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Un'immagine dell'inchiesta dei carabinieri

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CATANZARO – I carabinieri del Comando Provinciale di Catanzaro hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip, su richiesta della locale Procura della Repubblica-Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 13 soggetti appartenenti alla locale di ‘ndrangheta di Cutro e San Leonardo di Cutro (Crotone). Disposto inoltre il sequestro preventivo di due società intestate ad uno degli indagati, nonché di somme di denaro, rapporti bancari, finanziari, beni mobili ed immobili per complessivi 260.000 euro.

Si tratta di persone facenti capo alle famiglie Mannolo, Scerbo, Zoffreo, Falcone ritenute a vario titolo responsabili dei reati di associazione di tipo mafioso, usura, estorsione ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone, tutti reati aggravati dal metodo mafioso.

L’avvocato e consigliere indagato

Tra le persone indagate c’è anche l’avvocato e già consigliere regionale Frank Mario Santacroce (Forza Italia) indagato per avere acquisito notizie sulle indagini coperte da segreto investigativo rilevandole a una delle vittime di usura. Santacroce è stato consigliere regionale in sostituzione di Domenico Tallini, anch’egli indagato dalla Dda di Catanzaro nell’ambito di un altro provvedimento. La supplenza di Santacroce è terminata con la scarcerazione e il rientro in aula di Tallini.

Santacroce ha affidato ad una nota la propria posizione: «Apprendo solamente adesso di essere indagato, pur non avendo ricevuto alcuna notifica o avviso, per aver fornito notizie coperte da segreto istruttorio ad una vittima di usura, presumibilmente mio cliente».

«Attendo di capire di cosa esattamente mi si accusa – ha aggiunto Santacroce – consapevole di non aver mai divulgato nulla a nessuno ed anzi di aver svolto il compito di difensore del mio assistito, in quanto vittima di usura, con assoluta trasparenza e diligenza, esercitando il ruolo della professione a tutela del mio cliente. Tutela che deve trovare luogo nelle giuste sedi e non ritorcersi contro le stesse vittime». 

Santacroce ha anche aggiunto: «Inutile precisare che non conosco e non ho rapporti con nessuno dei soggetti coinvolti nella vicenda perché io assisto la persona offesa vittima di usura».

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L’indagine, diretta dalla Procura Distrettuale di Catanzaro e condotta dai Carabinieri della Compagnia di Sellia Marina, ha preso avvio da due atti intimidatori avvenuti il 13 novembre 2018 nei confronti degli esercenti di due esercizi commerciali di Sellia Marina, davanti ai quali erano state posizionate delle taniche di benzina.

Le investigazioni svolte, grazie anche alla collaborazione di alcune delle vittime, hanno consentito di ricostruire l’attività usuraria svolta dagli indagati a danno dei commercianti e dei piccoli imprenditori in condizioni di difficoltà economica, con l’imposizione di tassi usurari compresi tra il 120% e il 150% su base annua e l’impiego di condotte estorsive finalizzate a ottenere il pagamento dei ratei mensili da parte delle vittime.

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Parimenti, è stata evidenziata la sistematica e strutturata imposizione del racket del “pizzo” nei confronti di imprenditori e commercianti del territorio da parte degli affiliati, soprattutto in occasione delle principali festività dell’anno.

Gratteri e la collaborazione delle vittime

Durante la conferenza stampa il procuratore Nicola Gratteri ha sottolineato che «il dato importante e significativo di questa indagine, un dato che ci conforta, è il fatto che molti commercianti, molti imprenditori si sono fidati dei carabinieri e si sono fidati della Procura distrettuale di Catanzaro, perché questa indagine nasce dalle denunce fatte da gente usurata».

«Ci troviamo in territori dove – ha spiegato Gratteri – la gente nega persino l’esistenza della mafia per paura, ma in questo caso invece ci sono state più denunce. Queste sono indagini che danno risposte immediate a un territorio, alla gente, al quotidiano: non è un’indagine dei massimi sistemi ma è un’indagine che ha un impatto sui territori dove questa famiglia mafiosa  degli Scerbo e dei Mannolo hanno esercitato fino a questa mattina il potere. Per noi dunque – ha proseguito il procuratore capo della Dda di Catanzaro –  è un momento importante per quel territorio perché tutto ciò che accade sul piano giudiziario si ripercuote sul livello di vivibilità di un territorio, e riteniamo che, con questa indagine, in questa fetta di territorio cerniera tra Catanzaro e la provincia di Crotone questa mattina – ha concluso Gratteri – i cittadini abbiamo fatto un grande sospiro di sollievo, incominciano a sentirsi più liberi».

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