Perquisizioni a New York della Squadra Mobile di Crotone e del Fbi
4 minuti per la letturaROCCA DI NETO (CROTONE) – C’è la storia della ‘ndrangheta della Valle del Neto e delle sue proiezioni in Usa nella riunione svoltasi a casa di Pietro Corigliano, nel gennaio scorso, alla presenza del padre Luigi, del suo futuro genero Marco Otranto Godano e di Ernesto Toscano. Una storia di affari e di sangue. Una storia in cui si progettano omicidi anche per la mancata partecipazione a un funerale.
La Squadra Mobile della Questura di Crotone e la Dda di Catanzaro monitoravano da tempo Pietro Corigliano, ritenuto l’attuale vertice della cosca di Rocca di Neto. Al suo cospetto, Toscano esaltava la figura di Antonio Iona, il quale, a suo dire, avrebbe conseguito ingenti profitti negli Usa grazie al reimpiego di capitali trasferiti dall’Italia, illecitamente, verso quello Stato. Ne esaltava, cioè, la sua capacità imprenditoriali, quelle che non avrebbero mostrato i suoi congiunti rimasti in Calabria. Corigliano, ben addentrato nelle dinamiche criminali del territorio, sottolineava come Iona si fosse trasferito negli Usa per motivi di sicurezza.
«Ha capito che doveva andare via… per fare i soldi là! Se no qua… se lo pulivano». Toscano rammentava le modalità con cui il denaro era stato trasferito in Usa. «Però è uno capace…è arrivato là ed ha aperto supermercati…dice che quando erano là… i soldi arrivavano nei sacchetti neri dal Paraguay, dall’Uruguay». Corigliano, dal canto suo, avrebbe messo in risalto il ruolo assunto dal padre di Iona, Rinaldo (ucciso nel 1988). Inoltre, Toscano rappresentava di avere saputo da Antonio Iona di attività edilizie fatte a Crotone, in contrapposizione con l’allora capo società Gaetano Ciampà. «Quando… quando sono stato in America… mi ha fatto vedere dei documenti Totonno Iona… documenti dell’82… mi ha detto: “questa è la superstrada che hanno fatto per andare dal Cantorato a Crotone”… quella superstrada… noi lo sapevamo dal ‘79 a Roma che volevano fare questa superstrada perché mio padre è stato il numero uno dei venditori di ferro in Italia… ed abbiamo litigato con Barbetta (soprannome di Ciampà, ndr)… che ha le terre di fronte… E Guirino Iona (il boss della Valle del Neto da poco scomparso, ndr) già il ‘79 sapeva che dovevano costruire quella superstrada! Quella soprelevata! Di là sopra! L’ha pagata 60 milioni e l’ha rivenduta dodici milioni di euro quei pezzi di terra per fare la soprelevata».
Corigliano sottolineava l’atteggiamento della famiglia Iona, sempre al centro di contrapposizioni con gli altri clan, poi sfociate in guerre di ‘ndrangheta (come peraltro acclarato dai maxi processi Galassia ed Eclissi). E aggiungeva che l’ex capo del “locale” di ‘ndrangheta di Belvedere Spinello Guirino Iona in passato era il reggente della ‘ndrina di Rocca di Neto; Toscano, invece, precisava che il boss aveva interessi economici anche a Roma nel settore del commercio delle sigarette. Entrambi si soffermavano sulla sua indole violenta e sul risentimento che nutriva nei confronti di alcuni affiliati.
Corigliano rammentava poi quando andò con il padre a fare le condoglianze a Iona in seguito all’uccisione del figlio Francesco. Nella circostanza, secondo il racconto di Corigliano, Iona si sarebbe rivolto a lui con fare minaccioso, accusandolo di volerlo uccidere. Corigliano narrerebbe anche di un progetto per uccidere Iona che sarebbe stato da lui e elaborato per il risentimento maturato poiché la vittima predestinata non andò al funerale della madre Maria Megna. Iona, stando al racconto di Corigliano, si sarebbe giustificato facendo riferimento al fatto che aveva il sentore che qualcuno lo potesse uccidere, in occasione della visita di cortesia.
Toscano, che nel dialogo mostrava di essere al corrente del piano, sottolineava che, tra gli esecutori materiali, era stato individuato il boss di Papanice Domenico Megna il quale avrebbe goduto dell’appoggio di uno degli esponenti del clan Iona che avrebbe tradito il boss indicandone gli spostamenti ai sicari. La conversazione verte poi sulla guerra di mafia negli anni a cavallo tra gli ’80 e i ‘90 nel Crotonese. Corigliano sottolineava che la miccia del conflitto era stata l’uccisione di Antonio Iona, figlio di Guirino. Quindi Corigliano ripercorreva la contrapposizione tra le due fazioni e i vari fatti di sangue. A un certo punto Toscano chiedeva a Corigliano perché, dopo l’arresto di Iona, il comando a Belvedere non fosse passato direttamente a lui; e Corigliano evidenziava che Iona era stato preposto alla guida del “locale” di Belvedere Spinello su intercessione di Tommaso Mercurio di Isola Capo Rizzuto, che si sarebbe recato personalmente a Rocca di Neto per “battezzare” Iona, a dimostrazione del fatto che anche Belvedere dovesse dare conto a Isola Capo Rizzuto. Inoltre, metteva in evidenza che, dopo l’arresto del boss di Belvedere, egli aveva raggiunto un accordo con il figlio, Martino Iona, per spartirsi le imprese da estorcere.
In questo contesto, sottolineava come l’oleificio Portaro fosse sotto il giogo estorsivo di Belvedere Spinello, che, però, beneficiava del pagamento periodico della relativa mazzetta grazie all’intercessione dei rocchitani. In questo modo, nel quadro di un rapporto di reciproco vantaggio, la ‘ndrina di Rocca poteva esigere il pagamento della mazzetta da parte della clinica Romolo Hospital. Almeno questi sarebbero stati i patti, a suo dire. Ma c’è anche un riferimento all’attualità perché Corigliano racconta l’ascesa dei Tornicchio nella contrada Cantorato, alla periferia nord di Crotone.
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