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REGGIO CALABRIA – I tentacoli stavano per allungarsi sul Comune di Chivasso. Il monitoraggio degli indagati nell’ambito dell’inchiesta della Dda e della Dia di Torino che ieri ha portato all’operazione Platinum (LEGGI) avrebbe fatto luce anche su un interesse per le elezioni amministrative svoltesi nell’importante centro piemontese del giugno 2017.

In particolare, dalle intercettazioni sarebbe emerso un «certo attivismo politico» di uno dei principali inquisiti, quel Giuseppe Vazzana ritenuto uno degli imprenditori organici alla famiglia Agresta stanziatasi da Platì in Piemonte. Un attivismo sostanziatosi in numerosi contatti telefonici con alcuni candidati, anche di estrazione politica opposta.

Dalle conversazioni telefoniche, seppure gli inquirenti non ritengano che si sia trattato di scambio elettorale politico-mafioso, sarebbe comunque venuto fuori un interesse personale per la realizzazione di proprie aspettative personali, in particolare la concessione dell’agognato campo da calcetto adiacente al bar in un’area di nuova edificazione, tanto da orientare il proprio sostegno alla coalizione che riteneva avrebbe potuto soddisfare le sue pretese. Vazzana aveva, del resto, ottenuto la concessione dal Comune di Chivasso per la gestione di un bar all’interno dell’area denominata Campus.

L’amministrazione locale avrebbe però preteso la corresponsione di un canone di circa 4.200 euro mensili per la locazione, canone ritenuto da Vazzana eccessivamente oneroso. Inoltre, avrebbe più volte richiesto l’assegnazione della gestione del campo da calcetto presente nella struttura, ma l’amministrazione comunale avrebbe ripetutamente rigettato la richiesta con motivazioni ritenute da Vazzana inconsistenti e riconducibili ad una sorta di discriminazione dovuta alle proprie origini calabresi. Circostanze che avevano indotto Vazzana ad appoggiare concretamente la coalizione di centro-destra, capeggiata dal candidato sindaco Matteo Doria. Le intercettazioni avrebbero evidenziato, in particolare, assidui contatti con la candidata consigliera di centro-destra Linda Usai, alla quale Vazzana ha più volte manifestato i propri desiderata a fronte del proprio appoggio elettorale.

Tuttavia, per avere maggiori garanzie di vedersi assegnare in gestione il campo – a prescindere dall’esito elettorale – Vazzana avrebbe mantenuto rapporti anche con il candidato sindaco di estrazione politica opposta, Claudio Castello, lasciandogli intendere – prima e dopo la consultazione – di essersi fattivamente adoperato per la sua vittoria.

Qualche giorno prima delle elezioni, in particolare, Vazzana avrebbe contattato la Usai garantendole il proprio voto e quello dei propri familiari. Alla replica ironica della donna, che paventava l’eventualità che il loro dialogo potesse essere intercettato, Vazzana si affrettava subito a chiarire che il suo era un voto libero e non condizionato da uno scambio di favori e precisava che i “santini” da lui richiesti sarebbero stati consegnati solo a qualche familiare o vicino di casa, quasi a voler allontanare da sé ogni sospetto. «Mia figlia non poteva candidarsi lo stesso perchè comunque ha un cognome che gli potevano rompere i coglioni e gli facevano delle domande trabocchetto», avrebbe affermato Vazzana consapevole di essere stato già lambito da indagini di criminalità organizzata e quindi di essere in qualche modo “impresentabile” insieme ai propri familiari.

Ma questo non lo frenava nel manifestare all’interlocutrice le proprie aspirazioni circa l’assegnazione del campo di calcio. «Quel campo a noi diventa devstante, è la ciliegina, lo farei lavorare». «Piena disponibilità», osservano gli inquirenti, da parte della candidata che trovava «incredibile» l’opposizione all’assegnazione della struttura.

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