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Fissata l’udienza preliminare a carico di sei ufficiali di guardia di finanza e guardia costiera, imputati per gli omessi soccorsi che sarebbero all’origine della morte di un centinaio di migranti nel naufragio a Steccato di Cutro il 26 febbraio 2023
CROTONE – Prenderà il via il prossimo 5 marzo, davanti alla gup del Tribunale di Crotone Elisa Marchetto, l’udienza preliminare a carico di sei ufficiali di guardia di finanza e guardia costiera, imputati per gli omessi soccorsi che sarebbero all’origine della morte di un centinaio di migranti naufragati in una gelida alba a Steccato di Cutro il 26 febbraio 2023. La richiesta di rinvio a giudizio era stata avanzata sul finire dello scorso anno dall’ormai ex procuratore di Crotone Giuseppe Capoccia (oggi in servizio a Lecce) e dal sostituto Pasquale Festa.
Ma c’è voluto un po’ di tempo per la fissazione dell’udienza preliminare perché era necessario notificare gli atti al nutrito elenco delle persone offese, che comprende familiari delle vittime ma anche alcuni parlamentari, il sindacato dei finanzieri e quello dei militari, associazioni come il Codacons e alcune Ong. Non è indicato il Governo tra le parti offese. Nel parallelo procedimento contro gli scafisti, che ha già portato a cinque condanne tra rito ordinario e rito abbreviato, si erano costituiti Presidenza del Consiglio dei ministri, Ministero dell’Interno e Regione Calabria.
ACCUSE
Le accuse sono quelle di naufragio colposo e omicidio plurimo colposo. Sono relative a una serie di omissioni che vanno dalla mancata attivazione del piano Sar (il Piano per la ricerca ed il salvataggio in mare), probabilmente a causa di uno scambio di informazioni poco trasparente tra Guardia di finanza e Guardia costiera, all’aver ignorato il supporto offerto dalla Capitaneria di porto.
NAUFRAGIO DI CUTRO GLI IMPUTATI PER I QUALI È FISSATA L’UDIENZA PRELIMINARE
Sono imputati:
- Giuseppe Grillo, 56 anni, di Vibo Valentia, capo turno della sala operativa del Roan (reparto operativo aeronavale) di Vibo;
- Alberto Lippolis (50), nato a Cercola (NA) ma residente a Vibo, comandante del Roan, il reparto che era incaricato del monitoraggio dell’’imbarcazione dei migranti e con poteri di avocazione a sé delle operazioni;
- Antonino Lopresti (51), nato a Messina ma residente a Roccella Jonica, ufficiale in comando tattico;
- Nicolino Vardaro (52), nato a Vibo e residente a Taranto, comandante del Gruppo aeronavale di Taranto;
- Francesca Perfido (40), di Nerola (RM), ufficiale di ispezione dell’Imrcc (Italian Maritime Rescue Coordination Center) di Roma;
- Nicola Nania (51), nato a Taranto e residente a Reggio Calabria, in servizio presso il V Mrsc di Reggio nella notte tra il 25 e il 26 febbraio scorsi.
Li difendono gli avvocati Marilena Bonofiglio, Liborio Cataliotti, Giuseppe Di Renzo, Leone Fonte, Natale Polmeni, Sergio Rotundo.
L’INCHIESTA
In seguito all’avvistamento del 25 febbraio, a circa 38 miglia nautiche da Le Castella, da parte dell’agenzia europea Frontex, di un natante, che trasportava migranti «in condizione di buona galleggiabilità», gli imputati qualificarono l’intervento come operazione di law enforcement attribuendo la competenza al Roan di Vibo di cui però non conoscevano le capacità operative. La Procura fa riferimento al «prioritario, fondamentale e ineludibile obbligo di salvaguardare la vita in mare anche rispetto a condotte imprudenti, negligenti e imperite degli scafisti».
Proprio il Roan di Vibo avrebbe dovuto monitorare il “target” per poi intervenire direttamente alle 12 miglia delle acque territoriali al fine di valutare le condizioni di sicurezza del natante e delle persone a bordo, secondo quanto previsto dal decreto ministeriale del 14 luglio 2003, dall’Accordo tecnico-operativo del 14 settembre 2005 e dal tavolo interministeriale del giugno 2022. Al centro dei parametri fissati dalle norme c’era un dato fondamentale. Da lì in avanti, l’intervento della Guardia Costiera oltre le 12 miglia poteva «essere eseguito solo dichiarando evento Sar».
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