L'ospedale di Crotone
2 minuti per la letturaCROTONE – Si chiamava Sergio De Biase, il bimbo di un anno e mezzo morto ieri nel tardo pomeriggio, molto probabilmente, per inalazione involontaria di un po’ di pastina dal tubo digestivo. Un rigurgito lo ha soffocato forse mentre dormiva nella sua culla. Una patologia ab ingestis, come dicono gli specialisti. La tragedia ha prostrato l’intero ospedale San Giovanni di Dio, dove il piccolo è giunto già morto. Forse era già morto nella sua stanzetta, nella sua casa di Scandale, quando i genitori lo hanno trovato esanime. Cianotico. Gli avevano dato da mangiare una pappina poco prima. Finalmente riusciva a mangiare qualcosa, dopo giorni di febbre. Il virus influenzale ha colpito in questi giorni di freddo pungente. Inutili quanto drammatici i tentativi dei sanitari di strappare alla morte il piccolo. Immediato il rendez vous con i sanitari del 118, che a metà strada hanno preso sull’ambulanza il bimbo accompagnato in auto dai genitori.
I bimbi hanno capacità di recupero straordinarie, si sa, ma ormai non c’era più nulla da fare, per quell’anima innocente. Il piccolo è peraltro stretto congiunto di medici e infermieri in servizio al nosocomio crotonese, che si è letteralmente mobilitato per scongiurare il dramma. Ma un’ora di manovre rianimatorie non è servita a nulla. Durante le operazioni, è stata asportata la pastina che il piccolo aveva ingerito e che aveva invaso le vie respiratorie. Sua madre era distrutta dal dolore. «Se soltanto fossi arrivata un po’ prima», diceva, non riuscendo a darsi pace. Alle 19,20 i sanitari hanno gettato la spugna. Hanno dovuto arrendersi alla morte. La notizia si è diffusa in un baleno al di fuori dell’ambiente ospedaliero e ha suscitato sconcerto.
«Sono tragedie che ammazzano anche noi medici», dice al Quotidiano Pasquale Mungari, il primario del pronto soccorso. Aveva appena parlato con una delle dottoresse impegnate nella difficile, se non impossibile impresa di restituire alla vita il piccolo. Una mamma anche lei. «Dopo eventi di questa portata occorrerebbe un supporto psicoterapico per gli operatori sanitari», dice il dottor Mungari, consapevole che i suoi medici hanno fatto tutto ciò che era possibile. Ma assistere alla morte di un bimbo è qualcosa che scava dentro, sottoponendo allo strazio anche i medici più esperti. Per gli accertamenti del caso sono giunti in ospedale agenti della Squadra Volante e della Squadra Mobile della Questura.
Il magistrato di turno è il sostituto procuratore Andrea Corvino, che dovrà decidere se disporre eventualmente un’autopsia. Ma con ogni probabilità non ci sarà inchiesta. È stata una disgrazia di proporzioni immense.
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