Il colpo nell'azienda Molino Lorusso
2 minuti per la letturaCUTRO (KR) – Non si parla d’altro, da qualche giorno, in città. Il panico subentra all’assuefazione, soprattutto tra gli anziani, in seguito a una vera e propria escalation di furti che sta destando allarme sociale. Quello più eclatante è stato compiuto da una “banda del buco” entrata in azione nella nota azienda Molino Lorusso, in via S. Agostino, nel quartiere San Francesco.
La cassaforte murata è stata prelevata dai soliti ignoti che nottetempo, armati di martello e scalpello, hanno lavorato di fino, ma i rumori sono stati uditi da alcuni residenti anziani che non li hanno ricondotti, almeno nell’immediatezza del fatto, all’opera dei ladri. La denuncia ai carabinieri è stata presentata dal titolare, Rino Lorusso.
Il bottino, fortunatamente, non è ingente – i contanti ammontavano a circa 800 euro – ma nella cassaforte portata via c’erano anche carnet di assegni e carte di credito. «Da qualche giorno sono continuamente in banca per risolvere i problemi pratici conseguenti al rinnovo delle varie card, ma al di là del danno nei miei confronti la gente è preoccupata – conferma l’imprenditore – perché negli ultimi tempi stanno aumentando i furti».
Nell’ultimo episodio i ladri sono entrati in casa di una donna che era andata in ospedale a Crotone, ma fortunatamente hanno messo soltanto a soqquadro l’abitazione senza, pare, rubare nulla. In un’altra abitazione, invece, la cassaforte è stata scardinata con un flex. Negli ultimi 15 giorni sarebbero tre o quattro gli episodi di furto denunciati e c’è chi lamenta che il territorio non sia presidiato dalle forze dell’ordine con vigilanze notturne.
I carabinieri stanno lavorando intensamente. Le indagini sarebbero a buon punto, grazie anche all’ausilio degli impianti di videosorveglianza. Forse qualcuno dei ladri è stato già individuato. Forse proprio qualcuno dei componenti della “banda del buco” che ha portato via la cassaforte al Molino Lorusso. Il cerchio potrebbe chiudersi presto.
Intanto, balza all’attenzione un dato. La microcriminalità non è mai stata un problema serio a Cutro, casa madre di una super associazione mafiosa, quella capeggiata dal boss ergastolano Nicolino Grande Aracri, dalla vocazione affaristica la cui imprenditorialità si esprime soprattutto in Nord Italia, ma che negli ultimi è stata disarticolata con maxi retate e condanne a raffica.
In passato, quando i cani sciolti compivano furti senza l’autorizzazione del “capo”, finiva male per i ladruncoli. Molto male. Cosa sta succedendo? Si sta ridefinendo la geografia mafiosa oppure qualcuno vuole inviare segnali alla collettività sempre più allarmata? Agli inquirenti il compito di rispondere a questi interrogativi. E innanzitutto quello di individuare gli autori dei furti.
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