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CUTRO (KR) – «A me è successa la stessa cosa che è capitata a Davide, fortunatamente con esiti differenti, non a Crotone in una strada buia, ma a Bologna, in pieno giorno e su un treno colmo di gente». Parola di Teresa Cinzia Comberiati, avvocato a Bologna e assegnista di ricerca all’università di Udine.
Le origini sono cutresi, ma in Calabria torna soltanto nel periodo estivo. Rientrata al Nord per reimmergersi negli impegni professionali, ha voglia di parlare perché quando si denuncia l’indifferenza rispetto alle scene di violenza, un tasto su cui ha battuto con particolare vigore la mamma del ventenne aggredito un mese fa una drammatica sera di agosto, Giuseppina Orlando, peraltro avvocato a Bologna pure lei anche se svolge le funzioni di viceprocuratore onorario, è qualcosa che ha vissuto personalmente nella civilissima Emilia.
Davide Ferrerio pestato a sangue e ridotto in fin di vita
Certo, a lei non hanno sferrato calci e pugni riducendola in fin di vita, come purtroppo è successo a Davide Ferrerio, addirittura scambiato per un’altra persona e pestato a sangue mentre nessuno interveniva in una zona centralissima della città. Ma la matrice di quell’indifferenza è la stessa. Al Nord come al Sud.
«Lo scorso 3 maggio ho subito una gravissima aggressione per la quale si sono configurati i reati di violenza sessuale, lesioni, violenza privata – racconta -. E l’ho subita su un treno proveniente da Venezia e nell’indifferenza generale di numerosi cittadini italiani e perfino di un uomo in divisa di Trenitalia che mi ha detto che non era in servizio e quindi dovevo arrangiarmi. L’ho subita, la violenza, mentre correvo lungo il treno e gridavo nel tentativo disperato di recuperare una valigia dentro cui c’erano il mio pc con atti giudiziari e un importante progetto di ricerca che avrei dovuto discutere all’indomani in un convegno».
Molestata sul treno nell’indifferenza generale
Insomma, nessuno ha mosso un dito per aiutare quella giovane che, salita su un convoglio regionale alla stazione di Venezia Mestre, giunta nei pressi di Bologna, a San Pietro in Casale, ha sentito improvvisamente che un uomo alle sue spalle la baciava sui capelli e le diceva “facciamo l’amore”. Immediatamente si alza in piedi e si accorge che dietro di lei si erano fermati due uomini, mai visti prima, evidentemente in preda ai fumi dell’alcol, che la insultano con frasi irripetibili a sfondo sessuale e cercano di bloccarla ponendosi davanti a lei. Per allontanarsi la donna affida la valigia a un giovane che era seduto dinanzi a lei e cerca di percorrere il corridoio per raggiungere la testa del convoglio e chiedere aiuto al personale di bordo. «Me lo aveva detto il macchinista – ricorda – che è sempre meglio prendere posto nella testa del treno perché le aggressioni sono frequenti qua».
La testimonianza dell’avvocato cutrese, molestata da due uomini in preda all’alcol
Ma l’avvocatessa Comberiati non avrebbe mai immaginato che sarebbe capitato a lei. Intanto quei due uomini che emanavano un forte di odore alcol la inseguivano pronunciando i soliti epiteti irriferibili. E quando finalmente raggiunge l’altra parte del treno e vede un uomo con la divisa di Trenitalia, questi afferma che non può fare nulla perché non è in servizio. La donna prosegue affannosamente la corsa raggiungendo la cabina del rotabile ma il macchinista dice anche lui che non può fare nulla e le suggerisce di tornare alla coda del treno e avvisare il capotreno. Il capotreno lo incontra quando ormai si è quasi arrivati alla stazione di Bologna: l’uomo contatta la Polfer e si allontana. Quindi, l’avvocatessa torna al suo posto per recuperare la valigia contenente quei documenti a cui tanto tiene. Ma incontra di nuovo i due aggressori che la insultano e cercano di impedirle di passare prelevando una bicicletta dall’apposito supporto e scagliandogliela contro, procurandole così un’abrasione.
«Nonostante nessuno intervenisse in mio aiuto riuscivo a forzare il blocco dei due individui – è detto, tra l’altro, nella denuncia che di lì a poco l’avvocatessa avrebbe formalizzato presso la Polfer – reincontrando il capotreno e invitandolo ad aiutarmi a recuperare la valigia magri avvalendosi dell’impianto audio, ma il dipendente di Trenitalia affermava che ciò non era possibile». Intanto, le frasi sessiste proseguivano. Sorvoliamo sugli insulti e risparmiamo i lettori dal riportarli per evitare cadute di stile, ma la cosa più grave è che quei due le si affiancavano, la strattonavano, la palpeggiavano, si toccavano le parti intime e minacciavano di violentarla. Fortunatamente a quel punto un viaggiatore si frappone fra il più corpulento degli aggressori e la donna, ma ormai si è in stazione e la Polfer, subito avvisata, blocca quei due. La vicenda giudiziaria farà il suo corso. Ma l’avvocatessa Comberiati difficilmente riuscirà a dimenticare.
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