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Il luogo dell'incidente

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In Appello l’accusa di omicidio volontario viene derubricata in omicidio stradale nel processo per la morte della piccola Taissia, la bimba ucraina investita a Crotone.

CROTONE – In Appello l’accusa di omicidio volontario viene derubricata in omicidio stradale e la pena scende da 18 a 4 anni di reclusione per il 21enne Giuseppe Pio De Fazio, il giovane che travolse e uccise con un’auto Fiat “Doblò” la piccola Taisiia Marseniyk. La bimba ucraina, di cinque anni appena, era giunta da pochi giorni a Crotone insieme alla madre, nel marzo 2022, per sfuggire alla guerra. Accolta, dalla Corte d’assise d’appello di Catanzaro, la tesi difensiva, sostenuta dagli avvocati Aldo Truncè e Salvatore Iannone, che hanno sostenuto che la tragedia avvenne soltanto per distrazione del conducente, intento a chattare al telefono con una persona quando avvenne l’impatto fatale. I difensori si sono avvalsi delle consulenze dell’ingegnere Stefano Romano e del geometra Maurizio Piro.

IL PROCESSO IN APPELLO DIVENTA OMICIDIO STRADALE

Anche la sostituta procuratrice generale Alba Sammartino aveva criticato la sentenza del gup di Crotone, proponendo la derubricazione dell’omicidio volontario in omicidio stradale. La pg aveva chiesto comunque il massimo della pena: 10 anni. Hanno insistito per la conferma della sentenza di primo grado gli avvocati di parte civile Maurizio Bubbo, Mario Nigro e Tiziano Saporito. La sentenza d’Appello rimette in discussione il risarcimento che era stato disposto dalla gup in favore dei familiari della vittima.

Sconfessata la tesi della Procura crotonese, che era stata accolta dal gup, secondo cui l’imputato utilizzò il furgone come un’arma, attuando deliberatamente una manovra di puntamento contro i pedoni. E pur non avendo «intenzionalmente» perseguito un omicidio e un ferimento grave lo aveva rappresentato come «possibile conseguenza delle proprie azioni», era detto in sentenza. Ecco perché la gup dispose il massimo della pena previsto con il rito abbreviato. Il pm Alessandro Rho aveva chiesto una pena di 15 anni. Ma la gup Elisa Marchetto era andata oltre, applicando anche gli arresti domiciliari per l’imputato, che era sottoposto all’obbligo di dimora.

LA STORIA

Suscitò sconcerto la storia agghiacciante della piccola profuga che, scampata alle bombe di Ternopil, trovò la morte sulla strada provinciale “22”, un’arteria che taglia la contrada Cantorato. De Fazio, che si era messo alla guida pur essendo sprovvisto di patente, doveva rispondere anche di lesioni nei confronti del sedicenne crotonese che portava in spalla la bimba. Il giovane finì all’ospedale San Giovanni di Dio per i traumi riportati nell’urto, in seguito ai quali per 40 giorni non riuscì ad attendere alle occupazioni ordinarie.

Il ragazzo era il fidanzatino della cuginetta della vittima, la 17enne ucraina che ai carabinieri, intervenuti quella tragica sera, riferì di aver riconosciuto in De Fazio il conducente del veicolo. De Fazio, secondo quella testimonianza, prima viaggiava in senso opposto e, dopo una retromarcia, si diresse a velocità sostenuta contro il trio che camminava in fila indiana sul ciglio della strada.

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Qualche giorno prima, i ragazzi avrebbero avuto un alterco, a quanto pare dovuto al fatto che entrambi volevano frequentare la cuginetta di Taisiia. La ragazza sarebbe stata anche molestata dall’imputato, come ha svelato agli inquirenti. Originariamente l’imputazione era quella di omicidio stradale, ma il pm passò alla contestazione di omicidio volontario, grazie anche a perizie, testimonianze, chat estrapolate dal telefono dell’imputato. Alla stessa conclusione era giunta la gup che, nella sentenza, evidenziava che il corpo della piccola fu sbalzato a una ventina di metri in seguito a un impatto “voluto”.

L’ANTEFATTO

Il padre dell’imputato, Francesco, imprenditore edile, in un primo tempo s’era addossato la responsabilità dell’accaduto, affermando di essere stato lui alla guida, tanto che era stato denunciato per omicidio stradale in concorso. L’uomo ha poi cambiato versione, asserendo di trovarsi al lato del passeggero mentre il figlio era al volante, pur essendo munito solo di foglio rosa, a quell’ora serale. Ma dovette cambiare versione un’altra volta, ammettendo che il figlio era da solo alla guida, come riferito agli investigatori dalla madre del ragazzo. La posizione del padre fu poi archiviata.

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