Alessandra Infante
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L’ex direttrice regionale dell’Inps, Alessandra Infante, condannata a 4 anni di carcere, sequestrati beni per 1,7 milioni di euro
CROTONE – Quattro anni di reclusione. La giudice Assunta Palumbo ha accolto la richiesta di condanna avanzata dalla pm Rosaria Multari nei confronti di Alessandra Infante, l’ex direttrice regionale dell’Inps imputata di truffa, clamorosamente licenziata quattro anni fa e già dirigente della sede provinciale di Crotone. Accolta anche la richiesta di sequestro, a carico di Infante, di una somma di un milione e 700mila euro, pari a emolumenti e contributi percepiti dal 2005.
Assolto “perché il fatto non costituisce reato” Michele Scappatura, responsabile del procedimento. Insieme ai due, con le accuse, a vario titolo, di truffa, falso e abuso d’ufficio, nel registro degli indagati era finito l’intero ex cda del Copross (consorzio provinciale per i servizi sociali), da cui Infante proviene, per tutta una serie di atti che la Guardia di finanza, che svolse le indagini, riteneva ideologicamente falsi in quanto “attestanti l’inesistente qualifica dirigenziale a tempo indeterminato” e volti a “trarre in inganno il ministero delle Finanze e l’Inps”.
Il gup di Crotone, che respinse una richiesta di archiviazione della stessa Procura, condannò, a 1 anno e 9 mesi di reclusione (pena sospesa), l’unico imputato che ha scelto il rito abbreviato, Sandro Bernardini, ex presidente del Copross, e prosciolse tre ex membri del cda, disponendo il rinvio a giudizio per i soli Infante a Scappatura.
EX DIRETTRICE INPS CONDANNATA, L’INCHIESTA
Sotto la lente della Procura era finito il regolamento sull’ordinamento degli uffici del Copross, approvato nel 2001, che, stando al capo d’accusa, non prevedeva figure dirigenziali nell’ente. Sulla base delle false attestazioni, Infante, con domande di trasferimento inoltrate all’Inps nel 2005 e al Mef nel 2007, avrebbe dichiarato, sempre secondo l’accusa, di essere in possesso della qualifica di dirigente. La vicenda ruota tutta intorno alla natura di ente pubblico (non economico) del Copross, soggetto alle norme delle Aziende speciali e dal quale non sarebbe possibile la mobilità. I reati di falso e abuso d’ufficio, originariamente contestati, sono ormai prescritti. La Procura regionale del Lazio della Corte dei Conti, ritenendo legittimo il percorso professionale di Infante, ha già archiviato il presunto danno erariale.
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PARTE CIVILE
La giudice, accogliendo una richiesta difensiva, ha estromesso una delle parti civili, ritenendo di respingere le pretese risarcitorie dell’ex funzionaria Maria Teresa Arcuri, oggi in pensione, che con le sue denunce ha innescato questo e altri procedimenti (già archiviati) a carico di Infante. L’avvocato Luciano Sgrizzi, che rappresenta Arcuri, sollecitava un risarcimento di 500mila euro. La giudice ha condannato però Infante a risarcire Inps e Mef stabilendo provvisionali da 50mila euro. L’imputata è stata, inoltre, dichiarata interdetta per cinque anni dai pubblici uffici.
LA DIFESA
Gli avvocati difensori Vincenzo Ioppoli e Aldo Truncè hanno insistito sulla legittimità del percorso professionale di Infante, già riconosciuta dal ministero della Funzione pubblica sollecitato con un’interrogazione parlamentare. Tanto più che altri ex dipendenti del Copross lavorano nella pubblica amministrazione. Una è addirittura dipendente del ministero della Giustizia. Si sono soffermati anche sulla natura giuridica del Consorzio, ente pubblico non economico, evidenziando la legittimità delle procedure di mobilità adottate, dal Copross al Mef e poi all’Inps.
L’avvocato Francesco Laratta, difensore del rup, ha messo in luce la natura «documentale» della prova assolutoria per il suo assistito. I difensori attendono di leggere le motivazioni della sentenza per proporre Appello.
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