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CROTONE Da un messaggio sulla chat Telegram in uno dei telefoni sequestrati a casa di Rocco De Vona, presunto esponente apicale della cosca Megna del quartiere Papanice, irreperibile destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare che gli agenti della Squadra Mobile della Questura stavano eseguendo, nella notte tra il 19 e il 20 dicembre 2018, nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro che portò all’operazione Tisifone, con 23 fermi, i poliziotti sono risaliti a un loro collega a quanto pare “infedele”.
E, al termine di un’appendice investigativa, è scattata una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere, stavolta a carico di due persone: il sovrintendente della polizia di Stato Massimiliano Allevato, 52enne di Umbriatico, in aspettativa e già trasferito in altra sede, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e rivelazione di segreti con l’aggravante mafiosa, e Francesco Monti, 34enne nipote dello storico boss Mico Megna, che risponde di associazione mafiosa col ruolo di “capo giovane”, come indicato in una “copiata” sequestrata a casa di un presunto affiliato alle cosche di Crotone. Il poliziotto avrebbe fornito informazioni a Devona e altri esponenti dei clan in cambio di denaro.
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