Il luogo del naufragio di Cutro
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Naufragio di Cutro, la guardia costiera propone un nuovo decreto interministeriale ma le altre forze si oppongono
CROTONE – La strage di Cutro è uno “spartiacque”. Sono ormai superati modelli operativi secondo cui oltre le 12 miglia nautiche i barconi carichi di migranti devono essere soltanto monitorati. Ne è convinta la guardia costiera che, nel febbraio scorso, ha presentato una bozza di nuovo decreto interministeriale in materia di contrasto all’immigrazione clandestina. La bozza di modifica è stata al centro, il 12 aprile scorso, del gruppo di lavoro per la revisione del decreto interministeriale del 2003 e dell’accordo tecnico del 2005. Il resoconto del tavolo tecnico è acquisito dalla Procura di Crotone che indaga sul naufragio del febbraio 2023 in cui sono morti un centinaio di migranti.
Il documento è stato fornito al pm Pasquale Festa dal capitano di vascello Gianluca D’Agostino, capo centro operativo nazionale della Guardia costiera, sentito a chiarimento sulle regole d’ingaggio che, come ha precisato, non sono mai state cambiate all’esito di tavoli tecnici.
IL NO DELLA GUARDIA DI FINANZA ALLA GUARDIA COSTIERA DOPO IL NAUFRAGIO DI CUTRO
Dopo aver negato, come già riferito dal Quotidiano, presunte ingerenze politiche nella materia dei soccorsi, l’ufficiale ha prodotto il resoconto dei lavori sulla bozza di modifica del decreto interministeriale che la guardia costiera ha inteso illustrare proprio in seguito ai fatti di Cutro. Da quel documento emerge che la guardia di finanza si è opposta, poiché la proposta stravolgerebbe il decreto già rivisto nel 2019.
«La proposta della guardia costiera, a parere della guardia di finanza, è in contrasto con norme di rango primario e secondario in relazione sia alla mancata previsione di disposizioni riguardanti il coordinamento delle attività in mare sia al riparto delle competenze nell’azione di contrasto all’immigrazione clandestina».
Il resoconto è riportato integralmente nella dettagliata informativa coordinata dal colonnello Raffaele Giovinazzo, comandante provinciale dei carabinieri di Crotone, e redatta insieme al tenente colonello Angelo Maria Pisciotta, comandante del Reparto operativo, e al capitano Nicola Cara, comandante del Nucleo investigativo.
NAUFRAGIO DI CUTRO, LE PROPOSTE DELLA GUARDIA COSTIERA
In particolare, la guardia costiera sostiene la necessità di prescindere dalla divisione delle competenze sulla base delle fasce di mare – acque territoriali entro le 12 miglia, zona contigua tra le 12 e le 24 miglia, e acque internazionali – propugnando il principio che il primo assetto navale che interviene effettua la valutazione del caso, poi coordinato dalla sua amministrazione.
Nella bozza di D.I. la Guardia costiera sostiene, inoltre, che l’intercetto del natante possa eseguirsi anche oltre il limite delle 12/24 miglia. Ciò per prevenire situazioni che potrebbero cambiare a causa del peggioramento delle condizioni meteomarine. Secondo il testo vigente, nella fascia tra le 12 e le 24 miglia il natante può essere soltanto monitorato. Il caso Cutro docet, insomma.
NAUFRAGIO DI CUTRO, «NO AL RITORNO AL PASSATO»
«La Guardia costiera, nei casi di dubbio sulla competenza a intervenire, vuole che sia previsto, anche a mente della lezione ricevuta dal nostro Paese con il tragico naufragio di Cutro, un ruolo forte da parte del NCC (il Nucleo centrale di coordinamento del Viminale, ndr), arbitro attributore delle competenze nei casi dubbi che eserciterebbe un ruolo di coordinamento strategico e quindi decisionale delle attività in mare».
Un «innovativo approccio» che «sconta i fatti di Steccato di Cutro, considerabili unanimemente ed a tutti gli effetti una linea spartiacque nel complesso scenario». Ecco perché la risposta dello Stato non può essere «un ritorno al passato con modelli operativi del 2019 o ancor peggio del 2003».
IN 21 ANNI MAI VISTO REALE COORDINAMENTO INTERISTITUZIONALE
C’è di più. Nei suoi 21 anni di vita, secondo la guardia costiera, il vigente Decreto interministeriale «non è mai stato realmente attuato» e non si è «mai visto un reale coordinamento interistituzionale delle amministrazioni competenti a differenza di quanto accade quotidianamente in caso di operazioni di soccorso».
La guardia costiera prende pertanto atto, in quella riunione presso la Direzione centrale del ministero dell’Interno, della volontà contraria delle altre amministrazioni. La Marina militare non si è neanche pronunciata perché sfornita di delega specifica. I carabinieri, pur non dicendosi contrari, intendono ripartire da «quanto concordato nel 2019» ma condividono il principio per cui, «al di là dell’osmosi informativa interforze debba necessariamente esservi un momento decisionale da parte di un ente coordinatore».
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