Il colonnello Emilio Fiora
2 minuti per la letturaCROTONE – Il colonnello Emilio Fiora è un ufficiale che ha lasciato un segno tangibile in un territorio caratterizzato dalla presenza pervasiva della criminalità organizzata e, ora che è stato destinato a guidare il Comando provinciale di Lecco della Guardia di finanza, lascia un’eredità pesante al suo successore, il colonnello Luigi Smurra, chiamato al vertice delle Fiamme gialle crotonesi.
Tra le principali indagini antimafia coordinate dalla Dda di Catanzaro negli ultimi anni, sotto l’impulso di Fiora i finanzieri crotonesi hanno condotto quella che ha portato all’operazione Malapianta, contro la cosca Mannolo di San Leonardo di Cutro, già approdata nelle aule giudiziarie – il filone del rito abbreviato si è definito con condanne per 360 anni di carcere; ma anche l’indagine sfociata nell’operazione Thomas, contro i presunti colletti bianchi della cosca Grande Aracri di Cutro, alcuni elementi della quale hanno determinato lo scioglimento del Comune di Cutro per infiltrazioni mafiose.
Ma sono da menzionare anche le operazioni Ciclope, Pandora e Ocrys contro varie organizzazioni dedite a megatruffe e maxi frodi fiscali.
La Guardia di finanza di Crotone, sotto la guida del colonnello Fiora, ha peraltro condotto l’operazione Genesi, coordinata dalla Procura di Salerno, con cui è stato scoperchiato un vasto giro di corruzione giudiziaria con al centro il giudice (sospeso) della Corte d’Appello di Catanzaro Marco Petrini, già condannato. Alla pressante azione investigativa avviata da Fiora si deve anche la scelta fatta da grossi imprenditori che sono divenuti testimoni di giustizia e hanno contribuito a scardinare un sistema denunciando il racket ultraventennale imposto dalla cosca Mannolo ai villaggi turistici del litorale jonico.
Grande motivatore dei suoi uomini, grande investigatore, tratto di penna inconfondibile, Fiora era arrivato a Crotone preceduto, oltre che dalla fama di grande esperto di riciclaggio internazionale, dalla definizione del procuratore distrettuale antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri, che lo appellò come “fuoriclasse”. E tale si è rivelato anche a queste latitudini.
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