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La nave Humanity 1

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CROTONE – Passano quattro minuti prima che l’ufficiale di turno del Centro di coordinamento del soccorso marittimo di Roma risponda ai tentativi di chiamata del capitano della “Humanity 1”, la nave umanitaria sottoposta a fermo amministrativo di 20 giorni dopo aver attraccato al porto di Crotone con a bordo 200 migranti salvati in acque Sar tra Libia e Malta il 30 novembre scorso. «Ci sono persone in acqua, hanno bisogno di assistenza immediata», dice il capitano Joachim. Alla fine risponde una donna. «Lei è il comandante della nave? Quindi se tu ritieni che qualcuno sia in pericolo, devi intraprendere l’azione che ritieni sia meglio per la gente», dice l’ufficiale. «Sì». «Ok, fai l’azione che ritieni migliore per la vita. Va bene?». «Sì, sto agendo adesso».

Ha fatto il possibile per fronteggiare la situazione di pericolo, ma sabato scorso il capitano Joachim ha visto salire sulla nave della ong tedesca Sos Humanity, appena ormeggiata alla banchina di riva del porto, agenti della polizia di Stato, della guardia costiera e finanzieri della Sezione operativa navale di Crotone inviati dal Ministero degli Interni che, al termine di un’ispezione, hanno sanzionato per 3300 euro l’armatore e hanno sottoposto a fermo la nave attrezzata per la ricerca e il salvataggio di migranti. «Non ha rispettato le indicazioni fornite dal competente centro di soccorso marittimo nella cui area di responsabilità si è svolto l’evento», è detto nel verbale amministrativo con cui si contesta la violazione del l’articolo 1 comma 2 sexies della legge 15/23, quella che contiene disposizioni sulla gestione dei flussi migratori con una stretta sulle Ong.

Le autorità libiche sostengono che la nave avrebbe intralciato le operazioni di soccorso. Secondo quella ricostruzione, mentre il pattugliatore libico Zawiya interveniva in acque Sar per trarre in salvo 43 migranti su un gommone già assicurato per il trasbordo, una metà di loro si sarebbe buttata in mare rischiando di morire, anche perché le acque erano gelide, avendo avvistato la nave umanitaria nonostante le chiamate radio della vedetta libica che intimava di non avvicinarsi. Dall’aereo di ricognizione civile Seabird 1 segnalavano di aver assistito a un «brutale respingimento da parte della motovedetta Zawyia». Ecco perché la “Humanity 1” è intervenuta. La nave ong ha infine chiesto il coordinamento al Centro italiano di coordinamento dei soccorsi, poiché i libici si allontanavano, a loro dire per consentire il recupero dei migranti. L’ufficiale in servizio ha incaricato il capitano di intervenire. Il capitano ha accolto questa richiesta di salvataggio, imposta anche dal diritto marittimo internazionale.

Il Quotidiano è in possesso del documento. Intanto, gli avvocati di Sos Humanity stanno predisponendo ricorsi da inoltrare sia al prefetto che al Tribunale ordinario di Crotone. L’avvocatessa Giulia Crescini difende la «legittimità dell’operato del capitano della “Humanity 1” che è sottoposto alla legge internazionale del mare che prevede si debbano effettuare sempre i salvataggi di persone in difficoltà altrimenti sarebbe sottoposto a procedimenti penali e civili innescati dalle denunce delle persone abbandonate» e contesta la «scelta politica ben chiara di spingere le Ong a prendere contatti e sottoporsi a indicazioni di Paesi come la Libia».

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