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Una ricostruzione digitale del progetto del Magna Grecia Park

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CROTONE – La rinascita di Crotone, la capitale della Magna Grecia nel VI secolo a.C., passa dalla realizzazione del progetto “Magna Grecia Park”? Il progettista, l’ingegnere Antonio Lidonnici, ne è profondamente convinto. Ha, peraltro, appena comunicato che sono più di 40 coloro che hanno già aderito alla sua iniziativa, tra imprese e persone fisiche, e che, entro la prima metà del mese di luglio, sarà costituita la Fondazione di partecipazione.

«I soldi raccolti – scrive su Facebook – serviranno a finanziare la cantierabilità del progetto (sia il gruppo di lavoro che fino ad ora ha lavorato gratis sia altri professionisti e studi di progettazione esperti della materia), per procedere in questo sogno di reazione popolare allo stato dei fatti, che ci vede ultimi d’Europa in tutto».

Le aspettative erano finora rivolte alla concretizzazione del progetto Antica Kroton. Che è tutt’altra cosa. Innanzitutto, è stato messo in cantiere dalla Regione Calabria, di concerto con il Ministero della Cultura e con il Comune di Crotone. Lo stesso Lidonnici rimarca che la sua iniziativa «è esclusivamente privata, incentrata su un modello partecipato dalla base delle persone fisiche e giuridiche della mia amata e martoriata provincia».

Ma cosa ne pensano i crotonesi? Da un mini sondaggio emergono le opinioni “dominanti” sul Magna Grecia Park. Il presidente di Confindustria Crotone, Mario Spanò, per esempio, non ha dubbi: «Noi siamo convinti che questo progetto può portare uno sviluppo alla città, uno sviluppo socio-economico e un indotto notevole, potrebbe dare ossigeno agli altri progetti».

L’ubicazione, a suo parere, «non dovrebbe essere un problema». L’ingegnere Lidonnici e il suo team sono alla ricerca di un terreno in prevalenza pianeggiante, esteso circa 200 ettari, che non abbia né vincoli né una moltitudine di proprietari. Il sindaco Voce e il suo esecutivo – osserva Spanò – «sono favorevoli al progetto: hanno dato la loro piena disponibilità anche per facilitarne l’iter burocratico; per l’Amministrazione comunale sarebbe un toccasana, ne avrebbe un grande ritorno di immagine».

Il gap infrastrutturale non rappresenta un ostacolo per i fautori del Parco. «È un processo inverso per le infrastrutture: si pensa a fare arrivare le persone, poi se c’è l’utenza, se ci sono i numeri, lo Stato crea le infrastrutture», argomenta Spanò.

Il direttore di Confcommercio Calabria Centrale, Giovanni Ferrarelli, focalizza subito l’attenzione sul progettista: «È un professionista serio e capace, ha presentato un progetto ambizioso, che va verso il turismo, il terziario, l’accoglienza, noi ne abbiamo bisogno, io non ricordo nessuno in questi ultimi anni che abbia avuto un’idea e abbia cercato di condividerla con la città, l’Amministrazione deve agevolare questo percorso».

Il titolare del bar Italia, Alfonso Russo, è sulla stessa lunghezza d’onda. «È un’idea fantasmagorica – esclama – elaborata da chi il territorio lo conosce bene, chi la sta proponendo ha le capacità per portarla avanti, da trent’anni si parla di valorizzare l’antica Kroton e i sindaci delle città della Magna Grecia s’incontrano senza risultati, ci sono delle diffidenze, ma io credo che un professionista non abbia nessun interesse a dire cose senza fondamento».

Premettendo di essere fuori sede e di sapere molto poco del progetto, la presidente della società “Dante Alighieri“, comitato di Crotone, Antonella Cosentino, invece, obietta: «Noi avremmo bisogno di valorizzare quello che di autentico abbiamo e di portarlo alla conoscenza e alla fruizione di tutti, in particolare del mondo intero. Chi ha capacità dovrebbe investire in autenticità, ricerca, scoperta, valorizzazione dell’esistente». Lei ritiene che «l’epoca dei villaggi, che scimmiottano qualcosa, appartenga ad una cultura ormai segnata e superata, quando tutto ciò che era grande e impressionante poteva fare colpo sulle persone». La Cosentino conclude: «Noi abbiamo Antica Kroton».

Per il presidente del Gak, Vincenzo Fabiani, «a Crotone si sopperisce all’attuale assenza di archeologia con progetti fantasiosi, si sostituisce al passato reale un passato virtuale».

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