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Il Luna park di Crotone

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CROTONE è rimasta con i rubinetti a secco proprio nei giorni clou della Festa della Madonna di Capocolonna, come se fosse la Cenerentola d’Italia, pagando un prezzo altissimo alla fatiscenza delle tubature e all’assenza di investimenti nelle infrastrutture idriche primarie.

Ed è scoppiata l’ira dei commercianti, che si sono ritrovati a dover gestire l’arrivo di moltissima gente dal comprensorio e di migliaia di turisti, in una situazione di rischio igienico sanitario, come hanno denunciato.

Risolta quest’emergenza nel pomeriggio di ieri, Crotone è risalita alla ribalta della cronaca per una situazione tanto spiacevole quanto pericolosa per l’incolumità pubblica. Il riferimento è alla ressa che si è creata al Luna Park, perché l’accesso gratuito ad una serie di attrazioni, garantito dal sindaco Voce e dal suo esecutivo, grazie alla disponibilità di alcuni giostrai, ha determinato un afflusso incontrollabile e incontrollato di persone e il pianto di tutti quei bambini, che hanno dovuto rinunciare ai giri gratis. Tra i delusi, alcuni ragazzi disabili, che hanno rischiato di essere travolti dalla calca, stando al racconto della presidente di “Libere Donne“, Katia Villirillo.

Per ricostruire il primo accadimento, occorre risalire al 13 maggio, quando si è rotta la condotta di grande adduzione, gestita da Corap, il Consorzio regionale per lo sviluppo delle aree produttive della Regione Calabria. Mentre i tecnici di Corap riparavano il tubo in cemento collassato, svuotando la condotta del diametro di 2 metri per poter procedere alla riparazione, Sorical attivava una condotta di emergenza per prelevare l’acqua grezza dal bacino di Sant’Anna, comunque insufficiente a garantire la regolarità del servizio. La notizia veniva diffusa dal commissario della Sorical, l’avvocato Cataldo Calabretta, dettosi impegnato a ridurre i disagi per i cittadini e a seguire l’evolversi della vicenda. In quelle ore, dall’impianto di potabilizzazione del Neto sono stati erogati 150 litri al secondo di acqua potabile contro i 350 litri al secondo, di cui necessita normalmente la città di Crotone, come sottolineava il responsabile dell’ufficio di zona, Giuseppe Laporta. Tutta l’acqua disponibile è stata sollevata, alternativamente, verso i serbatoi Vescovatello Alto e Basso, seguendo le indicazioni dei tecnici del consorzio Congesi, gestore del servizio idrico urbano.

Se è innegabile che gli addetti ai lavori abbiano profuso un grande sforzo per ripristinare l’erogazione dell’acqua, i commercianti interpellati non hanno voluto sentire ragioni. Hanno puntato l’indice in primis sull’interruzione dei lavori nelle ore notturne. Il presidente di Congesi, Claudio Liotti, ha chiarito: “Non è che tutta la città è rimasta senz’acqua, si è rotto il tratto di competenza di Corap, gli operai hanno lavorato con le idrovore nelle ore notturne.” Lo stesso Liotti indica tra le cause dell’emergenza anche la costruzione di edifici al di sopra del livello del serbatoio e la fatiscenza delle reti. “Se i piani regolatori- ha eccepito- prevedono nuove abitazioni, anziché piani di recupero urbano, questo è il risultato.” A suo parere, urgono interventi strutturali e urge intercettare finanziamenti per realizzarli.

Ad ottobre 2021, il presidente del Consorzio “Ionio Crotonese“, Roberto Torchia, suggerì: “il Comune di Crotone potrebbe realizzare dei serbatoi raddoppiati nella parte finale, assicurandosi una riserva d’acqua in caso di rotture.”

Il titolare del bar Italia, Alfonso Russo, ha rappresentato lo stato d’animo dei commercianti per la carenza idrica: “Siamo infuriati, è l’ennesima prova di incapacità tecnica e amministrativa, è vergognoso, proprio adesso che potevamo lavorare.”

La presidente Katia Villirillo ha bollato, quindi, come “improvvisata e improbabile” l’idea dell’accesso gratuito alle giostre. “L’incolumità fisica e la sicurezza delle persone- ha scritto in una nota- sono la prima cosa, quando si organizzano iniziative pubbliche di un certo tipo.” Operare nel sociale “è un’altra cosa“, ha ripetuto, citando le difficoltà della Polizia locale e dei volontari della Cri nella gestione dell’afflusso caotico di gente.

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