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Accertamenti della Guardia di finanza

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Crotone, blitz della Guardia di finanza nella sede di Congesi: 10 indagati per falsi bilanci dell’ente che gestisce il servizio idrico


CROTONE – Dieci indagati per presunti falsi in bilancio di Congesi. La Procura di Crotone continua a indagare sulle falle del servizio idrico integrato. A pochi giorni dalle 14 condanne per il crac di Soakro, l’ex gestore a cui è succeduto il consorzio con l’adesione di 14 Comuni, il pm Alessandro Rho, lo stesso che ha rappresentato la pubblica accusa nel processo, punta i fari anche sul nuovo ente del quale sarebbero stati falsificati i crediti.

Le accuse sono di falsità ideologica e materiale commessa da pubblico ufficiale. Cambia la natura della società, poiché a una partecipata subentra un consorzio ma non cambia la sostanza. Almeno secondo il Nucleo di polizia economico-tributaria della Guardia di finanza, che ha eseguito un decreto di perquisizione presso la sede di Congesi. Gli indagati sono tutti coloro che hanno fatto parte del cda e del collegio dei revisori (anche quelli non più in carica), ma c’è anche un dipendente.

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I NOMI

 Accusati di aver inserito false poste per appianare i bilanci sono Claudio Liotti (presidente), Giovambattista Scordamaglia, Francesco Benincasa, Vincenzo Capozza, Lucia Bossi, Maria Riccio, Maria Teresa Scerbo, Damiano Falco, Michele Liguori. Quest’ultimo, a differenza degli altri è un dipendente. Benincasa, peraltro sindaco di Strongoli, era tra gli imputati condannati nel processo Soakro essendo stato componente del consiglio di gestione. Ma è stato condannato anche nel parallelo processo svoltosi dinanzi alla Corte dei Conti per presunto danno erariale.

FILM GIÀ VISTO

L’inchiesta della Procura di Crotone su Congesi che ha portato ai 10 indagati per falsi bilanci, trarrebbe spunto da esposti di Sorical, la società che gestisce la condotta regionale. Il braccio di ferro prima era tra Sorical e Soakro, società dichiarata fallita. Ma il copione si ripete, sequenza dopo sequenza. Negli ultimi anni abbiamo ripercorso il fitto carteggio con cui Sorical lamentava la morosità ultramilionaria di Congesi. Diffide reiterate per ritardi nei pagamenti delle forniture a fronte dei quali con difficoltà l’ente in qualche modo ha garantito il servizio.

«I Comuni consorziati avrebbero avuto l’obbligo di incidere sulle linee d’indirizzo gestionale del Congesi, di controllare la sua gestione e intervenire, là dove si voglia mantenerlo in vita, a una seria capitalizzazione dello stesso», era detto in una di quelle diffide con cui Sorical minacciava di chiudere i rubinetti, durante una delle estati più calde di sempre . La vicenda, essendo stata informata l’autorità giudiziaria, alla fine ha innescato un’inchiesta e sembra destinata ad approdare in Tribunale. Una novità nel copione però c’è: la parola fine è già scritta. Sia Sorical che Congesi confluiranno nella società regionale Arrical.

I TENTACOLI

L’ente era già balzato all’attenzione della Dda di Catanzaro che ha condotto la maxi operazione Glicine Acheronte, dalla quale sono scaturiti tre processi per un centinaio di imputati. Era, infatti, emersa l’influenza di Enzo Sculco, presunto dominus di un comitato d’affari, sul reclutamento del personale. Fitte le sue interlocuzioni con il presidente Claudio Liotti e la vice Lucia Bossi. Da un lato, l’ex consigliere regionale Sculco, data la sua vicinanza politica con l’ente Provincia, si sarebbe messo a disposizione per far confluire più Comuni nel consorzio, in modo da far crescere l’importanza di Congesi. Dall’altro, Liotti e Bossi avrebbero assicurato assunzioni a lui gradite.

E tra quanti sarebbero stati segnalati anche Giovanni De Luca, cugino del boss di Cutro Nicolino Grande Aracri. Il pentito Giuseppe Giglio sostiene che si sarebbe messo a disposizione dell’ex governatore Mario Oliverio per procacciargli voti, nella tornata del 2014, ricevendo, dal politico, rassicurazioni sulle richieste che avrebbero formulato. L’interessamento di Sculco sarebbe andato a buon fine, e nel maggio 2017 De Luca fu assunto. «Anche queste risultanze – rilevano i pm antimafia – lumeggiano  l’enorme capacità di Sculco di incidere su nomine in enti territoriali e locali anche di soggetti legati alla criminalità organizzata».

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