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L'incendio di ieri a Parco Pignera

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ANCORA in fiamme Parco Pignera: mani ignote hanno appiccato il fuoco nella zona adiacente via Giovanni Falcone, alle ore 18 di venerdì. Il presidente del Consorzio Jobel, Santo Vazzano, che gestisce il Museo e i Giardini di Pitagora, non ha dubbi: «L’hanno fatto apposta, hanno puntato alla distruzione del Museo e della pineta. E’ un’operazione mirata, perché il vento soffiava verso il Museo e il parco giochi dei bambini. Hanno paura di noi, che abbiamo creato un luogo che genera vita, relazioni, comunità. Le persone crescono attraverso la cultura». Il Comune- rimarca- «aveva fatto tagliare l’erba, danni non ce ne sono per la tempestività dell’intervento dei vigili del fuoco e per il lavoro meticoloso svolto da Calabria Verde, i cui operatori sono rimasti sul posto sino alle tre del mattino, si è bruciato qualche albero secco che andava potato, la pineta è rimasta integra».

Se, come ogni estate, è emergenza incendi dal nord al sud della penisola, cosa le fa pensare che l’incendio doloso al Parco Pignera sia un attacco mirato al Consorzio Jobel? «Innanzitutto, c’è una coincidenza. Questa volta l’incendio segue l’incontro tra il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, che era insieme alla presidente regionale Anna Parretta, e i cittadini, tenutosi presso Parco Pitagora. La sera di sabato 28 maggio, l’incendio seguì, invece, la messa in onda su Rai Scuola, in prima serata, della trasmissione “Storie della scienza.” Il filosofo della scienza, Telmo Pievani, si soffermò sulla mostra interattiva della matematica “Ludomatica” e sull’allestimento “Calcolo Infinitesimale“, curato dal Dipartimento di matematica dell’Unical, entrambi ospitati all’interno della struttura museale pitagorica».

Fare “questa operazione“- argomenta ancora Vazzano- alle sei del pomeriggio di venerdì «è stato un gesto più che avventato». Hanno appiccato il fuoco- prosegue- «seguendo la direzione del vento, per avere la certezza di colpire questa realtà, diventata una delle massime espressioni comunitarie cittadine».

Vazzano inquadra il gravissimo gesto in uno scenario inquietante. «A Crotone- esemplifica- ci sono quelli che conservano, ci sono poi i soggetti frustrati, c’è gente che sguazza nel torbido e ci siamo noi, un soggetto no profit che lavora per l’inclusione sociale, da oltre dieci anni. Il nostro è un luogo generativo e comunitario, noi perseguiamo il cambiamento reale, e il cambiamento fa paura. La città ha bisogno di socialità e di cultura, non di odio. Io sospetto inoltre che, in questa fase, ci siano grandi società interessate ai finanziamenti di Antica Kroton». C’è un interesse a scoraggiarli, non a sostituirli, sempre a suo giudizio. «Solo noi- rimarca- abbiamo partecipato al bando per la gestione del Museo e dei Giardini di Pitagora. Abbiamo presentato un progetto, avrebbero potuto copiarlo per migliorarlo. Non gli interessa, però, lavorare ventiquattrore su ventiquattro. Li spaventa la presenza di centinaia di giovani alla rassegna di musica e arte “Other energy“, organizzata dal laboratorio culturale “Villa Lucifero“, e di trecento persone alla presentazione del libro di Don Giuseppe Noce».

Queste due iniziative si sono svolte regolarmente nello spiazzo antistante il Museo, mentre i vigili del fuoco e gli operai di Calabria Verde erano impegnati a spegnere le fiamme. “Ci rammarica l’accaduto, che tuttavia non arresta il nostro cammino di sviluppo e condivisione“, mette in risalto Vazzano.

Il Consorzio continuerà a gestire il Museo e i Giardini di Pitagora in regime di prorogatio sino ad ottobre. «Il Consiglio comunale deve approvare lo schema di contratto. Solo successivamente potremo stipulare la nuova convenzione. La Giunta Voce ha accolto la nostra proposta di ricorrere al partenariato pubblico-privato, che è il nuovo modello operativo per la gestione dei beni culturali, adottato anche per il Museo di Capo Colonna», è la sottolineatura del nostro interlocutore. Persino nella Giunta comunale, non solo tra i banchi della minoranza, «c’è qualcuno che rema contro», rivela il presidente Vazzano. «Noi facciamo paura-ribadisce- perché il cambiamento reale fa paura».   

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