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L'avvistamento di Frontex del barcone

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Strage di migranti di Cutro, Frontex accusa l’Italia: «Violati diritti fondamentali». Troppo tempo perso pure per attivare le ricerche


CUTRO – Ritardi di oltre due ore, da parte degli ufficiali di collegamento della Sala di monitoraggio di Frontex a Varsavia, nella comunicazione del numero di telefono satellitare dal quale era stata rilevata una chiamata a bordo del caicco “Summer Love”, che trasportava i migranti naufragati a Steccato di Cutro lo scorso 26 febbraio.

Ritardi di «molte ore» nel decollo del velivolo Eagle 1, quello che aveva avvistato l’imbarcazione, per il supporto alle operazioni di salvataggio e ricerca. E dubbi, tanti dubbi, sul perché le autorità italiane valutarono come «non di particolare interesse» l’avvistamento del barcone poi affondato. Spulciando, nella versione integrale, il report di Frontex, il cui contenuto è stato reso noto da Euractiv, si ricavano anche possibili violazioni di diritti fondamentali che l’agenzia Ue rileva. Diritto alla vita (Articolo 2 della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue), Divieto di trattamenti inumani o degradanti (Articolo 4), Rispetto della dignità umana (Articolo 1).

STRAGE DI CUTRO, LE ANALISI DEI RAPPORTI DI FRONTEX

Dai rapporti operativi finiti al vaglio dell’Ufficio per i diritti fondamentali di Frontex sulla strage di Cutro, verrebbe fuori, insomma, non solo che sarebbe stato compiuto un gravissimo errore di sottovalutazione nel non dichiarare immediatamente le operazioni Sar dopo che, alle 21:26 del 25 febbraio, l’aereo di sorveglianza aveva comunicato l’avvistamento di un barcone con possibili persone a bordo al Centro di coordinamento internazionale (ICC) e al Centro italiano di coordinamento del soccorso marittimo (MRCC). L’Ufficio di Frontex ha sottolineato che casi analoghi di avvistamento hanno spesso innescato un’operazione Sar perché «possono degenerare rapidamente in emergenze».

In particolare, l’equipaggio ha rilevato una chiamata telefonica satellitare dall’imbarcazione verso la Turchia e ha individuato una persona sul ponte, ma ha anche segnalato possibili presenze sottocoperta poiché tre portelli a prua erano aperti. Dai portelli, inoltre, giungeva «una risposta termica significativa». L’Ufficio per i diritti fondamentali ha individuato un’ulteriore comunicazione tra Frontex e le autorità italiane. Al momento dell’avvistamento, entrambi gli esperti italiani – un rappresentante della Guardia costiera e uno della Guardia di finanza – erano presenti nella Sala di monitoraggio insieme al Team Leader. Questi esperti fungono da collegamento rispettivamente con l’ICC di Roma e l’MRCC italiano con i quali sono in costante scambio, spesso telefonico. Secondo il Team Leader, «entrambi gli esperti erano stati allertati». Ma «nessuno dei due ha comunicato al Team leader che il caso riveste particolare interesse».

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I RITARDI REGISTRATI POST NAUFRAGIO

Ritardi perfino post naufragio. Eagle 1 è decollato soltanto alle 16:58 del 26 febbraio per supportare le operazioni di ricerca e salvataggio, «molte ore dopo» che il Sar era stato dichiarato dal Mrcc italiano, a naufragio ormai avvenuto, quella tragica alba. Alle 19 l’aereo ha raggiunto il luogo dell’emergenza e ha iniziato la ricerca dei superstiti lungo le coste italiane. Alle 22 l’aereo, avendo finito il carburante, ritornò alla base senza rilevare sopravvissuti né salme. Sono 94 le vittime accertate, tra cui 35 minorenni, e si cercano ancora almeno sei dispersi. Il numero di telefono satellitare richiesto dall’ICC tramite il proprio esperto presente nella Sala è stato fornito con un ritardo di quasi due ore e mezzo. Nel contempo, l’Ufficio rileva che, secondo il verbale, «il numero era già stato fornito oralmente all’esperto due ore prima della richiesta ufficiale».

L’ITALIA NON RISPONDE A QUESITI FRONTEX

Intanto, l’Italia non risponde a quesiti che Frontex pone da mesi. L’Ufficio per i diritti fondamentali chiede di sapere la data e l’ora della prima notifica che avvisa della presenza dell’imbarcazione e il suo contenuto. Se la situazione fosse stata monitorata e quali misure di salvaguardia siano state applicate. Chiede informazioni dettagliate sul tentativo delle due motovedette della Guarda di finanza di raggiungere l’imbarcazione (tornarono indietro a causa delle cattive condizioni meteorologiche). Sulle valutazioni formulate in merito alla dichiarazione di Sar come causa del naufragio. Chiede di conoscere le modalità di coordinamento tra gli attori coinvolti. E, soprattutto, l’Ufficio per i diritti fondamentali chiede alle autorità italiane di spiegare «perché l’offerta di Frontex di una partenza anticipata con Eagle 1 per sostenere la Sar in corso non è stata accettata».

Dubbi su dubbi. Se ne ricava, sempre secondo Frontex, che il caso della strage di Cutro è uno spartiacque. E che bisogna “standardizzare” i rapporti di osservazione e garantire una “indipendente” valutazione del rischio, assicurando «la collaborazione tra diverse agenzie nazionali per ricontrollare le informazioni fornite da Frontex». Perché non si ripropongano altre Cutro.

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