Salvatore Silipo al momento dell'arresto
2 minuti per la letturaCUTRO (CROTONE) – Una sfida. Sembrerebbe questa la lettura da dare al gesto di Salvatore Silipo, uno dei destinatari degli ordini di carcerazione scattati a raffica dopo la maxi sentenza emessa la scorsa settimana dalla Corte di Cassazione, con cui sono divenute definitive altre 73 condanne nel processo Aemilia, il più grande, per numero di imputati, mai celebrato contro la ‘ndrangheta al Nord.
Prima di essere portato in carcere dove dovrà scontare una pena di 8 anni per estorsione con l’aggravante mafiosa, il 46enne residente a Reggio Emilia, epicentro della piovra cutrese nella regione rossa, si è fatto filmare mentre era a cena insieme ai parenti. C’è poco da festeggiare, sembra più un saluto prima di varcare la soglia del penitenziario ma le frasi che Silipo invia sul web in un video divenuto virale sono significative.
All’inizio, mentre si fa riprendere davanti a una tavola imbandita con salumi e sottoli che legano tantissimo col pane di Cutro, manda «saluti dalla casa del Ballocco (il soprannome della sua famiglia, ndr), dove la crisi c’è ma non si vede». Poi entra nel merito. «Oggi c’è stata una brutta notizia, la giustizia è stata ingiusta con me, è troppo quello che hanno fatto. Gli sbagli si pagano ma ho passato di peggio, ho passato l’oceano figurati se non passo il fiume». E ancora: «Non mi spavento né del ferro né delle campane», chiaro riferimento alle manette e alle sentenze di morte, le uniche irrimediabili. Infine, quello che sembra essere un messaggio tutto da decodificare: «Non ho paura della galera e di nessuno purché ci siano gioia e salute in casa».
Ma c’è dell’altro: in un ulteriore video Silipo alla vista di agenti di polizia che sembrano entrare in casa sua li insulta urlando contro di loro volto a volto. C’è un precedente: Alfonso Mendicino, un altro degli imputati portati in carcere in seguito al passaggio in giudicato della sentenza, costatagli una pena di 6 anni e 8 mesi per estorsione con l’aggravante mafiosa, aveva fatto parlare di sé per un video in cui offendeva i reggiani dando loro dei “porci” e sottolineando che, senza l’arrivo dei cutresi a Reggio Emilia, non avrebbero nemmeno avuto i bagni in casa. Cosa si cela dietro il protagonismo social degli imputati di Aemilia?
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA