Steven Tyler a Cotronei
4 minuti per la letturaCOTRONEI – “Museo della Musica Rock”. Si chiamerà così, ora. Non più “Steven Tyler’s Gallery”. Lo ha reso noto il sindaco di Cotronei, Antonio Ammirati, che ha annunciato una delibera con cui prenderà atto della diffida, inviata al Comune in nome e per conto della rockstar di origini cotronellare dall’associazione a lui intitolata, all’eventuale utilizzo non autorizzato del nome e dell’immagine dell’artista (LEGGI).
Ha voglia di dire la sua, il primo cittadino, dopo la figuraccia planetaria rimediata dall’ente in seguito alla delocalizzazione del sito originariamente previsto in palazzo Bevilacqua, un immobile di pregio, anche se pericolante, nel centro storico: là visse Giovanni Tallarico, nonno del leader degli Aerosmith. Da qui l’ira della rockstar che non gradisce che il museo, finanziato dalla Regione Calabria per 1,3 mln col Bando dei borghi, sia realizzato in un immobile da edificare ex novo.
Ma «le scelte erano già state compiute dall’amministrazione precedente, guidata dall’ex sindaco Nicola Belcastro, quando mi sono insediato, il 5 ottobre – esordisce Ammirati – le trattative articolate e complesse tra proprietari e ufficio tecnico e amministrazione, peraltro molto interessata alla realizzazione dell’opera a palazzo Bevilacqua, questioni legate al quantum da riconoscere e ai tempi delle procedure espropriative non consentirono di procedere. Fu necessario delocalizzare per non perdere il finanziamento».
Il Comune indica pertanto il nuovo sito alla Regione e nel luglio 2021 viene rimodulata la convenzione. Secondo la ricostruzione del sindaco, ciò avvenne con l’«accordo, sia pure solo verbale», dell’associazione che oggi si fa «paladina della protesta contro la nuova localizzazione ma non intervenne all’epoca delle scelte, rimanendo completamente silente».
Anzi, «avevamo anche dato una disponibilità di massima – ricorda Ammirati – alla proposta di acquisto di una statua del cantante della quale ci era stata fornita un’idea grafica». In realtà, alla vigilia della seduta del consiglio comunale che approvò la variazione progettuale, seduta tenutasi un mese fa, l’associazione inviò una nota al sindaco con cui esprimeva contrarietà alla delocalizzazione e invitava gli amministratori a rivedere la decisione, ma secondo Ammirati si era ormai «fuori tempo massimo».
In effetti, lo stesso sindaco ricorda che l’associazione presieduta dall’avvocato Nino Grassi, cugino del cantante e tramite del Comune con l’artista, «non era entusiasta», ma il niet sarebbe arrivato quando era ormai troppo tardi per mettere in moto l’iter espropriativo nei tempi imposti dalla Regione. «I lavori dovranno terminare entro il 31 dicembre 2022, se a questo aggiungiamo che non c’è accordo con i proprietari che chiedono 300mila euro, molto oltre la stima di mercato, e che in caso di procedura forzata farebbero probabilmente ricorso, si sarebbe corso il rischio di perdere i fondi».
Ma c’è un retroscena: dove si andrà a realizzare il museo del rock? In un immobile per espropriare il quale il Comune verserà 120mila euro alla famiglia Caligiuri, là dove è prevista la «parte ricettiva», ha spiegato il direttore dell’ufficio tecnico, Antonio Urso, mentre «la parte museale» sorgerà in un’area acquisita dall’ente. Due particelle di quest’area, come risulta da visure catastali consultate dall’associazione, sono degli eredi del nonno dell’ex sindaco Nicola Belcastro. Anche se il dirigente Urso, alla domanda posta dal Quotidiano, ha obiettato di non saper rispondere, pur non escludendo casi di «omonimia», concetto ben diverso da quello di parentela.
In difficoltà è apparso anche il vicesindaco Pierluigi Benincasa che non si diceva certo del fatto – attestato da documenti storici, a partire da un atto di matrimonio – che là visse l’avo del cantante, prima di emigrare negli Usa. Uno che, diplomatosi in Mandolino alla Scuola regia di Napoli, decise di emigrare per meglio sfruttare il suo talento musicale. Il Dna non mente, perché i suoi figli fondarono la band Tallarico Brothers che suonava in giro per gli States. Eppure, secondo Benincasa «pare che là si sia sposato il nonno del cantante».
Ma visto che il cantante non vuole più fornire al costruendo tempio del rock i cimeli per cui i fan degli Aerosmith sparsi nel mondo impazzirebbero, che destinazione avrà il nuovo museo? Ammirati prova a metterci una pezza, come può. «Siamo stati diffidati, non possiamo usare il nome di Tyler, ma gli accordi transattivi andranno avanti, e in extrema ratio non è da escludere l’esproprio di palazzo Bevilacqua. Anche se sarà difficile, perché non ci riuscì neanche l’ex sindaco che ebbe più tempo di noi».
Infine, una chicca. Per palazzo Bevilacqua i proprietari richiedono 300mila euro, cifra ritenuta esosa dal dirigente Urso, che si basa sui dati del mercato immobiliare, che forniscono la premessa anche per la stima del nuovo esproprio, 120mila euro. Ai 120mila euro bisogna aggiungerne altri 800mila per i lavori. Tanti ne sono previsti dal progetto, altrimenti l’ente si sarebbe dovuto accollare debiti per acquistare palazzo Bevilacqua. Che però, visto che là sono le radici di una rockstar planetaria, forse possiede un valore inestimabile, se davvero potesse divenire meta attrattiva per i fan di Tyler.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA