’operazione Garbino condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Crotone e dalla Dda di Catanzaro.
Inutili i soccorsi dopo il ritrovamento del corpo senza vita da parte degli agenti di polizia penitenziaria. Sul caso è stata comunque aperta un’inchiesta e verrà disposta un’autopsia da parte della Procura di Agrigento. Proprio la scorsa settimana, nella sezione “Africa” del carcere “Di Lorenzo”, si era registrata una rivolta dei detenuti. Protestavano perché costretti a restare al freddo essendo fuori uso l’impianto di riscaldamento. Durante quelle ore di caos fu ferito un agente e sequestrato un detenuto e per i disordini sono scattati nove arresti.
FABRIZIO PULLANO SUICIDA AD AGRIGENTO, LE ACCUSE CHE AVEVANO PORTATO ALL’ARRESTO
L’avvocato Pasquale Le Pera, difensore di Garbino, è in contatto con la casa circondariale. Il corpo di Pullano si trova nella camera mortuaria in attesa di disposizioni della magistratura. Dopo il fermo, in sede di interrogatorio dinanzi al gip, Pullano, assistito dal suo difensore, aveva negato le accuse di voto di scambio politico-mafioso. Aveva sostenuto che i contatti con l’avvocato ed ex assessore regionale Ottavio Tesoriere erano volti soltanto a ottenere il ripristino di una pensione d’invalidità per un figlio.
Secondo la tesi della Dda di Catanzaro, si ricorderà, il crotonese Tesoriere, che nell’ottobre 2021 si era candidato a consigliere regionale nella Circoscrizione V Centro con la lista “Forza Azzurri”, a sostegno del presidente Occhiuto, in cambio della possibilità di far ricevere al figlio di Pullano la pensione in passato percepita e che di recente gli era stata negata, avrebbe compiuto intercessioni con il consulente tecnico nominato dal Tribunale di Lamezia Terme chiamato a decidere sul ricorso avverso il provvedimento di diniego della concessione dell’assegno assicurativo da parte dell’Inps.
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