X
<
>

Luigi Greco, ucciso dal suocero

Share
3 minuti per la lettura

VERZINO (CROTONE) – «Se uno la chiamasse figlio di p……, bastardo e cornuto, lei ci parlerebbe»? C’era stata tensione all’udienza, tenutasi meno di un mese fa dinanzi al giudice del Tribunale di Crotone Alfonso Scibona, durante la quale Vito Avenoso, il 64enne che ha ucciso a fucilate il genero e ferito gravemente un nipote, aveva confermato le accuse contro Luigi Greco, imputato di maltrattamenti ai danni della moglie, Antonella Avenoso. La figlia di Vito.

L’uomo, teste del pm, chiamato a rispondere anche alle domande del giudice e del difensore di Greco, l’avvocato Mariano Salerno, che gli chiedevano come mai non rivolgesse la parola al genero, ricordava per filo e per segno le continui liti tra sua figlia e il marito durante le quali fu costretto a intervenire più volte.

Eppure sua figlia aveva tentato di ridimensionare la vicenda riconducendola, sempre in aula, a banali litigi. Insieme al marito era stata più volte dall’avvocato Salerno, difensore di Greco e del figlio Raoul, imputato pure di lui maltrattamenti in famiglia.

«Mi avevano detto che non avevano più intenzione di separarsi, cosa che già la signora Avenoso aveva comunicato all’avvocato Cesare Russo, che si occupava della causa civile. C’era stata una riconciliazione di fatto che aveva peraltro comportato la violazione, da parte del mio assistito, del divieto di avvicinamento».

La figlia dell’uomo che sabato scorso ha rischiato di compiere una strage aveva rimesso la querela ma l’avvocato Salerno, durante questi incontri, tentava di spiegare che il processo sarebbe andato avanti comunque perché il reato di maltrattamenti è procedibile d’ufficio. I maltrattamenti, in particolare, consistevano in aggressioni sia fisiche che verbali. Una volta Greco le aveva rotto un polso. Un’altra volta l’aveva colpita con un candelabbro e per lei erano stati necessari alcuni punti di sutura. Senza dire di insulti e parolacce varie. La gelosia di lei pare innescasse reazioni violente e in mezzo a tutti questi dissidi i figli si schierarono col padre, tant’è che andarono ad abitare con lui a Perticaro di Umbriatico.

Eppure «Antonella diceva di amare quell’uomo, che comunque aveva momenti di affetto ed era tenero con i propri figli», ricorda ancora l’avvocato Salerno.

In seguito alla riconciliazione, dunque, forse Greco pensava che il suocero fosse meno duro in aula. Invece, sia il suocero che la suocera dell’uomo ucciso sabato scorso ripercorsero con puntualità quello che era accaduto circa un anno prima, quando Greco e i figli si sarebbero presentati sotto casa di Avenoso scagliando tronchi contro di lui e suo fratello, che rispondevano con lanci di vasi. Forse Greco se l’era presa per il comportamento processuale del suocero e della suocera, e quell’udienza aveva acuito ancora di più i dissapori tra le due famiglie, anche se nessuno immaginava che si sarebbe arrivati a conseguenze tragiche. Il processo era a carico anche del suo figlio scampato alla furia assassina, Raoul, mentre per quello che lotta tra la vita e la morte, Francesco, preso alla testa con un colpo di fucile caricato a pallettoni, si procede a parte dinanzi al Tribunale minorile di Catanzaro essendo egli minorenne all’epoca dei fatti contestati (ha compiuto 18 anni a gennaio).

Il nucleo familiare è composto anche da un’altra figlia di Greco, minorenne, anche lei trasferitasi, durante la separazione, col padre a Umbriatico. Ma da qualche tempo marito e moglie erano tornati a convivere a Verzino, in via Lenin, nella casa coniugale sottostante a quella di Avenoso. In paese li avevano rivisti in giro insieme, marito e moglie, tant’è che molti non si aspettavano il fattaccio. Ma, evidentemente, il fuoco covava sotto la cenere. I dissapori erano esplosi nuovamente. E l’ira del padre della vittima di maltrattamenti si è scatenata, divenendo funesta. La prossima udienza è prevista in aprile.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE