Il poliziotto a terra dopo l'aggressione nel quartiere Lampanaro di Crotone
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Il pm chiede l’archiviazione per il poliziotto che sparò al pizzaiolo e tiktoker a Crotone. I legali della famiglia Chimirri si oppongono
CROTONE – Il pm Alessandro Rho ha chiesto l’archiviazione nei confronti del poliziotto Giuseppe Sortino dall’accusa di aver ucciso volontariamente il pizzaiolo e tiktoker Francesco Chimirri, morto nel Far West dell’ottobre scorso nel quartiere Lampanaro. Secondo la ricostruzione della Procura crotonese, fu legittima difesa da parte dell’ispettore.
La vicenda è quella per la quale furono arrestati, con l’accusa di tentato omicidio del poliziotto, il 19enne Domenico Chimirri, figlio della vittima, suo nonno Domenico Chimirri, di 68 anni, e i fratelli della vittima, Antonio (42) e Mario (47) Chimirri. I difensori della famiglia Chimirri, gli avvocati Andrea Filici e Tiziano Saporito, si sono opposti alla richiesta di archiviazione individuando una contraddizione, a loro avviso insanabile, tra la dichiarazione di Sortino sull’accidentalità dello sparo e la tesi della legittima difesa.
L’ANTEFATTO DELLA VICENDA CHIMIRRI
Tutto nasce dalle manovre pericolose lungo la strada statale 106 notate dal poliziotto che, residente in Sicilia, stava rientrando a Crotone per prendere servizio in Questura. A bordo della sua auto Peugeot “208”, il poliziotto è sorpassato nel suo tragitto dalla Dacia “Duster” di Francesco Chimirri, che viaggia col figlio. È lunedì, e la sua avviata pizzeria a Isola Capo Rizzuto, dove la vittima risiedeva con moglie e quattro figli, è chiusa. L’uomo è diretto nel quartiere Lampanaro di Crotone dove vivono il padre e i fratelli. Chimirri, procedendo a zig-zag ad alta velocità, urta contro due vetture, tra cui la Citroen “Xara Picasso” di Bruno Luchetta (che sarà poi denunciato per favoreggiamento per dichiarazioni ritenute mendaci). La Dacia prosegue senza fermarsi dopo essersi inserita tra due veicoli e provocando la rottura di tre specchietti che cadono in frammenti sulla strada.
Il poliziotto decide di pedinare l’auto di Chimirri fino a Lampanaro. Qui, si scatena il Far West. Secondo la versione del poliziotto, il colpo sarebbe partito accidentalmente durante la «brutale, reiterata e ingiustificata aggressione» da parte di padre e figlio. I giudici del Riesame hanno poi riqualificato in lesioni gravissime il reato di tentato omicidio aggravato dell’ispettore Sortino per quanto riguarda la fase precedente allo sparo.
Ma l’accusa di tentato omicidio, ipotizzata dalla Procura per tutti, continua a reggere per Domenico Chimirri classe 2006 e suo zio Antonio in relazione al secondo capo d’imputazione, cioè per quanto attiene alla fase successiva alla sparo.
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L’ISPETTORE
Sortino è stato indagato per l’omicidio e il porto illegale di uno sfollagente. Nessun dubbio sul fatto che la morte di Chimirri fu causata dallo sparo di Sortino con la sua pistola d’ordinanza. Ma, per il pm, è stata una «necessitata reazione violenta ad una parimenti violenta azione» della vittima e dei suoi familiari. L’intervento di Sortino era motivato dalla volontà di sottoporre a una verifica, dopo la spericolata condotta di guida, Francesco Chimirri, a quanto pare in stato d’ebbrezza.
Secondo il pm, il suo approccio con i Chimirri è stato «forse poco professionale» ma «certamente pacato e non aggressivo». «Totalmente diverso» il comportamento di Francesco Chimirri che, dopo aver messo in fuga Bruno Luchetta, il conducente con cui aveva avuto l’’incidente (poi indagato per favoreggiamento), iniziava a percuoterlo.
«Con gli occhi iniettati di sangue», dichiarò Sortino agli inquirenti, che ha riferito anche di minacce di morte da lui subite. I colpi non sono stati tutti monitorati dagli impianti di videosorveglianza ma soltanto nei primi 27 secondi furono 23. Quando giunsero i soccorritori, Sortino aveva perso un dente a causa di numerosi traumi provocatigli non solo con pugni e calci ma anche con lo sfollagente a lui sottratto.
IL COLPO CHE UCCISE CHIMIRRI
Il colpo che ha ferito mortalmente Francesco Chimirri sparato a distanza ravvicinata, senza puntamento e preceduto da due armamenti, come emerso dagli accertamenti balistici svolti dal Ris di Messina. Secondo la Procura è l’esito di un attentato alla sua vita compiuta da aggressori che avevano accerchiato il poliziotto in un angolo della piazzetta di Lampanaro. Un’azione “necessitata” e “disperata”, come dimostrerebbero le tre pressioni a vuoto sul grilletto, sintomo anche della concitazione e confusione del momento. Il pm si sofferma anche sul fatto che Francesco Chimirri fosse “palestrato” e avesse un fisico prestante. La sua reazione sarebbe stata ancora più violenta dopo una manganellata.
L’INTERROGATORIO
«A quel punto estraevo la pistola e sparavo un colpo accidentalmente. Da quel momento non ho capito più nulla». Questo il passaggio dell’interrogatorio di Sortino che attesterebbe l’accidentalità dello sparo secondo la Procura. Il ragazzo poi impugna l’arma abbandonata da Sortino per tentare di sparargli ma gli viene sottratta dal nonno. Alla seconda fase dell’aggressione avrebbe partecipato suo zio Antonio anche saltando con un calcio sulla testa della vittima.
LA DIFESA
Per la difesa si tratta di una ricostruzione post factum. Sarebbe stata innanzitutto inappropriata la qualifica di appartenente alle forze dell’ordine. «Compà, hai visto che casino che hai combinato sulla strada? Comunque sono della Polizia». La difesa parla anche di “memoria selettiva” a proposito dell’affermazione di Sortino: «Se devo essere sincero il momento in cui ho tirato il grilletto non lo ricordo».
La difesa punta anche sulla valutazione del Riesame che riqualifica in lesioni gravissime la prima fase dell’aggressione. «Gli aggressori attivi prima dello sparo non erano cinque», è detto nella memoria depositata nella cancelleria del gip. Sempre la difesa individua contraddizioni in alcune testimonianze prodotte dal pm.
In particolare, «le testimonianze oculari dirette, raccolte dagli inquirenti, forniscono una versione diametralmente opposta sul ruolo di Domenico Chimirri classe ’57, escludendone la partecipazione all’aggressione e, anzi, attribuendogli un ruolo attivo nel tentativo di sedare la lite».
LE CONTRADDIZIONI RILEVATE DAI LEGALI DEI CHIMIRRI
«Le plurime contraddizioni e omissioni nel narrato dell’indagato, la discrasia tra la sua percezione e la qualificazione giuridica dell’aggressione operata dal TdL, nonché le perplessità sulla gestione complessiva della situazione (dall’approccio iniziale all’uso dell’arma), rendono del tutto plausibile, e meritevole di approfondimento, l’ipotesi che Sortino, pur agendo in un contesto difensivo, abbia colposamente errato nella valutazione della necessità o della proporzionalità della sua reazione, eccedendo i limiti della scriminante», scrivono i difensori. Per gli avvocati Filici e Saporito, non è stata esplorata dal pm l’ipotesi dell’eccesso colposo di legittima difesa a cui aprirebbe la strada il provvedimento del Riesame.
CRITICHE DI PARZIALITÀ
La difesa, inoltre, parla di «approccio asimmetrico» degli inquirenti. Di «solerzia nell’applicare misure cautelari ai familiari della vittima, contrapposta alla cautela verso l’indagato Sortino».
Infine, la difesa contesta anche il comunicato stampa della Procura diffuso nell’immediatezza dei fatti, da cui, a suo avviso, emergerebbero elementi di «una possibile parzialità investigativa».
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