Il Municipio di Roccabernarda
INDICE DEI CONTENUTI [Mostra]
Sette a giudizio e due ammessi al rito abbreviato per la cappa della cosca Bagnato sugli appalti del Comune di Roccabernarda. In meno di un decennio un centinaio di appalti all’impresa di riferimento della cosca.
ROCCABERNARDA – Sette persone rinviate a giudizio, tra cui l’ex sindaco di Roccabernarda Vincenzo Pugliese, e due ammesse al rito abbreviato. Lo ha deciso il gup distrettuale di Catanzaro Mario Santoemma che ha accolto la richiesta avanzata dalla Dda nell’ambito dell’inchiesta che avrebbe fatto luce sul monopolio dei lavori elettrici del Comune. In meno di un decennio, l’ente avrebbe affidato un centinaio di appalti all’impresa di riferimento della cosca Bagnato. Davanti al Tribunale penale di Crotone, il prossimo 26 giugno, dovranno comparire il boss Santo Antonio Bagnato, di 58 anni, i funzionari comunali Giovanni Iaquinta (66) e Luigi Piro (45), l’ex sindaco Vincenzo Pugliese (55), Salvatore Aprigliano (32), i collaboratori di giustizia Domenico Iaquinta (43) e Tommaso Rosa (61). Il prossimo 2 aprile si farà il processo col rito abbreviato per Gianfranco Bagnato (42) e per l’imprenditore Antonio Lonetto (45). Su 32 persone offese si sono costituiti pochi privati, tra i quali l’ex sindaco Nicola Bilotta. Escluso il Comune di Roccabernarda, ammesso il ministero dell’Interno.
ROCCABERNARDA, LA COSCA BAGNATO GLI APPALTI E LE ACCUSE DEL RINVIO A GIUDIZIO
Tutti gli appalti dell’illuminazione pubblica erano gestiti dalla cosca, secondo l’accusa. E quando l’ex sindaco Bilotta avrebbe tentato di cambiare rotta, il boss Bagnato «lo voleva vedere morto». Per sbaragliare la concorrenza, il clan non avrebbe esitato a compiere danneggiamenti e intimidazioni, anche nei confronti dell’ex sindaco che aveva stravolto l’andazzo che caratterizzava, a quanto pare, la precedente gestione amministrativa. Ma le minacce erano pure al figlio, al quale sarebbe capitato un “incidente” se l’ex primo cittadino avesse insistito. Lo hanno scoperto i carabinieri del Comando provinciale di Crotone che nel novembre 2023 eseguirono un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per i due Bagnato e Lonetto, al quale furono sequestrati conti correnti intestati alla sua azienda e denaro trovato nella sua disponibilità per oltre 157 mila euro. Le accuse sono, a vario titolo, di danneggiamento e turbativa d’asta con l’aggravante mafiosa.
LEGGI ANCHE: Roccabernarda, la cosca monopolizzava i lavori di illuminazione pubblica – Il Quotidiano del Sud
IL MONOPOLIO
Soltanto dal 2009 al 2017, il periodo focalizzato dall’inchiesta, la ditta di Lonetto si sarebbe aggiudicata 101 appalti, per un valore di oltre 170mila euro, e chi non ci stava subiva danneggiamenti, perché l’impresa riconducibile al clan impediva ai concorrenti potenziali di acquisire anche commesse private. Decisive le dichiarazioni dei pentiti Domenico Iaquinta e Tommaso Rosa, che hanno fornito lumi agli inquirenti sulla cappa mafiosa che gravava sull’amministrazione comunale di Roccabernarda ai tempi in cui sindaco era Vincenzo Pugliese. La sua “soggezione” – il termine era stato utilizzato dal gip – si sarebbe manifestata nel favorire l’affidamento diretto dei lavori di illuminazione pubblica per anni alla ditta Lonetto.
In questo contesto sarebbero maturate almeno due azioni intimidatorie ai danni di ditte del luogo. Perfino chi faceva lavoretti nelle case ebbe come avvertimento delle cartucce posizionate in garage, accompagnate da una telefonata minatoria. L’ex sindaco Bilotta tentò di cambiare musica, in prossimità della scadenza del servizio di manutenzione dell’illuminazione pubblica. E affidò il servizio alla ditta Iembo di Cutro. Da allora inizia lo stillicidio per Bilotta e per l’impresa.
IL “PALO”
In questo procedimento il pentito Rosa è imputato per il suo ruolo da “palo” per l’omicidio del boss rivale Rocco Castiglione e il tentato omicidio del fratello Raffaele. Nonostante lo squillo che non fece per avvisare i killer poiché la vittima predestinata non era da sola, la Dda ritiene che sia configurabile il suo concorso materiale nell’agguato del maggio 2014. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Simona Celebre, Manfredo Fiormonti, Antonio Ierardi, Antonio Ludovico, Mario Nigro, Sergio Rotundo, Tiziano Saporito, Gregorio Viscomi.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA