"Zachi" al lavoro
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Superstite del naufragio di Cutro lavora in una gelateria di Crotone. «Qui sono felice». I titolari: «Non è un dipendente ma un amico».
CROTONE – Perse i sensi dopo essere naufragato a Steccato di Cutro, nella gelida alba del 26 febbraio 2023. Si risvegliò sulla spiaggia con i vestiti quasi strappati dalle onde e uno zaino in spalla rimasto, chissà come, intatto. Ora gli brillano gli occhi ed è «felice». E mentre racconta la sua storia il suo sorriso è dolce. “Sweet”. Così si chiama la gelateria sul lungomare di Crotone dove ha trovato lavoro grazie ai fratelli Cristian e Mattia Perri, che hanno subito creduto nelle potenzialità dell’iraniano 48enne Moytzaba Rezapour Mouchaddam. “Zachi”, lo chiamano tutti in questo frequentatissimo angolo di sorprendenti dolcezze.
SPIRITO DI SOPRAVVIVENZA
«Un amico mi disse che cercavano qualcuno in una gelateria. Quando arrivai qui non sapevo una parola di italiano. Comunicavo con i gesti. Ma hanno capito che volevo lavorare e imparare. Ora faccio di tutto», racconta “Zachi” al Quotidiano. La conferma viene da Cristian Perri. «Ha iniziato come aiuto ma è diventato un pasticcere a tutti gli effetti. Prima ha imparato a fare le pizzette, poi le torte, le brioche, quest’anno anche i panettoni. Impara abbastanza velocemente. E poi si applica per trovare le soluzioni. Se una cosa in un primo momento non gli riesce, a casa si documenta, si applica, scova dei tutorial nella sua lingua sul web. Si impegna al 200 per 100 delle sue possibilità», spiega Cristian Perri. «Imparare in poco tempo per lui è fondamentale. Forse è spirito di sopravvivenza, dopo tutto quello che ha passato. Perché avendo uno stipendio riesce a garantire un futuro alla sua famiglia. Abbiamo deciso di puntare su di lui proprio per la sua indole, per le sue capacità, non è soltanto una questione di umanità. Per il momento lo abbiamo assunto con un contratto a tempo determinato ma c’è l’intenzione di trasformarlo in indeterminato», aggiunge Mattia Perri.
DAL NAUFRAGIO DI CUTRO ALLA GELATERIA DI CROTONE
Dopo aver svolto lavoretti saltuari e retribuiti male in settori completamente diversi a Crotone, “Zachi” è arrivato nel maggio 2023 alla gelateria “Sweet”. Grazie al passaparola. I fratelli Perri hanno scoperto soltanto due mesi dopo che era un superstite del naufragio in cui persero la vita un centinaio di migranti, mentre conversavano con lui della tragedia di Cutro. «All’inizio comunicavamo con i gesti. Sapeva dire soltanto “buongiorno” e “buonasera”. Non ci disse che era un naufrago. Lo avremmo assunto comunque, perché si è subito mostrato affidabile», racconta Mattia Perri. «Non è un dipendente, è un amico – incalza Cristian Perri – abbiamo trascorso insieme Natale e Capodanno. A volte usciamo insieme e ceniamo fuori. Lo abbiamo aiutato nel trasloco e nella scelta degli arredi per la sua nuova casa».
LA TRAGEDIA
Del naufragio non vuole parlare molto. Gli si incupisce lo sguardo quando torna con la mente al caicco “Summer Love”. «Non è difficile partire dalla Turchia. Basta pagare i trafficanti. A loro non importa della tua storia, o se cerchi una vita migliore. A loro interessano soltanto i soldi. Ti fanno viaggiare ammassati su navi insicure. Siamo partiti in 180 ma su quella barca potevano starci al massimo 70 persone. Ho visto gente buttarsi in mare e morire annegata perché ha bevuto acqua mista a benzina – racconta “Zachi” – e tutto questo perché gli scafisti volevano tornare in Turchia con la barca intatta e organizzare altri viaggi. Ecco perché ci hanno fatto aspettare fermi al largo per farci sbarcare di notte». L’iraniano-crotonese ricorda anche l’urto con la maledetta secca. «Chi ha fatto quella manovra lo ha fatto senza conoscere il fondale».
DAL NAUFRAGIO DI CUTRO ALLA GELATERIA DI CROTONE: LA VITA IN IRAN E IL RICONGIUNGIMENTO
Non è un migrante economico, “Zachi”. «In Iran non gli mancava nulla, aveva un supermercato e diversi dipendenti che lavoravano per lui», osserva Cristian Perri. «Ho avuto problemi col governo soltanto perché una volta sono partito. Vogliono controllare la vita delle persone. Non potevo stare ancora là», dice ancora “Zachi”, che il suo futuro lo immagina in Italia. «Qui sto bene. Con alcuni naufraghi di Cutro sono ancora in contatto. Due pakistani sono rimasti anche loro a lavorare a Crotone ma vogliono andare via. Io sono l’unico che vuole rimanere qui».
Gli brillano gli occhi anche quando parla di suo figlio. Un bambino di dieci anni che frequenta la scuola media a Crotone. Il ricongiungimento è avvenuto con lui e con sua moglie. Lo aspettano a casa, mentre ci racconta la sua storia. Ha un altro figlio rimasto in Iran con la precedente moglie. Ma ha trovato un’altra famiglia da “Sweet”.
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